Humans of Fashion: contro le molestie nel nome della moda

12 marzo 2018

Kristina Romanova, top mdel, e Antoniette Costa, cantautrice-avvocato, hanno fondato Humans of Fashion, una Ong che combatte gli abusi nel mondo della moda. Perché “Nessuna ragazza si deve più sentire abbondanata”.

 

Sia chiaro: noi non vogliamo puntare l’indice contro qualcuno. Non siamo né giornaliste né magistrate. Il nostro obiettivo è un altro: creare un network al quale ogni modella possa rivolgersi in caso di abusi sessuali, molestie o scorrettezze sul lavoro. Del resto, il mondo della moda è un po’ un far west. Ci sono ancora troppe agenzie dove le ragazze più giovani che arrivano a Parigi, Milano o New York si sentono obbligate, per non perdere l’ingaggio, ad assecondare qualsiasi richiesta, anche le più oscene». Chi parla è la top Kristina Romanova, 25 anni, una che oggi – a differenza delle modelle alle prime armi – si sente perfettamente in grado di dire no di fronte a una mano che si allunga, a un servizio troppo spinto, a una violenza più o meno dissimulata.

«Eppure agli esordi» continua, «anche io mi sono ritrovata in situazioni sgradevoli con dei fotografi. Non dissi niente, nemmeno a mio papà. Se lo avesse saputo mi avrebbe fatto tornare in Russia di filata e io non volevo dire addio alla carriera». Kristina ha iniziato a fare la modella a 16 anni e vanta collaborazioni con i più grandi stilisti del mondo, tra cui Vera Wang, Ralph Lauren, Dolce & Gabbana, Calvin Klein. Con Antoniette Costa, cantautrice 31enne originaria della Pennsylvania e avvocato specializzato in Diritto della moda, ha fondato una Ong, Humans of Fashion (Hof), che il 7 febbraio è sbarcata a New York e il 22 a Milano.

UN POOL ANTI-MOLESTIE

«Sulla app che lanceremo tra poco ci saranno avvocati, psicologi, ginecologi, tutors: un pool che può indirizzare chi ha subìto pressioni indebite o molestie e che finora non sapeva a chi rivolgersi o dove sbattere la testa» » spiega Antoniette in un italiano generoso e stentato, negli studi della fondazione all’Arco della Pace di Milano. «La nostra piattaforma nasce proprio per evitare che le modelle si sentano sole o siano costrette a scegliere tra il lavoro e il ricatto. Noi garantiamo l’anonimato: se una non vuole uscire allo scoperto, non è un problema».

MAI PIÙ INTOCCABILI

Gli orchi, nell’industria fashion, sono tantissimi. Spesso sono travestiti da assistenti o fotografi di grido. È accaduto a Mario Testino, Bruce Weber, Terry Richardson, tutti maghi dell’obiettivo, fino a ieri intoccabili, che – a dar retta alle cronache – si sentivano autorizzati a fare ciò che volevano col corpo delle modelle. Erano protetti da un sistema omertoso di cui erano (e sono) complici quasi tutti gli “ingranaggi” della scala gerarchica, dagli agenti ai clienti più danarosi. A loro, spesso, per favorire gli accordi, vengono date in pasto modelle-ragazzine durante le cene di lavoro o gli afterparty.

«Voglio chiarire: io amo il mio lavoro e so per esperienza che ci sono molte agenzie che lavorano bene» dice Kristina. «Ma dopo il caso Weinstein la gente del nostro settore non vuole più stare zitta. Gli abusi e le violenze sono molto diffuse, ma le cose cambieranno, vedrete». E delle presunte molestie di un altro “mammasantissima” della moda, lo stylist Karl Templer, cosa mi dite? «Su di lui circolavano voci da anni ma, ripeto, non siamo qui per puntare l’indice accusatorio.

Piuttosto per aiutare, per consigliare, per offrire protezione legale, per dare consulenze mediche e psicologiche tramite una app di facile utilizzo. Nessuna si deve sentire più sola» aggiunge Kristina. «Quanto ai modelli-ragazzini» prende la parola Antoniette, «il problema è ancora più grave perché i maschi in genere si vergognano a parlarne e perché lì l’industria è più competitiva. Non sa quanti ci hanno raccontato cose turpi durante il party di lancio della fondazione a New York».

PEGGIO CHE A HOLLYWOOD

C’è ancora il tempo per un paio di domande. Ci sono più abusi e scorrettezze nel mondo del cinema o in quello della moda? «Nel nostro settore è peggio, soprattutto per le giovanissime che arrivano nelle grandi capitali della moda da tutti i Paesi del mondo» rispondono. La seconda domanda la fanno loro a me: «Che cosa ne pensa?». «Che dovete andare avanti» rispondo. Kristina e Antoniette non si fermeranno. La Ong Humans of Fashion è un altro tassello di una rivoluzione culturale che, da Hollywood, sta investendo ormai tutta l’industria della moda.

Paolo Papi