25 maggio 2015

Volti e film premiati al Festival di Cannes

Amarezza italiana, felicità francese. Il Festival di Cannes si è chiuso il 24 maggio premiando vari volti e titoli d’Oltralpe, con la delusione per i nostri tre film che pure sono stati applauditi e lodati dai critici stranieri (Mia madre di Nanni Moretti, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino, da vedere ora al cinema).

«Non ci sono abbastanza premi per tutti» hanno dichiarato i fratelli Joel ed Ethan Coen, presidenti della giuria, che hanno impalmato soprattutto film di sapore sociale. A cominciare dalla Palma d’oro: Dheepan del regista francese Jacques Audiard (che vedremo in Italia in autunno) racconta l’odissea di un Tamil fuggito dalla guerra in Sri Lanka per approdare alle periferie francesi. Il Grand Prix della giuria è andato a un’opera prima: Son of Saul di Lásló Nemes (anche questo in arrivo in autunno) ci porta quasi dentro i forni crematori durante l’Olocausto, seguendo un ebreo ungherese che, ripulendo quei luoghi, trova il figlio perduto tra i cadaveri (ed è sconvolgente).

Il premio come miglior attrice è andato ex aequo a Rooney Mara per Carol di Todd Haynes, storia di un amore lesbo nei bigottissimi anni Sessanta, e alla francese Emmanuelle Bercot per Mon Roi di Maïwenn, che racconta il rapporto perverso di dipendenza di una donna con il grande seduttore di cui si è innamorata (Vincent Cassel). Miglior attore è Vincent Lindon, disoccupato e precario in un mondo che cambia crudelmente nel film La loi du marché, anche questo in arrivo in Italia. Lindon è stato il più commosso, e commovente, alla cerimonia di premiazione: «Non sono mai stato premiato nella vita, e pensare che i miei genitori non possono più vederlo…» ha detto tra le lacrime.

Premio della giuria a The Lobster firmato dal greco Yorgos Lanthimos con Colin Farrell e Rachel Weisz, ambientato in un mondo dov’è vietato essere single, pena la trasformazione in un animale (l’aragosta del titolo). Miglior regista è il cinese Hou Hsiao-Hsien per The Assassin, film a base di suspence e arti marziali con un’attrice bellissima, Qi Shu, che sembra un’Angelina Jolie con gli occhi a mandorla. Miglior sceneggiatura: Michel Franco per Chronic, un film sull’eutanasia con un ottimo Tim Roth “angelo della morte”.

Valeria Vignale