Anna Ferzetti

Anna Ferzetti: «Sono migliorata, ho molto più da raccontare»

07 agosto 2020

Anna Ferzetti si mette a nudo e ci racconta di quando era rockettara, dei suoi mille lavori. E di quando ha recitato con Favino in pugliese

 

Se fossimo in una favola, potremmo dire che è diventata così alta e così bionda perché ha frequentato la scuola tedesca anche se di tedesco non ha nulla («Forse è per quello, però, che in casa sono un maresciallo!» dice lei). In realtà Anna Ferzetti, 38 anni, figlia dell’attore Gabriele che è stato un volto del nostro cinema dagli anni 50 in poi, ha un cuore e un calore decisamente mediterranei.

Lo sa chi ha conosciuto Anna Ferzetti ventenne e un po’ ribelle. Lo sa chi ha amato la serie Una mamma imperfetta di Ivan Cotroneo, appena tornata su RaiPlay in 10 episodi. Ma anche chi l’ha vista condurre la cerimonia dei “Nastri d’argento“, il 6 luglio su Rai Movie, annunciando con lo stesso entusiasmo i vincitori delle varie categorie e il “miglior attore” Pierfrancesco Favino (50 anni), per il film Hammamet. Pierfrancesco, essendo il suo compagno, ha vinto pure un suo bacio in diretta.

Agli ultimi David di Donatello i due attori erano entrambi candidati, lei per Domani è un altro giorno e lui per Il traditore, ma separati nel collegamento da casa, e quando lui è stato premiato è arrivata ad abbracciarlo. «Sono così fiera! Se c’è gelosia in una coppia di attori? Non sarebbe sana» dice. «Sostenerci è la nostra fortuna, il motivo per cui stiamo insieme da 16 anni. Anzi, è stato Pierfrancesco a incoraggiarmi nei momenti difficili della carriera». Ora Anna Ferzetti è tra i
volti di Curon, serie mistery di Netflix realizzata in Alto Adige con la regia di Fabio Mollo e Lyda Patitucci. Interpreta un’insegnante di liceo e a tratti la sentiamo anche parlare in tedesco.

Che cosa ti ha attratto di Curon?
«Intanto il progetto: una produzione italiana di Netflix che si vedrà in 190 Paesi del mondo, cosa positiva per il nostro paese. E poi è una storia particolare, un genere nuovo per me: come attrice è stata una sfida. Mi piace sperimentare, cercare qualcosa che va lontano».

Quali altre esperienze ti hanno portato lontano, nella tua carriera?
«Forse le più sorprendenti sono state a teatro, anni fa, insieme a Pierfrancesco Favino e a Paolo Sassanelli, che in quel caso erano anche registi. Per le due donne diversissime che ho interpretato. In Servo per due ero un’emiliana coi capelli rossi, formosa, felliniana, mentre in La controra ero una pugliese, altra parlata e gestualità. È stata dura cambiare pelle così».

La familiarità con Pierfrancesco ti ha aiutato in questo senso?
«All’inizio ero scettica sull’idea di lavorare insieme. Invece nessuno come lui mi conosce anche sul
piano professionale ed è riuscito, da regista, a tirarmi fuori delle potenzialità sconosciute anche per me, sapendo che ce l’avrei fatta. Il bello di questo mestiere è entrare nelle vite degli altri e, facendolo, conosci meglio anche te stesso. È quello che mi conquista e commuove da sempre. Da quando seguivo papà sul set».

Tuo padre ti ha incoraggiato a seguire le sue orme?
«Macché, lui lo sconsigliava e oggi so perché. È una vita di montagne russe. Ai provini devi saper affrontare le porte in faccia, e devi essere molto forte per metterti sempre in discussione. Però fin da bambina capivo che lui raccontava storie agli altri ed è questo che amo e mi spinge tuttora. Sono timida ma recitando posso nascondermi dietro una maschera. Molti tra noi attori lottano con la timidezza».

Fra te e Pierfrancesco chi vince?
«È una bella gara, siamo lì. E siamo tutti e due molto riservati». Ora avrai acquistato più sicurezza.
«Credo di essere una di quelle donne che, con l’età, diventano più interessanti: ho molte più cose da raccontare. A 20 anni non ne avevo eppure mi ritrovavo dentro un corpo da adulta: sono alta 1 e 75,
mi proponevano ruoli da 30enne, ero fregata dalla fisicità! Ora l’età e l’immagine corrispondono. Ho un vissuto, sono anche diventata madre, e la mia faccia lo racconta. Raccolgo quello che ho seminato».

A proposito, su RaiPlay è tornata disponibile la serie Una mamma imperfetta di Ivan Cotroneo, un successo del 2013 ancora molto attuale e divertente. Felice?
«Eccome. Ci vorrebbe una nuova stagione, coi figli che diventano adolescenti. Sono orgogliosa di quella serie: racconta con ironia le donne in tutte le loro sfumature».

E tu, da mamma, con quali imperfezioni combatti?
«Con tutte! Mi sento un misto delle 4 protagoniste. Sono precisa ma allo stesso tempo ho la svagatezza di Irene, il mio personaggio, e ogni tanto mi chiudo nel mio mondo. Do molte regole alle mie figlie, Greta e Lea (di 15 e 8 anni, ndr), ma cerco di essere anche un’amica. Le porto sul set, non mi stupirei se anche loro volessero lavorare nel cinema».

È vero che tu, invece, hai fatto mille lavori prima dell’attrice?
«Sono uscita di casa poco più che maggiorenne. Volevo diventare attrice ma per mantenermi ho fatto di tutto: ho guidato turisti tedeschi per Roma, ho aiutato un amico che aveva un’edicola, ho lavorato come cameriera. Tutte cose che mi sono servite. Ero anche un po’ ribelle, rockettara. Tagliavo i capelli strani, li tingevo di vari colori, portavo l’orecchino al naso. Tornerò un po’ così nel film che sto per girare in Svizzera. Non posso dire altro, sarà una sorpresa».

Di Valeria Vignale – Foto Getty Images