27 novembre 2015

Dakota Johnson: «Sono sfrenata, chi non lo è ogni tanto?»

Con quel nome, Dakota, che ricorda le praterie degli indiani Sioux, e quel cognome, Johnson, che è uno stemma hollywoodiano (il padre Don è lo storico volto della serie Miami Vice), ci si aspetterebbe una ragazza esuberante, pronta a raccontare chissà quante storie del mitico mondo del cinema. Per di più è uscita, come una bambolina matrioska, da due attrici una più grande dell’altra: mamma Melanie Griffith (Qualcosa di travolgente) e nonna Tippi Hedren, volto dei capolavori di Alfred Hitchcock Gli uccelli e Marnie. E invece no. Sarà il timore del confronto con tanto parentado o la scottatura del debutto “hot” in Cinquanta sfumature di grigio, lo scorso febbraio, sta di fatto che Dakota Johnson è molto sorridente, molto gentile ma anche molto abbottonata.

Appena vede che sto osservando il suo tatuaggio sul braccio (“Acta non verba”, in latino “fatti non parole”) cerca di nasconderlo con la mano: «È stata una ragazzata». Somiglia quasi al suo personaggio in A Bigger Splash di Luca Guadagnino, nei cinema il 26 novembre: lì interpreta Penelope, teenager seducente e imperscrutabile. Il padre, manager di concerti rock (Ralph Fiennes), la porta nell’isola di Pantelleria, sconvolgendo a sorpresa la vacanza di una coppia di amici, una cantante rock (Tilda Swinton) e il nuovo compagno (Matthias Schoenaerts). La storia è ispirata a un celebre noir francese del 1969 con Alain Delon, Romy Schneider e Jane Birkin.

Le hanno dato il ruolo della Birkin, icona degli anni 60 e 70. È un mito lontano per una ragazza come lei, o l’idea l’ha emozionata?
«Mi ha terrorizzata! Ho avuto poco tempo per riflettere sulla proposta ed ero in ansia proprio pensando a quant’è iconica la Birkin. Oggi è un simbolo più di allora: la sua vita è stata così dirompente, le sue canzoni hanno accompagnato la rivoluzione sessuale… Niente del genere potrebbe succedere a me: difficile sentirsi all’altezza».

A differenza del film originale, la sua Penelope è maliziosa, manipolatrice. Vede in giro teenager così?
«È quello che mi ha affascinato del personaggio: una giovanissima già consapevole della sua femminilità, che usa il suo potere manovrando pure chi ha più anni di lei. Sarà spaventoso, ma lo trovo molto attuale».

Anche lei, come Penelope, è figlia di una generazione rockettara e ribelle. Pensa di aver ereditato un po’ di quello spirito libero?
«Di sicuro ho una grande passione per il rock di quegli anni: sono una nerd della musica, adoro i Rolling Stones… È vero: sono cresciuta tra artisti, gente davvero sfrenata».

Lei in compenso sembra zen.
«Non sempre. Chi non è sfrenato, almeno ogni tanto, nella vita?».

Ma oggi le tradizioni, come la famiglia e il matrimonio, sono tornate di moda.
«Anch’io credo nel matrimonio e vorrei avere una famiglia, un giorno. Mi piace l’idea di avere accanto qualcuno al quale dedicarmi, e che a sua volta mi esprima devozione».

Ci crede pur vedendo sempre più coppie separarsi, soprattutto a Hollywood? (Di recente anche sua madre, Melanie Griffith, e il suo patrigno Antonio Banderas, ndr).
«Certo. Perché dobbiamo dare per scontato che due persone stiano insieme per tutta la loro vita? Se succede è quasi una magia, ma il matrimonio ha valore anche se non dura per sempre. Succede un po’ la stessa cosa con gli amici più stretti: per anni ci si intende, poi magari si cambia e si prendono strade diverse. Io penso che si possano amare più persone, negli anni. L’importante è essere onesti».

Lei, per ora, sta cambiando molti generi cinematografici: ha recitato nel gangster movie Black Mass, girerà i prossimi capitoli di Cinquanta sfumature (in uscita nel 2017 e 2018) e la commedia How to Be Single. La sua direzione qual è?
«Mettermi alla prova in tutto».

È apparsa da bambina accanto a sua madre in Pazzi in Alabama, ma ha studiato danza per 11 anni. Quando ha deciso di fare l’attrice?
«Non c’è mai stata una decisione, ci sono nata e cresciuta dentro. Per me il set è casa: da bambina era un gioco, oggi è lì che appartengo. Farlo diventare una professione mi faceva anche paura, intendiamoci. Molta».

E come l’ha gestita, nel grande salto da piccoli ruoli (The Social Network, 21 Jump Street)
a eroina di Cinquanta sfumature e degli altri titoli di quest’anno?
«Sono stata costretta. Quando ci sei dentro devi tirare fuori la grinta. Altrimenti meglio cambiar mestiere».

Il regista di Black Mass, Scott Cooper, ha detto che lei sembra tanto dolce ma ha tenuto testa a Johnny Depp come una tostissima veterana.
(Sorride lusingata, ndr). «Già, ho recitato con lui e attori che ammiro da una vita. Ma il timore è sfumato quando li ho conosciuti, sul set. Anche loro sono persone. Si lavora insieme, si diventa pure amici».

È molto disinvolta anche sul red carpet.
«Sono contenta di sentirglielo dire, perché io mi sento una frana totale. D’altronde ogni giorno devo imparare qualcosa».

A casa ne avrebbe di consiglieri esperti: chiede mai dritte ai suoi genitori o a nonna Tippie?
«No. Parliamo molto di cinema, ma non chiedo consigli: con loro sono come una qualunque ventenne con i suoi famigliari».

Valeria Vignale