In Runner si diventa, dall’ufficio al deserto (Corbaccio, € 14,90) Daniele Barbone, imprenditore e maratoneta, racconta come l’amore per la corsa lo abbia portato dall’isolato di casa fino alle Five Major Marathons e alla 100km del Sahara. In questo avvincente romanzo, che è anche un viaggio virtuale tra le metropoli del mondo e i paesaggi incontaminati, l’autore ricorda – se mai ce ne fosse bisogno – che ogni successo, anche sportivo, dipende dalla testa più che dal corpo. E che volere è potere.
Dici che il destino è nelle nostre mani più di quanto crediamo. E il talento è nulla senza volontà, sacrificio, capacità di porsi obiettivi ambiziosi da perseguire con disciplina…
«Qualche anno fa, un giorno qualunque, ho deciso di alzarmi dalla scrivania e mettermi a correre. Da quel momento non ho solo iniziato a praticare uno sport entusiasmante ma ho anche cambiato vita, abitudini, alimentazione. All’inizio volevo solo provare a me stesso che la volontà, la motivazione e la resilienza che mi avevano portato a raggiungere ottimi obiettivi nella professione (ndr. Daniele è Direttore generale delle aziende del Gruppo Bpsec), potevano aiutarmi anche nello sport. Come dico nel libro in uno dei numerosi omaggi ai grandi pensatori: “Qualunque sogno tu voglia sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, forza e magia”».
Per correre non bisogna iscriversi in palestra o acquistare un’attrezzatura costosa. Si può fare nel verde o in città e nel libro giuri che – a parità di tempo – fa dimagrire più delle altre attività sportive. Ho dimenticato qualcosa?
«Correre è l’attività fisica ideale, non solo per il corpo ma anche per la psiche. Per esempio per me è una valvola di sfogo, il mezzo con cui brucio rancori e tristezza, che consolida la mia tenacia e le mie convinzioni. Inoltre è il modo ideale per veicolare valori come la consapevolezza di se stessi e dei propri limiti, il lavoro di squadra, la capacità di accettare la sconfitta e non ultimo il grande valore della solidarietà. Infatti parte dei proventi del libro andranno al CESVI, una Ong internazionale che aiuta le vittime di fame, guerre, povertà».
Dedichi un intero capitolo alla sicurezza delle donne. Il pericolo di correre da sole per molte è un deterrente. Tu cosa proponi?
«Bisognerebbe aiutare le donne a poter praticare sport in qualsiasi posto senza pericoli. Piste dedicate, più illuminazione, possibilità di chiedere aiuto, supporto da parte di motivatori, “pace maker”. Si può fare, basta la volontà. E nel frattempo consiglio di allenarsi in compagnia di altre donne o di un amico».
Sostieni che “l’oasi è fatta per il corpo, il deserto per l’anima”. E racconti la tua intensa esperienza della 100Km nel Sahara…
«Correre nel deserto è anche un’esperienza mistica, formativa per il carattere. Sei solo con te stesso, incontri i tuoi compagni di gara solo a fine giornata, quindi hai modo di riflettere. Molto di quanto ho scritto in questo libro è frutto di tutti i momenti nei quali il corpo correva alla velocità che poteva, mentre il cervello volava, lanciato a una velocità senza limiti. Ecco, forse uno dei messaggi più importanti del libro è che bisogna sognare sempre con i piedi ben piantati per terra ma lo sguardo rivolto verso l’orizzonte. Pronti per un’altra sfida e un altro viaggio».
Eleonora Molisani