Il museo delle Clarks racconta la passione per le scarpe

20 September 2013

Con tacco o senza tacco, da ginnastica o da sera, con la punta tonda o affusolata… l’importante è che siano scarpe. Ma quando è nata la nostra shoe-addiction (che è un modo carino e modaiolo per dire “disturbo ossessivo-compulsivo”)?

Per scoprirlo dobbiamo andare a Street, un paesino del Somerset, in Inghilterra.
È qui che ha sede il Clarks Shoe Museum (sì, Clarks, quello delle mitiche scarpe cult conosciute in tutto il mondo). Il museo, aperto tutto l’anno (lun-ven, dalle 10 alle 16, 45 con ingresso libero), oltre a ripercorrere la storia delle Clarks, la cui produzione è iniziata proprio a Street all’alba del 19esimo secolo, raccoglie antichi macchinari originali e strumenti di lavoro, vecchie campagne pubblicitarie e oltre 1.500 calzature di ogni genere e tipo dall’epoca romanica a oggi.

Camminando tra le slipper realizzate su misura per il matrimonio della Principessa Diana, le pantofole di un emiro nigeriano, le calzature che venivano indossate nei bagni turchi e un paio di scarpe finlandesi (realizzate con corteccia di betulla), non dobbiamo fare altro che puntare il dito verso quelle che più ci fanno battere il cuore. Questo, infatti, è il trucco per conoscere da dove arriva  la passione per stiletti & Co.

Un esempio? Se avete indicato un paio di primordiali ankle boots di Era Georgiana sappiate che la vostra shoe-addiction è ben radicata e risale a oltre tre secoli fa. Uscite e andate a fare shopping nel vostro negozio preferito: avete tre secoli di scarpe da recuperare!

di Eleonora Folcioni