Un master per diventare sceneggiatori

21 July 2015

Bobette Buster è una delle più importanti e autorevoli sceneggiatrici americane. A Hollywood,  ha lavorato per sette anni come creative executive con Tony Scott, il regista di Top Gun, e come production consultant con Larry Gelbart, creatore e produttore di M*A*S*H. Oggi scrive, produce e tiene conferenze per Disney Animation, Pixar, Sony Animation e Twentieth Century Fox.

Dal 1992 insegna presso la Graduate School of Cinematic Arts della University of Southern California, dove ha fondato il primo corso di scrittura di sceneggiature originali, e collabora con l’Università Cattolica di Milano e con la Fémis, la più importante istituzione pubblica francese di cinema. Tra i suoi lavori più recenti, la collaborazione alla scrittura del film Educazione siberiana di Gabriele Salvatores (2013). L’abbiamo incontrata in Italia, a Belgirate (VB), dove ha tenuto un corso per la Summer School in Cinema Projects Development, organizzato dal Master in Scrittura e produzione per la fiction e il cinema (Università Cattolica – Almed) per la formazione di sceneggiatori, story editors, producers, e le abbiamo rivolto alcune domande sulla sua professione.

Cominciamo dal titolo del suo libro: Adesso racconta. Come narrare una storia perché il mondo la ascolti (Anteprima Edizioni, €14,50)

«Ho scritto questo libro perché ho tenuto lezioni e conferenze sulla narrazione per oltre vent’anni. Alla Graduate School of Cinematic Arts della University of Southern California, ho creato il corso “L’arte della narrazione cinematografica”, poi adattato agli studenti di tutto il mondo. Negli ultimi dieci anni ho tenuto un corso estivo per il Master in “Scrittura e produzione per la fiction e il cinema” dell’Università Cattolica. Durante questi corsi, ho scoperto che prima che qualcuno possa scrivere una sceneggiatura per un film o per la tv, deve prima imparare a raccontare bene anche la propria storia. Ho trovato dieci concetti essenziali per scrivere bene una storia, che ho inserito nel mio libro. Oggi molti professionisti mi chiedono di insegnare loro come raccontare al meglio le loro storie. Altri mi contattano, anche tramite Twitter e Facebook, per dirmi come il mio libro li ha aiutati».

Come capire se si possiedono le qualità per dedicarsi alla professione di sceneggiatore?
«Se senti il desiderio di raccontare una storia con elementi visivi e sonori allora puoi scrivere una sceneggiatura. Ma occorrerebbe prima vedere molti grandi film – classici di ogni genere da tutto il mondo – ed essere disposti a imparare il mestiere. Una grande sceneggiatura è molto più simile a una composizione di una grande sinfonia, piuttosto che scrivere un romanzo o un’opera teatrale».

La tecnologia cambierà il futuro di quest’attività?
«Dobbiamo imparare a raccontare grandi storie in un segmento temporale molto più breve che in passato, come quei brevi ma grandi video a volte condivisi viralmente su YouTube. La gente vorrà sempre vedere storie che possano continuare a emozionare e a fornire occasioni di  grandi intuizioni, indipendentemente dalla loro lunghezza. Il web continua a offrire nuove opportunità di raccontare storie in modo interattivo, usando i social media e i giochi. Ma la vera nuova frontiera è la realtà virtuale, con l’uso di caschi come Oculus Rift che consentono al ‘giocatore’ di essere immerso in un’altra realtà che è un mondo a 360 gradi dove egli è protagonista. Ma ciò che è in fase di sviluppo è come il giocatore nella realtà virtuale possa cambiare la storia in modo profondo come  in un grande film o romanzo. Questa è la prossima grande sfida nella narrazione!».

Talento o esercizio?
«
Servono entrambi. Ma nessuno è un buon narratore o sceneggiatore senza la giusta formazione, non importa quanto talento abbia. Per nutrire il talento occorre restare sempre curiosi. Guardare grandi film e grandi serie tv (siamo nell’Età dell’Oro della narrazione televisiva). Leggere la grande letteratura e le graphic novel, i magazine e i blog. Restare in contatto con lo spirito del tempo -lo zeitgeist– l’attualità e le tendenze. I grandi narratori sono realmente i “custodi della verità”; sono gli occhi e le orecchie dei nostri tempi. Questa è anche una grande responsabilità».

Cinzia Cinque