Se c’è qualcuno che non teme il palcoscenico dell’Ariston, questo è Raf: lui è qui per divertirsi. Torna al Festival dopo 24 anni di assenza e, purtroppo, non al suo meglio: bronchite, laringite e sinusite. Per un cantante una vera tragedia. Forse si ritirerà, lo decide oggi con Carlo Conti, forse non lo sentiremo cantare Rose rosse come da scaletta. Forse non ascolteremo più sul palco Come una favola, la canzone più romantica degli ultimi anni che sarà nel suo nuovo disco, Io, in uscita ad aprile. Peccato, perché era/è un bel ritorno, era/è proprio bello vederlo lì.
Cosa ti ha portato al Festival dopo un’assenza così lunga?
“Principalmente Carlo Conti. Ci siamo conosciuti a Firenze tanti anni fa, io ero un punk lui un dj. Ci siamo ritrovati a Roma anni dopo, abbiamo tante cose in comune, la Fiorentina in primis. Mi ha chiamato, e a un amico non si dice di no. Ma anche perché ritengo che il Festival, per la musica, sia l’unica alternativa italiana ai talent”.
Non ti piacciono?
“Sono un po’ deformanti, rischiano di confondere il bravo interprete con l’artista. Se fosse per i talent non avremmo avuto Pierangelo Bertoli, Vasco Rossi e Francesco Guccini, che lì sarebbero stati bocciati. Pensa che perdita”.
Potresti fare il giudice…
“No, non ci sono portato. Non mi manca l’esperienza, è vero, ma avrei il terrore di sbagliare, di non riconoscere il talento e stroncare sul nascere uno che meritava. Poi trovo che il meccanismo dell’eliminazione diretta possa essere traumatico per qualcuno: anche qui al Festival le nuove proposte hanno subito lo stesso trattamento. Un po’ troppo per i miei gusti”.
La metà dei cantanti in gara ormai viene da un talent. Qual è stato il tuo percorso degli inizi?
“Io e i miei coetanei veniamo dalle cantine, dall’incontro fortunato con qualche talent scout, il mio è stato Giancarlo Bigazzi. Ma non mi ci vedo in un talent, detesto le gare, anche quella di Sanremo. Ma fanno ascolto, ne prendo atto”.
La tua canzone, Come una favola, racconta un amore fiabesco. Tu sei sposato da quasi vent’anni con la stessa donna. Che sia questa la favola?
“Come diceva Andersen, uno che di fiabe ne capiva, la vita intera è una favola meravigliosa. Ma devi avere la pazienza di far caso a quello che ti sta intorno, alla natura. Mi hanno preso in giro perché a un certo punto del pezzo parlo di api e fiori. Non vi viene in mente che il linguaggio semplice a volte è una scelta precisa?”.
Tra i giovani dei talent c’è qualcuno che ti ha colpito in modo particolare?
“Premetto che ho trovato un clima incantevole tra colleghi, rispetto al passato c’è più complicità. I ragazzi mi trattano con affetto, sono tutti gentilissimi, forse mi vedono un po’ come lo zio a cui portare rispetto. Provo particolare simpatia per Lorenzo, che è una Fragola di nome di fatto tanto è dolce. Il talent l’ha formato bene, e credo che potrebbe avere lo stesso successo di Marco Mengoni col talento che ha. Ma anche Moreno e Annalisa sono bravissimi, auguro loro tanta fortuna”.
di Elisabetta Sala
[Foto di Neri Oddo]