28 January 2014

I tamburi giapponesi Kodò arrivano in Italia

I tamburi giapponesi dell’isola di Sado, i Kodò, ambasciatori dell’arte del taiko, cominciano il tour europeo One Earth Tour-Legend da Roma con un concerto inaugurale il 29 gennaio all’Accademia di Santa Cecilia. I Kodò saranno poi a Milano al Teatro dell’Arte, dal 31 gennaio al 3 febbraio. Lo spettacolo promette 120 minuti di pure percussioni e acrobazie.

È una performance, la loro, che gira il mondo dal 1981 ed è semplicemente indescrivibile a parole. Proviamoci: kodò significa “battito del cuore”, ma anche “bambino del tamburo”, e allude alla volontà dei kodò di suonare in maniera semplice, con l’animo puro, come quello di un bambino. Ora la compagnia ha un nuovo direttore artistico, Tamasaburo Bando, che ha collaborato tra gli altri con Yo-Yo Ma e con il coreografo Maurice Béjart. E nuovi effetti speciali.

Cosa ha di diverso da una semplice performance di percussionisti? Un suonatore di bonghi made in Italy usa quasi la parte alta del corpo, le braccia e le mani. Nell’arte giapponese del taiko tutto il corpo è in gioco. Serve una prestanza fisica incredibile. E infatti entrare nei Kodò non è semplice: la selezione è rigidissima. L’apprendistato dura dai due ai tre anni. Il programma non comprende solo l’educazione musicale, ma molte altre discipline, ed è rigorosissimo: la sveglia suona ogni mattina alle 4.15! Seguono 10 km di corsa. E via così. Superato questo periodo di apprendistato i membri del gruppo continuano ad allenarsi fisicamente, si applicano allo studio della musica e della danza, ma anche della scenografia, dell’illuminotecnica, dell’ingegneria del suono. Ecco perché le loro sono performance totali. Da vedere, ascoltare e ballare.

di Paola Sara Battistioli