Charlize Theron: “ho messo su 20 chili. Non sorprendetevi”

25 maggio 2018

Nell’ultimo film Tully, Charlize Theron interpreta una madre: ingrassata, depressa, distrutta dalla fatica. Ci ha messo un anno e mezzo a tornare in forma perché«ho 42 anni, non ho più il fisico di una volta».

 

Non si è mai sottratta, in 25 anni di carriera, alla richiesta di trasformarsi fisicamente. Charlize Theron, nei panni di una donna sfigurata, irriconoscibile, ha vinto anche un Oscar. Era il 2004, per il film Monster: «Mi arrabbio se, quando cambio aspetto per un film, qualcuno dice “Sorprendente!”. No, dopo tanti anni di lavoro non dovrebbe più sorprendervi quello che faccio».

La sua ultima fatica, il film Tully (nei cinema a fine giugno), è stata però probabilmente la prova più tosta. Il film racconta la storia di Marlo, madre di tre figli, talmente sopraffatta dalle conseguenze della maternità da decidere di assumere una tata per la notte. Sfatta, stanca, depressa, Charlize ha affrontato un ruolo che, da madre adottiva, nella vita ha scelto di non interpretare: «Nel mio caso ci ha pensato la cicogna, ma ho amiche che hanno vissuto la gravidanza, alcune di loro anche parti traumatici. Sono state loro a insegnarmi che per il corpo è un vero inferno. E sono davvero vicina, con tutto il cuore, a chi ha sofferto di depressione post parto».

Lei invece ha voluto risparmiarsi tutto questo.
«Vero, ma so cosa accade dopo. Quando i miei figli sono arrivati a casa sapevo che per tre mesi non avrei dormito e ho organizzato e regolato la mia vita di conseguenza. Però ero eccitatissima, perché d’improvviso mi sono ritrovata queste creaturine, non stavo più nella pelle. Ho sperimentato anche che, dopo un po’, cadi come in uno stato di trance, non ti rendi più conto di essere stanca e pensi che sia tutto normale. Poi un giorno riesci a dormire e pensi: “Oh, sì, mi ricordo questa cosa!”».

Nel film, nella scena del parto è piuttosto credibile…
«Avevo già interpretato una scena di parto in The Road, e mi sono provocata un danno alle corde vocali che ancora adesso mi dà problemi. Il regista non credeva sarei riuscita a rendere in modo convincente la scena del travaglio. Gli ho dimostrato che si sbagliava».

Per questo film lei ha messo su 20 chili, com’è andata?
«All’inizio l’unico pensiero è stato: “Wow, hamburger e patatine a colazione!”. Poi, dopo tre settimane smette di essere divertente. Per la prima volta mi sono trovata ad avere a che fare con una depressione causata dall’eccesso di cibi industriali. Ho avuto la nausea per tutta la durata delle riprese».

Un vero incubo…
«Che però mi ha permesso di offrire un ritratto credibile della depressione post parto. Ogni mattina era come se il mio corpo mi prendesse a calci: “Non riesco a credere che stia succedendo davvero. Non posso credere che non riesco a muovermi”. Per tutto il tempo delle riprese ho avuto un pancione enorme e due bambini piccoli addosso, uno nella fascia porta-bebè. Sì, faticoso».

Non le è dispiaciuto mostrare il suo corpo in queste condizioni?
«No, ma ho sentito molto il peso dell’età. Quando ho fatto Monster avevo 26 anni e non ci ho pensato due volte: ho visto il documentario e non ho avuto dubbi. Oggi di anni ne ho 42, il mio corpo è cambiato.  A 20, 30 anni non ho mai considerato l’idea di iscrivermi in palestra. Più avanti ho capito: “Ah, ecco a cosa servono le palestre. Mi sa che mi tocca andarci”. A 20 anni hai tutto e tutto funziona al meglio, senza che tu debba sforzarti. Ho imparato ad apprezzare il mio corpo perché so che culo devo farmi per averlo».

Come ha fatto a perdere peso?
«Abbiamo finito le riprese subito prima del Ringraziamento. Mi sono detta:  mi concedo il Ringraziamento e il Natale. Il 27 dicembre è arrivato il mio personal trainer, è stato il mattino più demoralizzante della la mia vita: il mio corpo reclamava cibo spazzatura. Dopo 6 mesi senza miglioramenti ho chiamato il mio medico: “Credo di avere qualcosa che non va”. E lui: “Certo, hai 42 anni”. E io: “Fanculo”. Per smaltire tutto c’è voluto un anno e mezzo».

Cosa pensa di certe mamme famose, sempre perfette?
«Ridicole. Ricordo ancora un’immagine – non faccio nomi – di una celebrity che accompagnava il figlio alla fermata dell’autobus. Sembrava uscita da una pubblicità di cosmetici. Io mica ho quell’aspetto quando alle 7 accompagno mio figlio allo scuolabus».

Fa una vita “normale”?
«Per me Los Angeles è una città qualsiasi. Vivo lì come potrei vivere nello Utah o in Germania. Non sto in una bolla, faccio sforzi enormi per non rimanere bloccata nello star system, per vivere come tutti».

Il suo rapporto coi paparazzi?
«Non siamo bombardati. Certe volte va bene, altre meno. Mi sembra assurdo anche dover affrontare quest’argomento. I bambini dovrebbero essere off limits».

Sente la mancanza dei tempi in cui era più libera, senza figli?
«Dai 20 ai 30, 35 anni ho fatto quello che ho voluto. Poi ne ho avuto abbastanza. E non l’ho mai rimpianto. Vado a letto alle 9 meno un quarto e, cavolo, lo adoro. Penso: “Oh, finalmente vado a letto”».

Come attrice, cosa le danno i suoi figli?
«Mi spingono a essere creativa, a fare domande importanti, a interessarmi a questioni scomode».

Come madre, come li aiuta a capire?
«Voglio che sappiano la verità su tutto. Prenda la situazione in America oggi: i miei figli sono neri, il razzismo esiste, eccome. Non sempre mi sento al sicuro. I miei amici mi dicono “Ma perché l’hai detto?”. Io non mento, spiego anche perché i senzatetto vivono per strada. Non voglio che crescano viziati, devono sapere che le condizioni in cui crescono non sono la norma. E poi spero che imparino a essere persone che pensano con la loro testa. Così come mi ha insegnato mia mamma».

di Bruce Lester

(foto Getty Images)