Il primo libro de il Cile: storie d’amore molto rock

09 January 2014

Lorenzo Cilembrini, in arte il Cile, è aretino, ha 32 anni e fa il cantautore per vocazione. Ha successo (Jovanotti l’ha voluto per aprire parte del suo tour 2013), fans e riconoscimenti internazionali, ma non gli basta. La sua voglia di dire è tale da decidere di scrivere un libro che parla di sesso, alcool e rock&roll. Si intitola Ho smesso tutto (Kowalski editore).

Un esordio letterario apparentemente rischioso che invece è convincente. Racconta di 12 donne, le uniche che gli hanno “fatto battere il cuore”. Sono 12 storie di “odi et amo” al tempo dei social network, dello sballo metropolitano, dell’incertezza dei sentimenti e del futuro. Ma ricomponendo il puzzle, ripulendo le pagine dal cinismo, sullo sfondo c’è un inno all’amore. Che, nel caso de il Cile, non è solo amore per le donne e per la vita, ma anche per la sua professione di artista, ormai a tutto tondo.

C’è Campy, ragazza di campagna che ama le moto. C’è Vacuy, la perfetta groupie armata di macchina fotografica. C’è Soldy, conosciuta chattando su Facebook. Le relazioni a due non escono benissimo dal tuo romanzo.
«Faccio parte di una generazione che si incontra attraverso i social e spesso in situazioni di realtà alterata. Quando poi le relazioni scendono sul piano della quotidianità, spesso falliscono perché sono mancati passaggi importanti come la conoscenza reciproca, lo scoprirsi lentamente attraverso vere affinità, il corteggiamento… ».

La risposta non è certo da “bello e dannato”. Che fine ha fatto la rock star?
«In realtà ho vissuto da rock star prima di diventare un cantautore noto. Ho fatto la vera gavetta, suonato con una band in giro per l’Italia, bevuto tanto, incontrato donne di ogni tipo. Però quello che racconto nel libro non è del tutto autobiografico ma è la summa di personaggi e situazioni fuori dalle righe che mi sono capitate».

Nel libro dici che il successo e la popolarità non ti interessano, e sembri anche sincero.
«In fondo io ho un po’ l’atteggiamento del nerd: amo veramente scrivere, perché sento il bisogno di condividere i miei pensieri. Vivo la scrittura come un lavoro certosino, un continuo limare. Mi piace leggere, anche i classici: il mio romanzo preferito è I Promessi Sposi, la gente stenta a crederci… ».

Continuerai a scrivere musica, canzoni e anche libri?
«Probabilmente sì, il mio motto nella vita è la frase di fra Cristoforo ne I Promessi Sposi: Omnia munda mundis: “tutto è puro per chi ha la coscienza pura”. Io so che la mia è un’ispirazione genuina, uso le parole solo per arrivare alle persone, infatti sono anche autore di canzoni altrui. Suonerà retorico e banale, ma per me la soddisfazione più grande rimangono i complimenti di un fan che mi ha capito. Sono convinto che oggi sia il pubblico a decidere le sorti di un personaggio».

I tuoi amori, nel libro, sono donne problematiche o poco equilibrate. Come mai?
«Ormai ne sono certo: sono una specie di calamita per un certo tipo di donna. Però anch’io non sono uno facile: sono ipocondriaco, sono sempre stato un tipo agitato, fin da piccolo, per farmi stare calmo i miei genitori mi facevano ascoltare le canzoni dei cantautori italiani. In quel modo ritrovavo la pace. Ero un bimbo che più che con i giocattoli, ha sempre amato giocare con le parole, hanno un potere enorme, ti curano, fanno stare bene le persone… ».

Sei amatissimo e hai migliaia di fans sul web. A cui rispondi.
«Uso molto la Rete e credo che oggi non se ne possa fare davvero a meno, qualunque cosa si faccia. Certo, il rischio è di vivere la vita su due piani, reale e virtuale. L’unica cosa negativa in agguato è lo sdoppiamento della personalità. Quindi: “si salvi chi può”! ».
[foto: Alessio Pizzicannella]

di Eleonora Molisani