Noemi e Save the children

#ColtiviamoLaPace: Noemi e Save the Children per i bambini colpiti dalle guerre

17 marzo 2022

Save the Children e Noemi hanno lanciato l’appello #ColtiviamoLaPace dedicata a tutti i  bambini colpiti dalla guerre nel mondo

 

Un brano, Acciaio, dedicato a tutti i bambini coinvolti in guerra: è l’iniziativa di Noemi e Save the Children  #ColtiviamoLaPace un appello per diffondere quello che sta accadendo ai bambini non solo in Ucraina ma in tanti Paesi ora in guerra. È questo lo scopo dell’iniziativa lanciata il 16 marzo dalla cantante e dall’associazione che da oltre 100 anni lotta sul campo anche dove ci sono i conflitti per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Per lanciare la mobilitazione sulle note di Acciaio è stato realizzato dal regista Attilio Cusani, un video con un forte significato evocativo.  È un invito ad usare ogni mezzo per rendere visibili i fiori nelle nostre case, nei nostri uffici e nelle nostre scuole, come segno di impegno. L’invito di  Noemi e Save the Children è quello di diffonderlo insieme a proprie immagini con i fiori veri, o a disegnarli e costruirli come simbolo di pace.

 

Simbolo di #ColtiviamoLaPace sono, infatti, i fiori: con l’invito a moltiplicarli per invadere lo spazio reale e virtuale intorno a sé. Un messaggio per  invitare a coltivare la pace e proteggere il diritto a vivere, crescere e studiare di tutti quei bambini che la guerra invece travolge.  Per Noemi i bambini in guerra sono come “fiori d’acciaio” che “dentro agli angoli bui” in mezzo alle macerie vogliono vivere e continuare a crescere.

Di fronte alla guerra, che sta colpendo senza sosta da undici anni in Siria e da sette in Yemen milioni di bambini, e che ora è esplosa con la stessa violenza anche in Ucraina

La guerra sta facendo a pezzi intere regioni e città del mondo, e travolge i bambini, colpendoli per strada, nelle case, a scuola e negli ospedali, che riduce in macerie. Già prima dell’escalation in Ucraina, 450 milioni di bambini vivevano in zone di conflitto: la guerra senza sosta da undici anni in Siria  e quella che dura da sette anni in Yemen, solo per citare due conflitti ” dimenticati”. E ora altri 6 milioni di bambini sono in grave pericolo all’interno dell’Ucraina  e quasi un milione e mezzo sono stati costretti a fuggire dal Paese per mettersi in salvo, spesso solo con le loro mamme o da soli.

Le guerre non accadono per caso, sono una chiara responsabilità degli adulti che non sanno coltivare la pace e strappano la vita e la speranza ai bambini. Come fiori piegati dalla violenza, vengono uccisi, feriti, subiscono violenze, non hanno cibo o non possono essere curati, non possono andare a scuola.

“Quando ho cantato per la prima volta Acciaio non pensavo al buio orrendo che sta inghiottendo milioni di bambini”, ha dichiarato Noemi. “Oggi insieme a Save the Children ritrovo in pieno il senso di queste parole, per dare voce ai piccoli fiori d’acciaio che possiamo proteggere davvero solo coltivando la pace con tutte le nostre forze, ancora di più”. Con il suo video messaggio la cantate invita tutti  a mobilitarsi contro la guerra e a diffondere il messaggio.

 

 

“Ogni guerra è una guerra contro i bambini, e solo coltivando la pace possiamo proteggere davvero il loro futuro”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia. “Dobbiamo fare ogni sforzo possibile per dire basta alla guerra in Ucraina e negli altri paesi in conflitto. Questa guerra, e le altre che non si fermano di fronte ad orrori inaccettabili, non colpiscono i bambini solo con le armi dove esplodono, ma spandono a macchia d’olio enormi crisi umanitarie intorno a loro, e gli effetti sull’economia moltiplicano fame e povertà in ogni angolo del pianeta che a loro volta strappano la vita e il futuro ai bambini più vulnerabili. Oggi con Noemi vogliamo lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile che crede nella possibilità di salvare i bambini e difendere il loro futuro, ad ogni costo, coltivando la pace come unica possibilità di ricostruire il futuro dalle macerie”.

Di Cecilia Pedron – Foto di Attilio Cusani