A portarla all’Ariston è stata una petizione partita dal web e dai social due anni fa con All Music Italia. E così al grido di #cristinadavenaasanremo, Cristina D’Avena, regina delle sigle dei cartoni animati, è sbarcata in Riviera, superospite di Sanremo 2016. Con grande onestà dice: “Non farò niente di diverso da quello che ci si aspetta da me. Sono stata chiamata a Sanremo come Cristina D’Avena e sarò Cristina D’Avena con il mio repertorio”. Sette milioni di dischi venduti, 35 anni di attività, dischi di platino e d’oro, alzi la mano chi non conosce a memoria almeno un paio delle sue canzoni: se non l’hai cantata per te, l’hai usata come ninna nanna per i tuoi bambini.
Lei è “felicissima ed emozionata”, Il suo racconto parte addirittura dal Coro dell’Antoniano dove debuttò (nel 1968) a 3 anni cantando Il valzer del moscerino. Dice che “i cartoni animati entrano nei nostri cuori e da lì non si spostano più”. E’ bello che Carlo Conti abbia creduto a questa emozione, perché alla fine domani sera quelle canzoni le canteremo come abbiamo cantato Eros Ramazzotti, col cuore. Oggi Cristina D’Avena fa concerti all’Alcatraz di Milano, al Piper di Roma e all’Estragon di Bologna: arrivano i papà coi bambini, ma anche le nonne.
A chi le chiede se non abbia mai sognato un percorso diverso, da cantante, risponde con orgoglio che no, va benissimo così: perché lei si sente ancora bambina (ha passato i 50 ma vive ancora con mamma) e perché, sostiene “la sigla dei cartoni animati è sempre una canzone ma è ricca di sensazioni semplici, umili, tenere. Non chiedo di meglio”. Naturalmente ammette che le piacerebbe essere in gara ma “Voglio restare Cristina D’Avena, la canzone deve somigliare a quella che sono sempre stata e continuo a essere”. Tuttalpiù le piacerebbe cantare le sue canzoni, riarrangiate, con qualche collega. Con Arisa, ad esempio, farebbe Memole dolce Memole, con Jovanotti Pollon combinaguai. E svela, finalmente, il segreto di una sigla di successo: “Dev’essere semplice, “arrivare” e avere tre ritornelli tutti uguali, ai bambini piace così”. E lei, naturalmente, sa bene di cosa parla.
di Elisabetta Sala