Francesco Mandelli: «Ora sì che sono un “non giovane”»
La seconda prova da regista e le “follie” con la figlia: ecco Francesco Mandelli reloaded
“Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, cantava Caparezza. Sarà così pure per i film? Giro la domanda a Francesco Mandelli, già veejay di Mtv e “solito idiota” di culto, ora all’opera numero 2 da regista con Appena un minuto (nelle sale dal 3 ottobre). «Non è stata più dura» risponde, «perché questo è il film di Max (Giusti, il protagonista, ndr), non il mio. Nasce da un suo testo teatrale, io mi sono messo al suo servizio, ho lasciato da parte l’ego».
D’ora in poi, regista per sempre?
«Mi diverto ancora a fare l’attore, ho appena girato Cops con Claudio Bisio (prossimamente su Sky, ndr) e, rispetto alla regia, è stata una vacanza. Ma dirigere mi piace di più, mi sembra di avere una creatura mia tra le mani».
L’idea del film è semplice: tornare indietro di un minuto per cambiare le scelte passate. Tu pensi alle “sliding doors”?
«Sempre, a volte mettendo persino in dubbio il libero arbitrio: forse la nostra vita è davvero già scritta. Però mi ricordo anche di quand’ero piccolo. Adoravo fare teatro, ma vivendo nella provincia brianzola sembrava un sogno irrealizzabile. A 18 anni è passato il treno di Mtv e ci sono saltato su: il resto è andato da sé. Oggi mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi perseguito l’idea di entrare in un’accademia d’arte drammatica. Forse non sarebbe cambiato un cavolo».
Il “Non Giovane”, come ti chiamavano, ha compiuto 40 anni.
«È stato un anno campale, ma tutto è iniziato prima. Quando avevo 35 anni è nata mia figlia Giovanna, ed è finita di colpo la mia adolescenza durata vent’anni: ho sentito che qualcosa stava cambiando. Poi è cominciato un periodo di limbo, in cui non mi sentivo più il ragazzo di Mtv, ma neanche un adulto. Coi 40 qualcosa è cambiato davvero».
Che papà sei?
«Mia figlia è il mio centro di gravità permanente. La gente mi chiede ancora di fare i personaggi dei Soliti idioti, e sono grato a quel successo, ma ora mi travesto solo con lei. Lo facevo quand’ero bambino: pure a Ferragosto avevo su il costume di Batman. Ora lo facciamo insieme, e abbiamo una regola: un giorno alla settimana, possiamo uscire di casa vestiti come ci pare».
Di Mattia Carzaniga