chiara caselli

Un amore lungo una vita? Esiste, esiste… Parola di Chiara Caselli

01 March 2021

Quattro domande a Chiara Caselli, nel film di Pupi Avati Lei mi parla ancora, uno dei successi cinematografici della stagione

 

Chiara Caselli, 54 anni, attrice (Il signor diavolo, Non uccidere, Baby), regista e fotografa, recita in Lei mi parla ancora, diretto da Pupi Avati. Il film, a poco meno di un mese dall’esordio, continua a essere nella top ten dei più gettonati della stagione. Liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Giuseppe Sgarbi, la storia ha appassionato il pubblico della piattaforma, che sui social ha elogiato la grande prova d’attore del protagonista, un inedito Renato Pozzetto.

Pozzetto è per la prima volta in un ruolo drammatico, quello del padre Nino, rimasto vedovo. Ma a emozionare è stata soprattutto la storia narrata. Un amore che dura 65 anni e che non finisce neanche quando Caterina (Isabella Ragonese e Stefania Sandrelli), la moglie di Nino, viene a mancare. Ne parliamo con Chiara Caselli, che interpreta appunto la figlia della coppia. Sarà lei, alla morte della madre, ad affidare a uno scrittore, Amicangelo (Fabrizio Gifuni), il compito di far rivivere quel magico incontro in un libro.

Chiara Caselli e l’amore

Può ancora esistere un legame così intenso e tenace?

«Penso proprio di sì, come è accaduto anche ai miei genitori, scomparsi da qualche anno. Anche nelle lettere di mio padre a mia madre c’era lo stesso pathos, un impegno sacrale, non solo perché religioso. Forse oggi è più difficile tenere fede a quel patto. Ma nel momento in cui ci innamoriamo tutti desideriamo e crediamo sia per sempre. Poi per alcuni funziona, altri invece sono costretti a rivedere quell’accordo. Ma non è un giudizio di valore».

Però il film lascia emergere anche un altro amore, quello della figlia per il padre.

«Il loro è un legame intenso, che viene esternato nel più classico dei modi in cui si manifesta il bene, l’affetto: prendendosi cura dell’altro. Ed Elisabetta, che nel film è indicata solo come “figlia”, una persona lucida, temeraria, coraggiosa, attinge alle sue risorse per farsi carico della sofferenza del padre secondo la modalità che le è più consona, che sancisce anche una sorta di riconoscenza. Perché è stato proprio Nino, il padre a trasmetterle l’amore per la letteratura, così come il figlio, Vittorio, ha ereditato dalla madre la passione per l’arte».

Un futuro di sorellanza

Come è stato recitare accanto a Renato Pozzetto?

«È una persona molto riservata e schiva, quindi sul set sono mancate un po’ le chiacchiere tra gli attori, ma non è mancato il feeling nella recitazione. La scena a letto, dopo il funerale, per esempio, è stata perfetta subito. Un attore sorprendente, capace di una grande concentrazione sul set».

Quali sono i suoi programmi futuri?

«Sto sviluppando alcune idee. In particolare, ho in programma un lavoro con Amanda Sandrelli e Rita Marcotulli, pianista e compositrice. Un progetto che mette insieme le nostre tre carriere. E che promuove la sorellanza, la complicità fisica e verbale delle donne. Perché gli amori sono meravigliosi ma talvolta passano, l’amicizia femminile, questa sì che dura una vita».

Di Cinzia Cinque