In libreria, e presto al cinema, “Samba pour la France”, storia di un africano a Parigi

14 aprile 2015

È una commedia sociale agrodolce quella che ci racconta Delphine Coulin in Samba pour la France (Rizzoli, €18; e-book € 9,99). Il quinto romanzo della scrittrice e regista parigina parla di un’umanità che è sotto i nostri occhi, ma di cui non sempre abbiamo coscienza. Samba è un giovane che dal Mali approda in Francia, immigrato senza permesso. Tra mille difficoltà combatte per salvaguardare la sua identità e l’idea di un riscatto che passi anche attraverso la fratellanza. Una storia dai tratti poetici ma implacabile, che il 23 aprile arriva anche sul grande schermo.

Quello di Samba è un canto, toccante, alla giustizia e alla libertà. Com’è nata l’idea?
«Tutti i miei libri trattano il tema dell’identità e di come si possa conciliare con il periodo storico difficile in cui viviamo. Per tre anni ho fatto volontariato in un’associazione di accoglienza per immigrati. Ho incontrato persone che mi hanno raccontato le loro vite difficili: hanno visto parenti e amici morire, sono stati arrestati, hanno subito umiliazioni e lottato contro ingiustizie e burocrazia. È stato così intenso che dovevo per forza scriverne».

Tra arresti, amicizie speciali e un amore proibito nella storia di Samba c’è il calvario di chi oggi è costretto a fuggire dalla propria terra…
«Sì, credo che dobbiamo diventare più consapevoli di certe realtà, così comuni e profondamente disumane, che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi. Io penso che l’Europa da questo punto di vista dovrebbe diventare un posto governato dalla giustizia più che dal caso».

Il suo romanzo tra pochi giorni è al cinema. Grande soddisfazione?
«Sì, nelle sale italiane Samba pour la France esce il 23 aprile. Il film è stato diretto da Éric Toledano e Olivier Nakache, già registi del pluripremiato Quasi amici. I protagonisti sono Charlotte Gainsbourg e l’attore di origine senegalese Omar Sy. Per me, che ho scritto la sceneggiatura collaborando con due bravissimi registi, è una bella emozione»

di Eleonora Molisani