Nel nuovo romanzo di Kate Atkinson, Vita dopo vita (edizioni Nord, € 18,60; e-book € 10,99), Ursula Todd muore tante volte, e altrettante volte rinasce, in situazioni totalmente differenti e con esisti diversi. “Il mio cuore ha smesso di battere pochi istanti dopo essere venuta al mondo. A quattro anni sono annegata nell’oceano. A 22 mio marito mi ha ucciso e a 30 sono morta durante il bombardamento tedesco su Londra”. Le storie scorrono al ritmo della prosa incalzante della scrittrice inglese e, alla fine, si rimane con un dubbio: ma non sarà un po’ spossante mettersi continuamente in gioco, vita dopo vita?
Il libro è in cima alle classifiche mondiali. Com’è nata un’idea così originale?
«Era un po’ che avevo in mente di scrivere un libro su vite parallele, in modo da poter immaginare l’esistenza umana da diverse prospettive. Volevo anche parlare dello stato d’animo delle persone che hanno vissuto l’esperienza della guerra. Così ho unito le due cose. Ma quando comincio un romanzo non so mai come si svilupperà. Non faccio piani a tavolino a priori. Non penso a quello che potrebbe piacere o non piacere ai lettori. Scrivere un libro non è un’operazione di marketing ma un processo inconscio. Che cerco sempre di assecondare».
La morale è che si vive una volta sola, e quell’unica possibilità dobbiamo giocarcela al meglio?
«In realtà non intendevo dare messaggi precisi. Considero la letteratura come un processo spontaneo, dove l’autore esprime se stesso, lo condivide con il suo pubblico e ogni lettore è libero di immedesimarsi e/o di ricavare la sua morale».
Lei scrive tutti i giorni, in modo sistematico, oppure anche i tempi della scrittura sono spontanei?
«Trascorro anche lunghi periodi senza scrivere. Poi, quando lo faccio, quello che ho da dire viene fuori come un flusso inarrestabile».
Il suo genere è stato definito “realismo magico”. Però lei ha scritto anche gialli, polizieschi, romanzi umoristici. Qual è il suo genere preferito?
«Non condivido la definizione “realismo magico”: in fondo tutta la letteratura è realismo magico, nel senso che lo scrittore non ha il compito di descrivere le cose, ma di dire la verità sulle cose. Deve raccontare la loro storia, parlare delle emozioni e della magia che le cose e le situazioni scatenano nell’essere umano».
In Inghilterra e negli Usa, dove Vita dopo Vita è uscito un anno fa, aspettano già il suo prossimo libro. Può anticiparci qualcosa di quello che sta scrivendo?
«Chi ha amato la protagonista di questo romanzo sarà felice di sapere che il prossimo parla di Teddy, fratello di Ursula. Ancora un’altra prospettiva: stavolta tutta maschile».
Lei è diventata “Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico” per alti meriti letterari. Avrebbe mai immaginato di arrivare così in alto quando ha cominciato?
«No, visto che ho cominciato quasi per caso. Facevo l’insegnante e vinsi un premio letterario per alcuni racconti. Un agente mi contattò e mi chiese di scrivere una storia. Non è stato semplice, ci misi un po’ di tempo, ma quando fu pubblicata (Dietro le quinte, al museo; 1995) vinse il prestigioso Costa Book Awards, superando in classifica scrittori già affermati. Da quel momento mi sono dedicata solo alla scrittura. E alle mie due figlie. Ma, nonostante l’onorificenza della Regina, continuo a vivere a Edimburgo, e a fare una vita assolutamente normale».
di Eleonora Molisani – NaturalBornRaW