15 maggio 2018

J-Ax: chi era “il fallito degli Articolo 31”?

 

 

 

Un nuovo singolo con Fedez, una super raccolta, The Voice e il concertone del 1° giugno a San Siro: dopo 25 anni sui palchi, J-Ax, il rapper milanese continua a spaccare. Alla faccia di chi gli dava del fallito

Correva l’anno 1993 e gli Articolo 31 pubblicavano il loro primo disco, Strade di città. Venticinque anni dopo, Alessandro Aleotti, in arte J-Ax (45 anni) sta guidando su un’autostrada della Florida: «Sono venuto a trovare i miei suoceri, siamo qui con il nostro bimbo», racconta al telefono.

Della serie “anche i rapper crescono”, ma non smettono di cantare: l’artista milanese, 45 anni e papà di Nicolas da 15 mesi, ha pubblicato l’11maggio la raccolta 25 Ax – Il bello di essere J-Ax, omaggio al primo quarto di secolo di carriera. Nel frattempo, dopo The Voice, e al lavoro sul prossimo disco (che però non arriverà prima del 2019). Ed è pure in heavy rotation con il nuovo singolo Italiana, ultimo capitolo di una delle collaborazioni più azzeccate della nostra storia musicale: quella con Fedez.

A proposito di Fedez, le sta chiedendo qualche consiglio da neo-papà?
«Figuriamoci! Dice che sono troppo apprensivo, e forse non ha tutti i torti. Quando Leone era appena nato, mi faceva domande tipo: “Ma questa cosa secondo te è normale?”. Si vede che qualche piccola paranoia era venuta pure a lui…».

Il 1° giugno vi esibirete di nuovo insieme, stavolta sul palcoscenico di San Siro. Cosa significa per lei?
«È la giusta conclusione di un bell’idea che ci è esplosa tra le mani: io e Fedez abbiamo fatto Comunisti col Rolex (2017) per prenderci una pausa dalle nostre impegnative carriere soliste e il progetto si è trasformato in qualcosa di decisamente impegnativo. Doveva durare sei mesi, invece è durato due anni».

Il momento più bello e quello più difficile della sua carriera?
«La grande soddisfazione è arrivata con Il bello d’esser brutti (2015): era dal 1996 che cercavo di bissare il successo di Così com’è degli Articolo 31, facendo un disco che riuscisse a catturare lo spirito dei tempi e avere l’approvazione del pubblico. Quello più brutto? Quando è uscito Di sana pianta (2006), il mio primo disco da solista: non mi diede i risultati sperati, ero convinto che la mia carriera fosse finita. E in un certo senso, lo era davvero».

Come ha superato la crisi?
«Mi sono rimesso a fare la gavetta, ripartendo dai dj set con 200 persone, su fino ai club con tremila persone. Ho sperimentato di più con la musica. Tutto questo alla fine mi ha ripagato. Dopodiché c’è stato The Voice: la tivù mi ha dato potere mediatico, radio e giornali non potevano più ignorarmi. Non ero più “quello fallito degli Articolo 31”».

Tutto merito di un talent, dunque?
«The Voice ha solo ricordato all’italiano medio la mia esistenza. Per avere successo comunque devi avere i pezzi, perché in questo mestiere vale una regola sola: o fai le hit, o vai a casa. La dimostrazione sono le decine di coach e giudici che non vendono nemmeno più un disco».

Ultimamente si fa vedere parecchio anche su Facebook, con la sua rubrica “2 centesimi”.
«Mi sono reso conto di avere grande visibilità, quindi perché non dire quello che penso? A volte mi accusano di dare messaggi diseducativi, ma capisco che non tutti possano essere d’accordo con me».

Ad esempio?
«Penso alle polemiche per la cannabis legale (J-Ax ha appena aperto a Milano Mr. Nice, negozio dove vende marijuana “light”, consentita dalla legge, ndr). In Italia è legale l’alcol, e a 14 anni i ragazzini già si ubriacano: un grave problema di cui nessuno parla. Nel mio negozio invece, come in tutti gli altri canapai, vendiamo solo a persone adulte che fanno scelte responsabili».

Sui social ha anche detto che i bambini ci insegnano la spontaneità, a essere sempre noi stessi, a non fingere. Lei ci riesce?
«Negli anni Novanta interpretavo sempre un ruolo, quello del rapper duro, che adesso invece non mi interessa più. L’ho capito quando mi sono commosso in tivù e il pubblico mi ha apprezzato tantissimo proprio per questo. Alla fine, essere J-Ax paga».

Cristiana Gattoni