Intervista a Lisa Hilton, autrice del thriller erotico “Maestra”

02 maggio 2016

Maestra di Lisa Hilton (Longanesi, € 16,90) è il libro del momento. Il thriller a luci rosse made in UK, dal 2 maggio nelle librerie italiane, è già in cima alle classifiche mondiali e l’hashtag #iosonomaestra spopola sul web. Per molti è nata la nuova eroina del romanzo sotf porno, per altri la predatrice che usa gli uomini come kleenex è semplicemente l’emblema dell’immoralità.

Judith Rashleigh ha 25 anni, è sexy e brillante e lavora in una casa d’aste di Londra. Quando scopre che il suo datore di lavoro è un truffatore, viene licenziata. Amante del lusso, non rinuncia al suo stile di vita, e comincia a fare la hostess in un club per soli uomini. Un giorno accetta l’offerta di uno dei clienti del bar di accompagnarlo in Costa Azzurra ma quando un tentativo di addormentarlo con dei sedativi ha conseguenze drammatiche, Judith deve fuggire. Sola e in pericolo, fa affidamento sulla sua capacità di mimetizzarsi fra pacchiani esponenti del jet set che bazzicano tra Francia, Sardegna e Portofino, e sulla sua totale assenza di scrupoli. Pagina dopo pagina, Judith diventa sempre più padrona del suo destino, nel bene ma soprattutto nel male. Incontra uomini di ogni tipo, che usa e getta a piacimento, fino alle estreme conseguenze.

Abbiamo intervistato Lisa Hilton all’hotel Manin di Milano, in occasione del tour di promozione del libro. Riguardo alle polemiche non si scompone più di tanto (da brava inglese) ma ci tiene a togliersi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di “chi le vuole male”.

Maestra è già ai primi posti nelle classifiche di mezzo mondo ma le polemiche sulla “scandalosa” protagonista non si placano…
«Pensiamo che ormai le donne siano liberate ma la verità è che una ragazza intelligente e senza scrupoli, che ama il sesso e ha il coraggio di dire chiaramente: “Mi piace scopare”, viene ancora giudicata male».

Lei ha definito il suo libro una “diseducazione sentimentale”. Il contrario dell’educazione sentimentale di Flaubert…
«Judith all’inizio desidera solo quello che lei ritiene un giusto riscatto sociale. Proviene da una famiglia umile e per lei shopping, fashion e vita mondana sono sogni che desidera realizzare fin da ragazzina. Quando capisce di essere usata dagli uomini non ci sta a fare la vittima e decide di diventare lei “il lupo cattivo”, e di punirli a modo suo».

Judith e un’eroina amorale più che immorale. A lei non interessa il giudizio degli altri ma solo soddisfare i suoi appetiti fino al piacere sadico di uccidere. In effetti il personaggio è piuttosto estremo…
«Con Judith mi sono divertita a giocare con i pregiudizi. Lei pensa: “Tu mi giudichi una poco di buono? Allora io mi comporterò proprio così”. Va oltre il femminismo quando dice: “Perché devo giustificare i miei comportamenti con i sentimenti? Non ho bisogno di attenuanti morali per fare sesso o per farmi pagare vacanze e abiti firmati da un uomo”. Io non mi schiero dalla sua parte o contro di lei, volevo solo scrivere qualcosa di provocatorio, contro gli stereotipi della donna vittima o condizionata dalla società».

Nel libro parla molto del nostro Paese, elencandone mille qualità. Ma degli uomini italiani dice: “Per loro un bipede femminile è nulla”. Ha vissuto in Italia, sposato un italiano, ha una figlia italiana. Pensa davvero che sia così?
«In diversa misura è così ovunque, anche in Inghilterra. Per esempio, moltissimi – gente comune ma anche addetti ai lavori – mi hanno giudicato e mi giudicano male solo in base a quello che ho scritto. Ma la protagonista di questo libro non sono io, io volevo solo riportare in vita un certo tipo di letteratura erotica di intrattenimento che mi faceva divertire tantissimo quando ero ragazza. Il fatto che perfino alcuni giornalisti si siano spinti a giudicarmi in un certo modo come persona è inaccettabile».

Presto arriveranno gli altri due volumi della trilogia e anche un film. Quindi alla fine vince Judith.
«Sicuramente sì, visto che quando ho proposto questo libro al mio agente l’ha definito “disgustoso”. Poi ho aggiunto l’intrigo del giallo e l’ambiente dell’arte, che conosco bene, per andare incontro alle sue richieste. Ma sull’essenza della storia, che gioca sul cliché della femme fatale e su certi ambienti glamour dove più che  sacrificio e dedizione vincono spregiudicatezza e assenza di scrupoli, non ho ceduto. E poi trovo che ci sia troppo snobismo negli ambienti letterari. Esiste la narrativa impegnata e poi ci sono i libri per divertirsi. Io volevo fare intrattenimento puro. E i lettori a quanto pare hanno apprezzato!».

Eleonora Molisani @emolisani