Etiopia: guida alla scoperta di Harar
«Cutiiii! Dubbeee! Chaltuuu! Deeeevas!». La voce di Yusuf rimbalza nella notte nero pece che avvolge Harar. Quattro parole, che sembrano una formula magica. Invece sono nomi propri. E Cuti, Dubbe, Chaltu, Devas non si fanno attendere troppo. Quattro musi maculati emergono dalle tenebre. Yusuf allunga la mano, che regge un bradello di carne. Perché lui è l’uomo delle iene: quando le chiama, loro arrivano, si avvicinano e prendono il cibo direttamente dalla sue mani (per vedere come, sfoglia la gallery). Un’usanza che si perde nella notte dei tempi, una tradizione unica al mondo, una cosa che fanno solo qui, ad Harar.
Una città unica Harar è un posto impensabile: neanche scatenando la più sfrenata delle fantasie ci si potrebbe inventare una città del genere. Appartata nell’est dell’Etiopia – a 530 chilometri da Addis Abeba, la capitale, e a 200 malcontati dal confine con la Somalia – è la quarta città santa dell’Islam dopo Mecca, Medina e Gerusalemme. Ma è anche la sede di uno dei birrifici che vanno per la maggiore in Etiopia, quello che produce la birra Harar, appunto. Il cuore antico è una medina cinta di mura (dal 1994 Patrimonio Unesco): sulla porta principale c’è scritto: “Harar, città della pace, della tolleranza e della solidarietà nella vita di tutti i giorni”. Virtù che si applicano anche alle iene. Altrove animali che suscitano diffidenza, ma che per gli harari sono i cani di Allah. Amati e rispettati. Tanto che la loro cena per mano dell’uomo delle iene è diventata un’attrazione. Che lascia a bocca aperta turisti e locali.
Passeggiare senza fretta Niente è bello come fare due passi tra i vicoli della città vecchia nel tardo pomeriggio. I muri delle case dipinti di fucsia e verde acido si stemperano nella luce del sole calante. Dai cortili si diffonde il profumo del caffè, protagonista di un rituale che scandisce la giornata (i chicchi della qualità arabica prodotti ad Harar sono tra i migliori del mondo). Dal vicolo dei sarti, chiamato Mekina Girgir (nome onomatopeico come il suono che fanno le macchine da cucire, tutte Singer d’epoca a pedale), si scende nel cuore del mercato dove si vende di tutto. Dalle pagnotte appena sfornate all’orzo tostato, dai sacchi di spezie ai fornelli ricavati da un intelligente riciclo di ferro e acciaio. Perché niente si butta, in Africa. Tutto torna utile.
Musei e architetture L’abitante più celebre di Harar è stato un francese. Un farangi come chiamano qui tutti gli stranieri, poco importa se francesi o altro, storpiando con una certa inventiva la parola français. Ovvero, il poeta “maledetto” Arthur Rimbaud. Una meteora che ha rivoluzione la poesia occidentale e che, mollati i versi a 20 anni, ha iniziato a vagabondare. Per finire in questa città-crocevia dei commerci nei primi anni 80 del 1800 a fare il mercante di caffè e di armi. La più bella casa di Harar è diventata il Museo Rimbaud, con un’ariosa biblioteca che raccoglie i suoi libri e una sala affrescata per la quale si è guadagnata il soprannome di Casa Arcobaleno.
Altra dimora sontuosa traformata in museo è l’Abdullah Sherif House, dove ammirare gli abiti delle varie tribù che abitano l’Etiopia, dagli Afar agli Oromo, più una ricca collezione di testi sacri, cristiani, copti e musulmani. Perché ad Harar, si sa, si convive tutti in armonia.
Come arrivare Con Ethiopian Airlines voli diretti tutti i giorni da Roma Fiumicino ad Addis Abeba. Si parte alle 22.45 con arrivo alle 06.55 del mattino successivo; il rientro è alle 23.55 con arrivo a Fiumicino alle 4.15. Per chi parte dal nord Italia, Ethiopian Airlines vola da Malpensa ad Addis (via Roma) ogni lunedì, mercoledì, giovedì e sabato alle 20.20, arrivo ad Addis sempre alle 06.55.
Biglietti a/r da Roma e Milano da 299 euro (tasse aeroportuali escluse).
Ufficio prenotazioni di Roma: tel. 06.42011199; ufficio prenotazioni di Milano: tel 02.8056562.
La compagnia di bandiera etiope garantisce collegamenti giornalieri da Addis Abeba all’aeroporto di Dare Dewa, bella cittadina che dista 43 chilometri di strada perfettamente asfaltata da Harar.
Per organizzare i servizi a terra, tra i tour operator più affidabili, Rainbow Tours, super specializzato in viaggi in Africa, anche personalizzati.
Dove dormire Anisa vi cucinerà dei deliziosi pancake con il miele per la prima colazione e tosterà per voi un caffè profumato, caldo e forte, oltre ad affittarvi una delle sue otto camere all’interno di una casa nel cuore della città vecchia. All’Anisa Guest House (tel. 0915330011) si dorme con 16 euro.
Dove mangiare Per assaggiare il piatto nazionale etiope, l’onnipresente injera (pane spugnoso dal sapore acidulo) accompagnata da carne e verdure, si va da Hirut, nella parte nuova della città. I tavoli sono apparecchiati sotto una veranda abbellita da cesti di vimini, quelli che si usano in Etiopia proprio per conservare l’injera.
di Federica Presutto