8 marzo, festa della donna: concediti un Bagno d’Amore. Con Paolo Mancini
365 giorni. 365 esilaranti vignette, in cui Wilma e Chucky se ne dicono di ogni. E per di più, in una location piuttosto insolita: la toilette. Il manuale umoristico Bagno D’Amore, di Paolo Mancini (Giraldi Editore, € 11,90), apre con una doppia prefazione. La prima, in rosa, a cura di Isa Grassano, giornalista e scrittrice, che – diplomatica come solo una donna sa essere – ricorda ai lettori perché, nonostante le incomprensioni quotidiane, la coppia alla fine si ricomponga sempre nel desiderio di “esserci” per l’altro; di ricostruire ogni giorno quello che il logorio domestico ed esistenziale tenta di distruggere. La Grassano mette le mani avanti, spiegando che l’ironia cinica dei due protagonisti ha un retrogusto di tenerezza, che è poi la voglia di sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda ma l’impossibilità a riuscirci, perché la natura ci ha reso diversi e per molti versi incompatibili. La seconda prefazione, in blu, a firma dell’autore (direttore del settimanale Donna al Top, Vero Casa e Rakam), che non nega il rassicurante approdo finale tra le braccia dell’anima gemella, ma per arrivarci ci fa fare un giro lungo, attraverso 200 pagine frecciatine, punti di vista agli antipodi, che spaziano dal desiderio di convolare a nozze (Lei: “Sì, lo voglio!” Lui: “Sì, lo vaglio.”), alla convivenza (“Caro, è da vent’anni che siamo sposati.” “Cara, è da vent’anni che siamo spossati.”), alle vacanze, alle feste comandate, al tempo libero, al desiderio di maternità e paternità.
Il suo originale manuale d’amore delocalizza le divergenze domestiche in bagno, che invece dovrebbe essere l’unico “porto franco” per chi vive in coppia. C’è un motivo?
«Perché il bagno è il luogo dove si eliminano le tossine, ci si “libera”, si aprono completamente i rubinetti dei pensieri e spesso gli attori della messa in scena di coppia “centrifugano” i panni sporchi, per ripartire lindi e rinfrescati. Ma ho scelto il bagno anche perché è l’ambiente perfetto per restituirci con una metafora spiazzante, e quindi naturalmente umoristica, la differenza originaria tra uomini e donne rispetto al loro “metabolismo sentimentale”. Uomini e donne amano in modo diverso, e la diversità di direzioni da prendere per raggiungere la toilette (in genere opposta) enfatizza questo concetto. Ma c’è anche una chiave di lettura in positivo, e me l’ha offerta una lettrice. Mi ha suggerito che usare quello spazio contemporaneamente per la coppia è una meravigliosa prova di intimità. Tanto estrema quanto rara».
Finalmente un libro in cui non c’è un sesso debole e uno forte, ma solo due persone che parlano una lingua diversa. Almeno nell’arte del battibecco abbiamo raggiunto la parità?
«Ho sempre sostenuto l’illusorietà del concetto di “progresso”, ovvero il percorso dell’umanità da un punto di partenza “primitivo e rozzo” verso una meta “più evoluta e raffinata”. Ricordo che all’università, nel corso di un laboratorio sul tema della follia, ho sostenuto la teoria secondo la quale non c’è grande differenza, in termini di antropologia comparata, tra le trapanazioni craniche medievali per guarire i “pazzi” e un certo approccio farmacologico odierno. Cambiano i modi, gli atteggiamenti, ma gli schemi astratti restano analoghi. Applico questa teoria anche alla vita di coppia: tranquillizziamoci, questa disparità (o questa parità) dialettica c’è sempre stata, c’è e sempre ci sarà».
Qual è secondo lei la situazione in cui uomini e donne sono decisamente lontani anni luce?
«Non penso ci sia una situazione in particolare, uomini e donne sono distanti anni luce e basta (almeno questo è il presupposto che dà senso al libro). Mi piace molto la locuzione “anni luce”, mi suggerisce l’idea di una lontananza “solare”, luminosa e illuminante, capace di creare le condizioni per schiarite e chiarimenti continui. Mi piace anche perché mi fa pensare che uomini e donne avrebbero potuto anche essere distanti “anni buio”. E sarebbe stato molto peggio».
I corrosivi botta e risposta quotidiani, secondo lei, logorano la coppia o alla fine la salvano?
«Nella vita reale i “corrosivi botta e risposta” possono anche rischiare di logorare la coppia. L’ironia insistita può diventare molesta. Ma quando sono contenuti in vignette divertenti di un libro umoristico, allora ambiscono a salvarla. Uso il verbo “ambire” perché non credo che un libro possa “salvare”. Penso però che ridere crei un contesto più proficuo per affrontare i problemi quotidiani».
Qual è, tra le 365, la battuta a cui è più affezionato o che rispecchia meglio il messaggio del libro?
«Mi diverte menzionare la vignetta intitolata “Bagno di imprese”. Chucky dice: «21 luglio 1969, un grande passo per l’umanità: il primo uomo sulla Luna». E Wilma replica: «21 luglio 1969, un grande passo per l’umanità: un uomo in meno sulla Terra». Insomma, amo pensare che anche tutte le altre 364 vignette lavorino in questa direzione: “spiattellare” la verità su tutti gli aspetti dell’amore incrostati da luoghi comuni, frasi fatte e leggende metropolitane. Anche se ho un sospetto atroce: rivelare la verità spesso non porta a grandi risultati. Si sa: “Invano veritas”.
Ha creato una vignetta in esclusiva per Tu Style sulla festa della donna…
«Chucky: “Oggi, 8 marzo, noi uomini dobbiamo celebrare la festa delle donne.” Wilma: “Ieri 7 marzo, oggi 8 marzo, domani 9 marzo: tutto l’anno voi uomini dovreste celebrare la testa delle donne!”».
Di Eleonora Molisani
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