Elle Fanning, la ventenne più talentuosa e glam di Hollywood

06 agosto 2018

Elle Fanning  è la ventenne più talentuosa e glam di Hollywood: lanciata da Sofia Coppola, amica di Kirsten Dunst e Nicole Kidman, amata dalla moda. È capace di dare intensità, al cinema, alla romantica e tragica storia di Mary Shelley. Anche se lei non è dark, proprio per niente.

 

Elle Fanning è una forza della natura. Gesticola, sgrana gli occhi, ride, cerca le parole, alza la voce entusiasta, torna a sussurrare, guarda nel vuoto immaginando le situazioni di cui parla. Elle Fanning è esuberanza pura. Empatica.  «Immagino come ci si senta quando si resta incinte, che paura di non essere all’altezza, sempre a chiederti “che mamma sarò?”» dice parlando della “sua” Mary Shelley, in sala dal 22 agosto, biopic della scrittrice che a soli 17 anni scrisse il romanzo gotico mentre viveva un amore romantico e tragico con il poeta Percy Shelley, restando prestissimo in dolce attesa.

«Quando me l’hanno proposto avevo la stessa età, può immaginare l’effetto che mi ha fatto». Lei invece è tutto fuorché dark. Bionda e solare, altissima (testimonial di Miu Miu, ha anche sfilato in passerella). Ha l’aria sognante della ragazza che ha vinto un giro di giostra a Hollywood anche se è lì da quando aveva due anni. A 20 ha in curriculum oltre 50 tra film e telefilm, e mai un ruolo simile all’altro. Dopo Mary Shelley è volata in altre epoche e storie: è diventata un’aliena atterrata nella Londra punk in La ragazza del punk innamorato di John Cameron Mitchell (in onda su Sky, non si sa ancora quando), una timida aspirante pop singer in Teen Spirit di Max Minghella, una misteriosa fanciulla d’altri tempi in A Rainy Day in New York di Woody Allen. E ora sul set di Maleficent 2 con Angelina Jolie, la fiaba che l’ha resa celebre. Ecco le due attrici sul set in uno scatto postato su Instagram.

In Mary Shelley è stata diretta da Haifaa Al Mansour, prima regista donna dell’Arabia Saudita:
fa la differenza in un film al femminile?
«In questo caso sì. Una regista che ne ha passate tante sa come raccontare le sofferenze di Mary Shelley, quel suo amore romantico e tragico, la perdita di un figlio, il rapporto complesso con il padre. Haifaa ha la sensibilità e la storia giusta, in quel senso. Di recente ho girato ben cinque film diretti da donne, però devo dire che non è questo il criterio con cui scelgo i film».

Direbbe mai no a Sofia Coppola, che l’ha lanciata a 12 anni in Somewhere?
«Scherza? Non sarei dove sono se non fosse per Sofia e, una volta che entri nella sua “famiglia” di amici e attori, non desideri altro che restarci. L’anno scorso poi, con L’inganno, mi ha regalato il primo ruolo da bad girl, una ragazza competitiva che sgomita con le altre per sedurre Colin Farrell. Sul set ci siamo divertite da pazzi, con Kirsten Dunst e Nicole Kidman».

Ma non è registe donne che cerca…
«Perché sto benissimo anche coi maschi, i miei migliori amici sono compagni del liceo, ragazzi. Sono fiera dei titoli girati con registe, ma è il film che scelgo. Voglio storie forti, che la gente ami o odi, che ti cambino le idee o diventino cult. Da teeanger non ho mai accettato neppure i film girati nelle high school».

Ricorda il suo primo bacio in un film?
«Eccome, è stata la prima volta in assoluto che ho baciato un ragazzo e la regista Sally Potter l’ha immortalata. Era in Ginger e Rosa, un film che mi ha fatto crescere in molti sensi. Ma per la scena del bacio ero emozionatissima, sono diventata bordeaux».

Di storie d’amore ne ha girate, anche particolari come La ragazza del punk innamorato che vedremo in Italia su Sky.
«Sì, è una specie di Romeo e Giulietta versione punk. Io sono un’aliena che piomba nella scena giovanile londinese anni 70 e sta tra quei ragazzi perché sogna una vita umana. E vuole essere una star. Abbiamo cantato live, che adrenalina! D’altronde chi non ha mai sognato di essere una rockstar?».

 

La moda è creatività quotidiana, scegliere il look è un modo di esprimermi. Io voglio essere fashion ma anche sentirmi a mio agio

 

Che effetto le fanno i costumi anni 70?
«Meraviglioso, sono iconici. E poi adoro Londra, se potessi ci vivrei. Mi piace da pazzi fare shopping lì».

È una fashionista?
«La moda mi appassiona e, finiti gli anni in cui cercavo di somigliare agli altri, ho finalmente trovato il mio stile: essere fashion sentendomi totalmente a mio agio. Vestirsi è creatività quotidiana, per me scegliere il look è un modo di esprimermi».

È sempre così positiva e solare?
«Ho un lato oscuro (ride). Posso essere tanto solare e positiva quanto diventare una furia. Sono emotiva, passionale, prendo fuoco e posso arrabbiarmi in un attimo».

Quando ha girato il suo primo film, Mi chiamo Sam, aveva tre anni: ha ricordi?
«Non so se sono veri ricordi o cose che mi hanno raccontato. Nel film mia sorella Dakota aveva 7 anni, io giravo i flashback di lei piccola. Andavo in altalena e dormivo nel prato».

Quand’è che recitare è diventata una scelta consapevole?
«Presto. I miei volevano che diventassimo sportive (la madre Joy è un’ex tennista, ndr) ma quando Dakota ha provato ho voluto subito farlo anch’io. E fingere di essere un’altra, immaginare e creare altri mondi, per me è sempre stata la cosa più bella del mondo. Non mi basta mai».

Lei e Dakota siete sorelle e un po’ rivali?
«No, anzi siamo molto amiche e da sorella maggiore è molto protettiva con me. La mia famiglia è fatta di donne forti che ammiro tantissimo».

È stato difficile fare una vita normale, andare a scuola come tutti?
«È stata dura soprattutto in prima liceo, ma non perché recitassi e non fossi brava a scuola. In un solo anno ero cresciuta di 15 centimetri (è 1 metro e 75, ndr), mi sentivo troppo diversa. Confesso che ho bigiato…».

di Valeria Vignale

( foto di Viktor Boyko, Getty Images for Miu Miu)