Intervista a Marco Missiroli, sul suo nuovo romanzo “Fedeltà”

26 febbraio 2019

Dopo il bestseller del 2015 Atti osceni in luogo privato, Marco Missiroli torna in libreria con Fedeltà, un romanzo sui legami forti e sulla fedeltà: prima di tutto verso sé stessi.

 

 

“Che parola sbagliata, amante. Che parola sbagliata, tradimento. Siamo sicuri che resistere a una tentazione significhi essere fedeli? E se quella rinuncia rappresentasse il tradimento della nostra indole più profonda?”.
 Marco Missiroli torna in libreria con l’atteso Fedeltà, che racconta di Carlo e Margherita, quarantenni con un matrimonio solido e un’ottima intesa sessuale, finché l’ombra del “malinteso” si abbatte sulla loro relazione: lui è stato visto nel bagno dell’Università in cui insegna con Sofia, una studentessa affascinante e piena di talento. Il presunto tradimento si trasforma per Carlo in un’ossessione, mentre per Margherita diventa l’alibi per lasciarsi andare con Andrea, fisioterapista attraente e sensibile, che la distoglie dai suoi progetti familiari: acquistare una casa in centro e fare un figlio.
Fedeltà è la fotografia in bianco e nero di una generazione di over 40 mai affrancata dal ruolo di “figlia”, che oscilla tra la ricerca di punti fermi e l’ostinata illusione di rimanere giovane per sempre, di continuare a vivere in eterna potenza e mai in atto.
Abbiamo parlato con l’autore del suo romanzo, di una generazione in bilico tra passato e futuro, e di voci insistenti che lo vedrebbero già vincitore del Premio più ambito dagli scrittori italiani.

Siamo infedeli agli altri per rimanere fedeli a noi stessi. È una legge che vale anche quando l’intesa funziona?
«Sì, questo libro parla di fedeltà soprattutto come fedeltà emotiva a sé stessi. La domanda che aleggia è: partendo dai legami formali a cui la vita ci costringe, quanto riusciamo a rimanere fedeli a quello che siamo davvero? La risposta è che se riesci a essere fedele alla tua natura, inevitabilmente dovrai tradire gli altri, essergli infedele. Penso che, a prescindere dalle scelte, ciascuno dovrebbe tenere sé stesso come stella polare della propria esistenza. In definitiva viviamo tutti conducendo questa lotta nascosta tra quello che siamo davvero e quello che riusciamo poi a essere in pratica. Carlo, il protagonista del mio romanzo, è lacerato da questa domanda».

Carlo, scrittore fallito e insegnante frustrato, è immaturo, bisognoso di stampelle emotive. Tentenna sulle scelte, è infedele a Margherita in modo compulsivo. Non esce bene dal romanzo…
«Carlo è un debole, a cui non ho fatto sconti come uomo. Non ho edulcorato in nessun modo il suo personaggio. Lui vive drammaticamente il problema di essere fedele alla sua natura, invidia a Sofia il coraggio di fare scelte drastiche; invidia a Margherita il fatto di riuscire a vivere il tradimento in modo liberatorio, come atto di emancipazione e anche di formazione, di crescita. Più che per l’avvenenza fisica lui insegue le donne per la loro sicurezza: vede in loro le cose che a lui mancano».

C’è la fotografia di una generazione over 40 alla ricerca di punti fermi ma anche vittima dell’illusione dell’eterna giovinezza. Che rifiuta le logiche di quella precedente e tende a rimanere in un eterno limbo, privato e professionale.
«Il mio è anche un romanzo di padri e di figli. Sofia, dopo la morte della madre, diventa il genitore di suo padre; Margherita e Carlo faticano ad affrancarsi dal ruolo di figli. Carlo, in particolare, è “figlio di tutti”, di sua moglie e di sua suocera oltre che dei suoi genitori, è ossessionato dall’addio alla giovinezza. La generazione dei quarantenni, in generale, è schiacciata tra i vecchi valori, come la casa, i figli, la famiglia, e la perenne fragilità, la non accettazione della maturità. Un tempo dover aderire quasi per forza ai valori tradizionali non permetteva alla gente di rimanere fedele a sé stessa. È un tema che invece questa generazione può porsi».

Quali sono i personaggi della storia a cui è più legato?
«Andrea è l’unico personaggio del romanzo totalmente fedele a sé stesso, manifesta la sua aggressività, è gay e riesce a vivere liberamente la sua condizione. È stato il personaggio più difficile da delineare, volevo che non si vedesse troppo ma allo stesso tempo fosse il filo conduttore del romanzo. Infatti lui c’è sempre. Sofia, invece, è la punta di diamante della storia: è una ragazza talentuosa ed emancipata, anche se alla fine rinuncia ai suoi sogni e si ritira a vivere in provincia, condannandosi a una vita che non le appartiene».

Fedeltà e infedeltà. Perché come titolo ha scelto la seconda parola e non la prima, visto che i protagonisti sono due infedeli?
«Perché l’infedeltà è una conseguenza della fedeltà a sé stessi e alla propria natura più intima. Se vuoi rimanere fedele a te stesso quasi inevitabilmente tradirai gli altri. Quindi il processo parte dal concetto di fedeltà».

Sembra che nel suo cuore ci sia la costa riminese, tranquilla ma briosa, e allo stesso tempo la rigorosa Milano, che non lascia scampo al raggiungimento di uno status. A quale delle due è più legato?
«Ormai prevale Milano, che è il mio presente, mentre guardo alla provincia da cui provengo con malinconia, ma senza rimpianti. Infatti rimanere in provincia per molti significa rinunciare a essere fedeli a sé stessi. Non a caso sono andato via».

Dopo il successo di Atti osceni in luogo privato sentiva l’ansia da prestazione? E ora che il suo nome viene citato tra i possibili vincitori del Premio Strega come si sente?
«Rispetto all’ansia da prestazione non mi sono fatto prendere dalla fretta di uscire con un nuovo romanzo, perché con la fretta la mano del narratore rischia di diventare finta. Volevo che il libro fosse fedele alla vita vera, senza sovrastrutture e finzioni. Dal 2015 ho lavorato tutto il tempo alla costruzione di questo romanzo, anche per evitare di ripetermi. Riguardo alle voci sul Premio Strega, cerco di concentrarmi sulla promozione del libro, di custodire l’emozione della scoperta: scoperta di come verrà accolto dai lettori, di come ne parlerò presentandolo. Mi concentro su queste belle emozioni».

Eleonora Molisani @emolisani

(Foto di: Valentina Vasi)