Esercizi preparatori alla melodia del mondo: l’esordio di Maurizio Crosetti

30 March 2016

Lo spunto di Esercizi preparatori alla melodia del mondo (Baldini & Castoldi, € 15) di Maurizio Crosetti, inviato del quotidiano La Repubblica, è una storia dolorosamente vera. Davide Martello (nato in italia ma cresciuto in Germania) il 14 novembre 2015, in seguito agli attentati di Parigi del giorno prima, si reca davanti al teatro Bataclan e intona con il pianoforte Imagine di John Lennon. Un inno alla pace a cui il ragazzo non è nuovo, perché ha già suonato in strada dopo gli attacchi alla redazione di Charlie Hebdo; in piazza Maidan durante le proteste in Ucraina; in piazza Taksim a Instanbul dopo la rivolta delle bandiere; in Afghanistan tra i soldati coperti di polvere; a New Orleans dopo l’uragano Katrina.

“Mi avete visto. Io sono l’uomo col pianoforte.
 Ho un pianoforte, un’automobile, un rimorchio, una bicicletta. Il pianoforte lo metto nel rimorchio che aggancio all’automobile: poi, quando mi avvicino al posto che ho scelto, scarico il piano, lascio l’auto, attacco il piano alla bici e arrivo dove devo arrivare. Poi suono.
 Mi avete visto, io sono il pianista di Parigi. Arrivai il giorno dopo, e vidi il sangue a terra. Sembrava dipinto apposta da un pittore, una scia lunga e larga come una persona. Scesi dalla bici, e suonai Imagine”.

Dal musicista “marziano”, che suona la pace dove si annidano il male e la distruzione, prende avvio l’esordio narrativo di un giornalista che, dopo alcuni saggi di sport e una raccolta di favole, si cimenta per la prima volta con un romanzo.

È destino che un giornalista senta il bisogno di scrivere un romanzo?
«Avevo desiderio e curiosità di misurarmi su un terreno diverso da quello abituale. La scrittura giornalistica è molto diversa da quella del narratore. E poi i giornalisti sono abituati a correre, invece un libro dà il tempo per riflettere, elaborare. Anche se in questo caso l’idea è venuta dopo gli attentati di Parigi e il romanzo è arrivato non molto tempo dopo. Ci tengo però a dire che il pianista del Bataclan è solo la suggestione che ha dato avvio alla storia. Che di quel personaggio ho preso un po’ della “geografia” degli spostamenti, ma non la biografia. Il mio racconto, insomma, è del tutto inventato».

Un artista di strada può davvero consolare chi viene colpito da stragi ingiuste e crudeli come quelle che subiamo in questo momento storico?
«Credo che l’arte, in generale, sia “terapeutica”. E che l’artista sia una specie di anestesista, ma in senso buono. Ascoltare una bella melodia, leggere un buon libro, possono trascinarci via per qualche momento dalla brutalità della vita; alleviare il peso che ci tocca sopportare in questi tempi difficili».

Il romanzo è anche una storia di amicizia e d’amore – tra sogno e realtà – di due musicisti giramondo…
«Sì, e comincia quando i due sono ancora bambini. Lei suona soprattutto per accontentare i suoi genitori. Lui, che è un vicino di casa, se ne innamora ascoltandola, e comincia a studiare pianoforte. Da grandi si mettono in viaggio alla ricerca di se stessi, fino a incrociarsi di nuovo».

Il finale lascia piacevolmente spiazzati…
«I due sono pronti o no per l’amore? Io credo che nella vita, più che gli obiettivi, abbia importanza il viaggio. È tutto preparatorio all’armonia a cui ciascuno di noi aspira».

Eleonora Molisani @emolisani