05 ottobre 2018

Paula Beer, l’attrice di “Opera senza autore”: «Volevo un film romantico»

Meravigliosa e bravissima, Paula Beer ha solo 23 anni ma fa l’attrice in Germania da quando ne aveva 15 e ora sta conquistando i cinema europei. È appena arrivata nei nostri cinema in Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck (regista di Le vite degli altri), presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia, e dal 25 ottobre la vedremo anche in La donna dello scrittore di Christian Petzold, una sorta di giallo storico-psicologico.

Opera senza autore racconta la vita di un artista (Tom Schilling) che attraversa la storia della Germania Est dagli anni del Nazismo al dopoguerra filo-sovietico, subendo personalmente e pesantemente le conseguenze delle ideologie estreme che hanno segnato il paese. Ispirato alla vita del pittore Gerhard Richter, il film si sofferma sull’amore dell’artista per la figlia di un medico responsabile di crimini abilmente occultati anche ai familiari (la figlia è Paula Beer, il medico Sebastian Koch). «Confesso che a me interessava soprattutto interpretare una grande storia d’amore, perché non l’avevo mai fatto prima sul set» dice Paula, che due anni fa era stata la rivelazione della Mostra del Cinema di Venezia (e aveva ottenuto il premio Marcello Mastroianni) per il delizioso Frantz di François Ozon.

Così giovane e bella non le avevano mai offerto un film romantico?
«Non così, non una storia intensa come questa e legata a doppio filo alla storia del mio Paese. Come spesso succede in Germania, sono molti i film che tornano sugli anni della Seconda Guerra Mondiale. Per la mia esperienza di attrice, però, mi premeva capire come riprodurre la magia dell’innamoramento anche sul set con un collega attore (Tom Schilling, ndr).

Ci sono varie scene di nudo, nel film. Ha provato imbarazzo?
«È stato strano, inutile negarlo! E anche se la nudità per chi recita è come un abito, oggi si vedono nudi ovunque, in foto pubblicitarie superpatinate: per una giovane attrice esporsi è sicuramente fonte di insicurezza, ci si sente subito confrontate con i corpi perfetti che si vedono ovunque. Ma il film è focalizzato su tutt’altro, la nudità serve a mostrare l’intimità dei due innamorati, è lo specchio di una relazione in cui ci si sente protetti dai sentimenti. È l’abbandonarsi all’altro».

Lei è figlia di due pittori. Questo film, centrato sulla vita di un artista, le è parso interessante anche per questo aspetto?
«Diciamo che mi sento a mio agio con quell’ambiente perché sono cresciuta tra studi e gallerie d’arte. Conosco le atmosfere, i pensieri e problemi di chi vive di pittura. Ma il lato storico e quello sentimentale erano quelli che mi incuriosivano di più. Opera senza autore affronta così tanti temi che quando ho incontrato il regista siamo stati ore a parlarne, perché non volevo immaginare un film diverso da quello che Florian aveva in testa».

Com’è nato in lei il desidedrio di fare l’attrice? Non ha mai avuto la tentazione di dipingere, come i suoi genitori?
«Un po’ sì e un po’ no. I bambini vogliono imitare i genitori ma anche rendersi indipendenti affermandosi in modo del tutto diverso. Verso i 6-7 anni le gallerie d’arte mi erano venute a noia. Invece mi piaceva tantissimo inventare storie coi miei pupazzi o le bambole, farli diventare personaggi. E il piacere di creare altri mondi e immergercisi è diventato ancora più forte coi primi spettacoli teatrali: facevo spettacoli in una piccola compagnia finché a 15 anni mi hanno offerto di girare un film, Polli di Chris Kraus. E poi ne sono arrivati altri».

Ha girato Frantz con il regista francese François Ozon. E ha studiato recitazione anche a Londra. Voglia di mettersi alla prova nel cinema inglese o americano?
«Perché no? Anche se a Londra ci sono andata per togliermi qualche dubbio sulle scuole di recitazione: in Germania danno regole diverse che in altri Paesi ed esplorare altri modi di fare teatro e cinema sicuramente permette di imparare di più. Detto questo, mi piacerebbe molto fare film anche in altri Paesi. Sono curiosa».

Ama viaggiare?
«Sì, ma è bello anche tornare a casa».

In Germania è una celebrità. E ha presentato i suoi film in vari festival internazionali.
Come vive il red carpet?

«Mi ci devo ancora abituare. La moda mi diverte, ma sto cercando un mio stile per le uscite pubbliche. Specialmente per il red carpet: è importante non solo star bene, essere bella, ma soprattutto avere indosso qualcosa che mi faccia sentire a mio agio».

Valeria Vignale