Due madri, di Ugo Barbàra, storia dolce-amara sul coraggio delle donne

20 agosto 2015

Ci sono libri che, dopo averli letti, continuano a risuonarti dentro per un po’. Mi è capitato con l’ultimo romanzo di Ugo Barbàra, Due madri (Frassinelli, pagg. 298, € 16; e-book € 9,99), storia dolce-amara di due donne pronte a tutto pur di salvare i rispettivi figli e, come conseguenza inevitabile, anche la loro stessa dignità.

La prima è Stella, e mai avrebbe immaginato che nel 1943 la seconda guerra mondiale avrebbe raggiunto anche il suo paesino, un manipolo di case aggrappate alla roccia sulle montagne d’Abruzzo. Invece prima è arrivata la lettera dalla Russia con la notizia della morte di suo marito, poi le sfide quotidiane contro la fame, la paura, e l’obbligo di scegliere – a un certo punto – da che parte stare, pur sapendo quanto rischiosa sarebbe stata per lei quella scelta. «Ho peccato», esordice raccontando l’insospettabile al parroco del paese, «ma non sono pentita, non sono pentita affatto».

Olga invece vive nella Buenos Aires degli anni 80. Quando torna a casa dalla fabbrica e non trova suo marito Miguel comprende che è arrivato il loro turno, che il suo compagno è entrato nella lista maledetta dei desaparecidos. La dittatura argentina di Videla non lascia scampo ai non allineati al regime e non è saggio per lei rimanere in città a cercare Miguel. Così parte, la vita in una piccola valigia, in tasca documenti falsi, la paura relegata in un angolo del cuore, insieme alla speranza di ritrovare il padre di suo figlio vivo, un giorno.

Le due madri sono due donne distanti, per età e per epoca storica, in comune non hanno apparentemente nulla, se non la forza sovrumana che solo le femmine sanno tirar fuori quando il loro mondo è in pericolo. Ma dopo tante vicissitudini questi “due fiori capaci di resistere alla neve” si ricongiungeranno – idealmente – in un finale tenero e del tutto inaspettato.

La penna di Ugo Barbàra (scrittore e giornalista, vicecaporedattore dell’Agi e autore di cinema e Tv) riesce a essere intensa senza graffiare la pagina; ci fa capire che non esistono i buoni e i cattivi ma solo le situazioni che possono farci cambiare punti di vista e comportamenti. Ci ricorda che la storia – per fortuna – batte colpi violenti e può far crollare sogni e illusioni, ma alla fine quelle rimangono lì, sotto la cenere incandescente, aspettando il momento di ritornare prepotentemente a guidare le nostre vite.

 Eleonora Molisani