“In questo luogo incantato” di Rene Denfeld: il lato vivo del braccio della morte

10 novembre 2015

È decisamente disincantato il luogo che Rene Denfeld descrive nel romanzo In questo luogo incantato (Frassinelli, € 19). Nel braccio della morte il tempo scorre lento, sepolto nelle viscere del sottosuolo, che quasi lo cristallizza.
Tagliati fuori dal mondo, privati della luce, del calore e del contatto umano, i condannati attendono che giunga la loro ultima ora. Il narratore è lì, con i dannati della terra, a marcire da tanto, troppo tempo. Non conosciamo il suo nome, né di quale efferato crimine si sia macchiato, perché lui non parla con nessuno, si limita a nutrirsi avidamente delle parole dei libri che prende in prestito nella biblioteca della prigione. Spaurito e solitario, è forse l’unico che riesce a percepire in quel luogo dimenticato da Dio e dagli uomini una magia che agli altri è invisibile.

In quell’inferno, dal mondo fuori, entrano solo due persone: un sacerdote che si prende cura dell’anima persa dei detenuti e una donna, che arriva come un raggio di sole con la missione di ribaltare una sentenza e salvare uno di loro dalla condanna a morte.
Ma il “prescelto”, che grazie alla riapertura del suo caso potrebbe essere dichiarato innocente, decide che non ne vuole sapere di continuare a vivere.
Riusciranno la speranza e l’amore a sbriciolare le mura invalicabili di un cuore che pensa di aver perduto per sempre la sua umanità?

Il romanzo d’esordio di Rene Denfeld, giornalista americana esperta in inchieste su casi di pena capitale, è un inno struggente alla potenza delle emozioni e all’impossibilità di soffocarle.
E stimola una riflessione profonda sul grado di civiltà di Paesi del mondo (colossi come Usa e Cina, tra gli altri) in cui ancora vige la condanna a morte.

Eleonora Molisani