Intervista a Cathleen Shine, autrice di “Le cose cambiano”

27 September 2016

Joy, protagonista di Le cose cambiano (Mondadori, pagg.  300; € 19,50; e-book € 9,99), nuovo romanzo della prolifica scrittrice americana Cathleen Shine, è un’anziana signora di 86 anni. Quando perde l’amato marito, i figli Molly e Daniel si aspettano che lei si rassegni a vivere come una vecchia vedova. Ma Joy non ci sta, si ribella al buon senso e decide addirittura di presentare ai figli, alle nuore e ai nipoti il suo nuovo boyfriend. Come reagirà il clan dei Bergman?

La vita è una. È giusto viverla a modo proprio fino in fondo, come vorrebbe fare Joy?
«Il tema non è tanto che Joy vuol fare quello che vuole, ma che deve capire che cosa vuole esattamente a questo punto della sua vita. Molti credono che la vecchiaia sia un’età statica, invece implica una rivoluzione fisica e psicologica simile a quella dell’adolescenza. In questo romanzo volevo indagare quanto fossero rivoluzionari i cambiamenti che l’arrivo della terza età impone a chi la subisce direttamente ma anche a tutti i membri della famiglia».

Come le è venuta l’idea di parlare di una situazione ancora lontana dalla sua attuale?
«Qualche anno fa avevo mio padre malato, il mio patrigno che stava morendo, mia madre che non riusciva a farcela da sola. Ricordo che il mio unico pensiero era come riuscire a gestire quella situazione. Ogni volta che parlavo con gli amici mi rendevo conto che tutti stavano vivendo i conflitti, le frustrazioni, i sensi di colpa che si provano quando i genitori invecchiano e devi gestire la tua vita e insieme i loro problemi. Avevo un po’ paura, perché la mia è una visione personale, ma alla fine si è rivelato un romanzo che tratta un tema “sociale”».

È inevitabile che la famiglia moderna sia in perenne equilibrio tra conflitti e sensi di colpa?
«Al contrario del rapporto d’amore, quello tra familiari non deriva da una nostra scelta. Quindi per non “scoppiare” richiede che si cresca tutti insieme, superando le inevitabili difficoltà».

Qual è il personaggio del suo romanzo a cui più si è affezionata scrivendolo?
«Di solito i caratteri minori, sia nei libri che leggo sia in quelli che scrivo. Forse perché sono più teneri e comici. Possono essere variopinti, esagerati, cosa che spesso non è concessa al personaggio principale. A favore di Joy, la protagonista, posso però dire che da lei ho imparato molto; mi sono resa conto che i suoi figli non la prendevano in considerazione solo perché era anziana e quindi ho pensato: “Forse anch’io mi comporto così con mia madre, e non è giusto».

Un tema denso, che però alleggerisce con la sua consueta ironia…
«Penso che commedia e tragedia vadano sempre a braccetto, nella vita ma in particolare nelle situazioni familiari. E questa è una grande fortuna per i romanzieri!».

Eleonora Molisani