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Maria Roveran: mi hanno rasata a zero e sono stata nuda al freddo per giorni

06 luglio 2021

Maria Roveran è accanto a Leon de La Vallée in La terra dei figli di Claudio Cupellini. Un ruolo difficile ma intenso ed emozionante

 

Maria Roveran è Maria in La terra dei figli di Claudio Cupellini, nelle sale in questi giorni. In un mondo devastato dalla fine della civiltà, un padre e un figlio adolescente lottano per la sopravvivenza. Cercano entrambi di difendersi dai soprusi dei pochi sopravvissuti. L’uomo, per non dimenticare, ogni sera affida i suoi ricordi a un quaderno. Alla sua morte il ragazzo, incapace di leggere, si metterà in viaggio per cercare chi possa aiutarlo a decifrare quei segni misteriosi. Ma dovrà affrontare una serie di pericoli fino a rischiare la propria vita.

Presentato al Festival di Taormina, La terra dei figli è tratto dalla graphic novel di Gipi (edita da Coconino Press/Fandango). La visione è un pugno alla stomaco che ci spinge a riflettere. Nel cast, accanto a Leon de La Vallée (il rapper Leon Faun), e oltre Valerio Mastandrea e Valeria Golino, c’è la giovane Maria Roveran. Classe ’88, Maria ha lavorato con numerosi registi. A partire da Alessandro Rossetto, che le ha affidato il ruolo da protagonista in Piccola Patria, selezionato alla  Mostra del Cinema di Venezia. In seguito ha alternato cinema, musica e teatro, come ci racconta lei stessa.

Sul set e sul palco ma anche in concerto

Attrice ma non solo, visto che hai fatto già tante esperienze. 

Sì, dopo Piccola Patria, per il quale ho anche prodotto 3 brani della colonna sonora, ho lavorato con Giuseppe Piccioni, Mario Martone, Damiano Michieletto, Samad Zarmandili e Claudio Cupellini. Ieri ho fatto un concerto in mezzo alle montagne, oggi mi trovo sul set. Continuo a recitare, ma sono anche cantautrice.

Sei sempre in giro quindi…

Vivo un po’ di qua e un po’ di là. Talvolta sto a Favaro Veneto, a casa dei miei genitori e della mia famiglia e in altri momenti tra Roma, Milano, Treviso. Sono luoghi in cui lavoro e intreccio legami fortissimi. Sono affascinata dagli incontri e dalla diversità dell’umanità. A breve, tornerò in Umbria per un periodo. Ho vissuto ad Assisi 4 anni, amo la sua natura, la sua luce e persone a me care che vi abitano.

Maria Roveran: il suo personaggio porta il suo nome

Parlaci dell’esperienza con Cupellini e del tuo ruolo.

Bellissima e intensa. Sin dai primi provini io e Claudio abbiamo instaurato un rapporto di grande affiatamento nello studio e nella costruzione del personaggio che porta il mio stesso nome. Maria è una giovane donna che lotta per sopravvivere in un mondo di uomini diventati “bestie”. Combatte con coraggio. Resiste. Mentre recitavo, percepivo la sua/mia accettazione. A generarla un sentimento di fede profonda e inesauribile speranza. Sentimenti di cui forse oggi dovremmo riempirci il cuore.

Una parte difficile, dovevi apparire trascurata, sofferta.

Infatti, ho dovuto fare una dieta e ho perso 6 chili. Mi hanno rasato i capelli a zero, sono stata nuda al freddo per molti giorni. Spesso mi chiedono: “ma chi te lo fa fare?” Amo il mio lavoro e ho amato moltissimo questo film. Se ami il personaggio, nulla è veramente e unicamente difficile. Magari complesso, emozionante, a tratti impegnativo e faticoso, certamente. Ma il viaggio che compi è sempre ricco. Dando a Maria corpo e anima ho percepito quanta forza si riveli dietro l’essere inermi.

Nutro un grande amore per la terra

Tu e la natura: ti consideri green?

Ho un rapporto fortissimo con la terra: mi percepisco parte di essa. E la mia sfida personale è prendermene cura. Cerco di non mettere distanze tra la mia vita e la vita di ciò che mi circonda. Attraverso il mio stile di vita, limitando i consumi, riciclando ciò che utilizzo, alimentandomi in maniera consapevole. E informandomi per ridurre il mio impatto sull’ambiente. Mi chiedo come mai non si faccia tutto ciò che è in nostro potere per far crescere una cultura e un’educazione concreta all’ecosostenibilità. Mi chiedo perché i grandi capi dell’economia mondiale non riconoscano l’enorme vantaggio che potrebbe portare tutto ciò, anche alla stessa economia. In fondo, si tratterebbe solo di “cambiare”. La risposta che mi do è che cambiare fa paura. E noi con la paura di “diventare altro da noi” non ci vogliamo stare. Ma io credo nel cambiamento, nella nostra possibilità diventare esseri umani migliori.

Un sogno per il futuro?

Un progetto comunitario: un posto che accolga giovani e persone desiderose di crescere insieme nel nome dell’arte e della buona relazione. Ci sto lavorando.

Di Cinzia Cinque – Foto di Marco Centasso