Scarlett Johansson e George Clooney, svitati a Hollywood in “Ave, Cesare!” dei Coen
Un affresco tutto da ridere della Hollywood degli anni 50. Ave, Cesare!, l’ultimo film dei fratelli Ethan e Joel Coen che ha aperto il festival di Berlino ed è ora nelle sale, pesca nella storia del cinema americano, ricorda volti e scandali del dopoguerra, ironizza pure sulla caccia alle streghe, ma per puro divertissement. Ogni riferimento alla realtà è tutt’altro che casuale, ma resta una toccata e fuga che diventa omaggio alla grande macchina dei film più che uno sguardo realistico e approfondito. A cominciare dalla figura di Eddie Mannix, personaggio-filo-rosso di tutta l’assurda vicenda, interpretato da Josh Brolin.
Mannix è davvero esistito: tra gli anni 20 e i 60. Era il “fixer” pagato dalla Mgm per mettere a tacere i gossip e risolvere i guai delle produzioni. Riuscì a insabbiare la tossicodipendenza di Judy Garland e la bisessualità di Greta Garbo, fu perfino sospettato di essere coinvolto nella morte di Georges Reeves, volto di Superman e amante proprio di sua moglie (morì apparentemente, suicida). Nel film dei Coen è invece un tipo alquanto bonaccione, un padre di famiglia con grandi sensi di colpa, che salta da uno studio all’altro e, tra i piccoli e grandi problemi della macchina cinematografica, si ritrova alle prese con un guaio assurdo: la sparizione della celebrity del momento, l’attore Baird Whitlock, un George Clooney che ricorda Clark Gable o Cary Grant in versione comica.
L’attore è il volto di punta di un “peplum”, così si chiamano i film ambientati nell’antica Roma (un titolo alla Ben Hur): in una pausa del set, viene addormentato e rapito da una banda di comunisti che ne chiede il riscatto per fare cassa e propaganda. Con addosso un costume da centurione che lo fa sembrare ancora più idiota di quanto non sia, Baird-George Clooney si ritrova a dibattere con dei simil-intellettuali che vorrebbero pure convertirlo alla causa (lo vediamo a colloquio persino con il filosofo Marcuse). A Hollywood tutti pensano che sia in preda ai fumi dell’alcol (altro riferimento a Clark Gable), ma la faccenda diventa sempre più imbarazzante e difficile da nascondere.
Vediamo Mannix cercare il bandolo della matassa mentre sfugge a due assatanate giornaliste a caccia di scoop, gemelle e rivali ((interpretate da Tilda Swinton). Nel frattempo deve risolvere le altre sue quotidiane grane e così lo seguiamo tra gli studios e le produzioni: un musical coi marinai ballerini di tip-tap (un Channing Tatum che, come l’attore Gene Kelly, è anche anti-maccarthista, anzi di più) e una fantasia acquatica con sirenetta-Scarlett Johansson (rimando a Esther Williams), attrice che va fatta sparire dalla scena per un po. Visto che è rimasta incinta, Mannix suggerisce di non farsi vedere per poi riapparire con un “orfano adottato” (storia che non ha nulla a che vedere con la Williams, ma ricorda uno scandalo legato a Loretta Young e Clark Gable). E c’è anche un simil-John-Wayne, un cowboy canterino (il giovane, bravissimo attore Alden Ehrenreich) che visto il suo grande successo di pubblico viene messo a recitare in una storia d’amore in costume ma, lontano da lazzi e cavalli, fa impazzire il serissimo regista Laurence Laurentz (Ralph Fiennes, citazione di Laurence Olivier).
Ma non è la vera storia di Hollywood che i fratelli Coen vogliono raccontare. Tutti i pezzetti di verità sono messi insieme in un mosaico comico e il film sembra seguire il filone della trilogia dell’idiota di cui Clooney, ancora una volta bello e ridicolo, è uno dei volti (Fratello dove sei?, Prima ti sposo poi ti rovino, Burn After Reading – A prova di spia). Questo è un omaggio alla “dream factory” con una meravigliosa, divertente ricostruzione dei suoi generi più pop. La vera storia è solo un pretesto.
Valeria Vignale
@vavign