Intervista a Clara Sanchez, in libreria col nuovo romanzo “L’amante silenzioso”

28 marzo 2018

Nel suo ultimo romanzo, L’amante silenzioso (Garzanti, pagg. 360, € 18,90; e-book € 9,99), la scrittrice spagnola Clara Sanchez racconta di un uomo e una donna vittime di una setta. E di un losco intrigo internazionale.

 

Ezequiel è stato lasciato da Marta dopo tre anni d’amore, e parte per l’Africa nel tentativo di ritrovare sé stesso. Lì incontra Maìna, carismatico capo di un’Organizzazione umanitaria che in realtà si rivela una vera e propria setta. Isabel è stata incaricata dai genitori di Ezequiel di andarlo a cercare a Mombasa, per convincerlo a tornare in Spagna. Anche lei è una donna disperata, da quando suo fratello è morto dopo essersi affidato a un misterioso guru africano. In Kenya i due si ritrovano coinvolti in un pericoloso intrigo internazionale, dagli esiti imprevedibili. Abbiamo incontrato Clara Sanchez a Tempo di libri 2018.

Nel romanzo niente è come sembra. Ci sono mondi illusori in cui nuovi guru cercano di manipolare le persone; “cattivi maestri” che approfittano di giovani alla ricerca di un indirizzo, uno scopo, modelli positivi da imitare…
«Ezequiel è un uomo ferito, prima dall’assenza emotiva di suo padre e poi dall’abbandono da parte del suo grande amore, Marta, e si illude che nel carisma e nelle parole di Maìna ci siano la verità e una prospettiva per il suo futuro. Isabel si sente in colpa, pensa di non essere stata in grado di salvare suo fratello, vittima di un individuo losco e manipolatore come Maìna. In realtà, come scrivo all’inizio del romanzo, nessuno è costretto a salvarci, dobbiamo cercare da soli la strada per ritrovarci».

Anche l’Africa ha una doppia faccia, come molte delle persone descritte nel suo libro?
«Decisamente. Isabel ed Ezequiel si renderanno conto che è un continente puro e magnifico in cui convivono logiche tribali con un mondo di organizzazioni, imprenditori, diplomatici, che non sempre agiscono in modo onesto e trasparente, per il progresso e la giustizia sociale. La storia che racconto si basa su luoghi e persone che ho incontrato veramente nel mio viaggio in Africa, ho conosciuto Maìna, simbolo di tutte le persone che nella vita tentano di manipolarci, e anche Said, l’uomo che aiuta Isabel nelle sue ricerche e contribuirà alla sua rinascita. Ho capito che quel continente è diverso dai cliché occidentali, che non ha bisogno del nostro paternalismo e della nostra carità da occidentali, tanto che l’ho definito “la lavatrice della coscienza collettiva”. In realtà lì tutto è molto più affascinante di come lo immaginiamo, ma anche molto più complesso».

Il finale è degno dei migliori gialli.
«Alla fine Isabel e Ezequiel si ritrovano faccia a faccia con una verità terribile, che per certi versi spezza il cuore e tutte le illusioni di Ezequiel, soprattutto. Ma tutto serve a rendersi conto che nella vita non bisogna cercare la felicità nella dipendenza, che sia di un compagno, di un maestro, di una setta. Perché dove c’è dipendenza non ci può essere libertà».

Eleonora Molisani @emolisani