5 domande a Clare Mackintosh sul suo nuovo thriller “So tutto di te”

03 febbraio 2018

Dopo “Scritto sulla sabbia”, suo primo bestseller che arriverà presto nei cinema, l’ex poliziotta inglese torna con lo psicothriller “So tutto di te” (DeaPlaneta, € 17).

Zoe, 40enne divorziata, un compagno, due figli più che adolescenti in cerca della loro strada, è costretta ogni giorno a prendere la metropolitana di Londra per andare a fare un lavoro che odia.

Una mattina riconosce la sua foto su un giornale locale, nella sezione quellachestaicercando.com, sito su cui qualcuno ha pubblicato dati sulla sua vita privata senza consenso. E quando alcune delle donne comparse in quella pagina e in quel sito cominciano a morire, con l’aiuto della detective Kelly Swift, cercherà di scoprire la verità nascosta dietro quello che sembra un banale servizio di appuntamenti.

So tutto di te e un giallo adrenalinico a tre voci. Parla Zoe, la protagonista, prigioniera di una vita routinaria, alle prese con un rapporto conflittuale con i figli e un compagno affettuoso che però non la supporta abbastanza nel momento in cui lei si sente in pericolo. Poi c’è Kelly Swift, una detective che ha avuto qualche problema professionale ma grintosa e determinata a riscattarsi, che dal primo momento si mette al fianco di Zoe. Infine c’è la voce del colpevole, che spiega via via i motivi che lo spingono a violare la vita delle donne, e la tentazione del male, sempre in agguato nella vita di tutti. Il finale è spiazzante. Come nei migliori thriller psicologici.

Abbiamo fatto 5 domande a Clare Mackintosh, in Italia per la promozione del suo libro, ospite attesa a Nebbia Gialla 2018, il Festival del noir di Suzzara.  



Un giallo attuale sul tema della privacy. Perché?
«Pensiamo spesso che la routine sia una cosa che ci protegge, invece è un rischio enorme. Chiunque può osservare le nostre abitudini e minacciare la nostra quotidianità».

Quali sono gli ingredienti di uno psicothriller perfetto?
«Nei thriller d’azione i personaggi e gli ambienti possono essere anche lontani dal mondo di chi legge ma in un giallo psicologico è indispensabile che i lettori riescano a identificarsi nei personaggi, nella loro quotidianità, nei loro pensieri e nelle preoccupazioni di chi ha una vita comune».

Nel libro parla anche il colpevole, anche se fino alla fine non si capisce chi sia.

«Ho lavorato in polizia per 12 anni e mi sono resa conto che non esistono i “buoni” e i “cattivi”. Una persona può compiere reati perché messa in determinate condizioni».

Le due protagoniste sono donne coraggiose…

«Le donne si sottovalutano. Poi, nei momenti peggiori, tirano fuori gli artigli».

Sta già lavorando al prossimo libro?
«Sì, è la storia di una neomamma che, dopo aver perso entrambi i genitori, si rende conto che la loro scomparsa è legata a un cupo mistero».

Eleonora Molisani @emolisani

(Foto: Jean-Philippe Ksiazek/GettyImages)