02 gennaio 2021

Maison Delvaux: la borsa ha una (bella) storia

Come nelle fiabe ci sono principesse, fantasia, un pizzico di ironia… e centinaia di esemplari del nostro oggetto del desiderio

 

Di borse noi donne ce ne intendiamo. Siamo preparatissime su it-bag e tendenze, ma quasi nessuna sa la storia della borsa a mano. La prima hand bag non è nata in Italia o à Paris, ma in Belgio nel 1908, nella più antica casa di pelletteria di lusso del mondo: la maison Delvaux. A raccontarcelo è Christina Zeller, da 10 anni direttrice creativa del brand. Lei ci accompagna in un viaggio nel tempo che parte nel 1829 «quando Charles Delvaux aprì la prima boutique di bauli a Bruxelles. Era un visionario e capì l’importanza per le donne di avere i loro effetti personali a portata di mano, così creò e brevettò la prima borsetta: la Princesse. Trovo che sia un nome perfetto per l’inizio di una fiaba».

Com’è cambiato il brand Delvaux dal tuo arrivo?

«Il Dna della maison è rimasto intatto: autenticità, artigianalità, qualità. Io ho portato fantasia, colore, tecnologia e tolto un po’ di polvere. Ho lavorato tanto sulle radici del brand, collaborando solo con talenti belgi: fotografi, artisti, modelle, video maker. Il percepito è cambiato, ora capita di incontrare per strada ragazze con una Delvaux vintage, magari della nonna».

Brillant, Tempête, Cool Box. Come nasce il nome di una borsa?

«I nomi non sono mai casuali ma legati a una storia, una passione. La borsa a mano Brillant è stata presentata nel 1958 all’interno di una collezione chiamata Precious Stone. Cool Box è una mia creazione. Adoro fare picnic e andare in barca e porto sempre con me una borsa frigo, questa un po’ la ricorda. Abbiamo un archivio di 3500 borse, ognuna con un nome, e dal 1933 sono raccolte e aggiornate nel Livre d’Or».

Lo scorso anno maison Delvaux. ha aperto il Museo per festeggiare 190 anni di storia. Le borse sono tutte conservate lì?

«Definirlo un museo è un po’ pretenzioso, non è nel nostro stile. È più un viaggio, non cronologico, pensato con lo scenografo belga Bob Verhelst, che in passato ha lavorato con Martin Margiela e Hermès. Ci siamo concentrati su un numero limitato, dai primi modelli fino al 1977. C’è la prima Tempête, la prima borsa a mano in canvas, la prima in pellame esotico… Non più di 50 però, esposte in un allestimento surrealista. Si può visitare muovendosi senza un percorso definito e ci sono sempre sorprese, come in un labirinto. All’ingresso c’è una Brillant gigante e la frase di Leonardo Da Vinci: “La semplicità è l’estrema perfezione”. Poi naturalmente ci sono gli spazi dedicati all’innovazione, il know how, le collaborazioni e la “belgitude”».

Cosa intendi per “belgitude”?
«Non è facile definire la belgitude: è uno stato mentale che unisce semplicità, poesia, fiaba, sogno e autoironia, un modo di vedere la vita, con leggerezza mescolata a tristezza. Ironia, poesia, surrealismo ci legano a René Magritte, un grande artista belga. Nel 2015 abbiamo fatto una capsule di piccola pelletteria con le famose nuvole e la pipa. Poi nel 2017 Delvaux ha sponsorizzato la mostra al Beaubourg di Parigi e ora siamo partner della Fondazione Magritte per creare collezioni a tema».

Anche la collezione Delvaux per l’inverno 2020 2021 parla di sogno?
«Nella nostra Fall/Winter siamo partiti dalle fiabe, con la foresta incantata. Per il Natale volevamo continuare la magia con il cielo, la via lattea, la luna, bagliori di cristalli che illuminano le nostre borse iconiche in un pellame che sembra seta. La collezione si chiama Constellations e ha decori inaspettati per noi, ma low profile».

Reali e celebrity amano Delvaux. Ci racconti qualche aneddoto?

«Siamo i fornitori ufficiali della corono belga, e per il fidanzamento di Re Alberto II con Paola, Delvaux ha creato la borsa a mano Grand Bonheur. Con le celeb invece non collaboriamo direttamente, le loro stylist scelgono Delvaux perché siamo una griffe discreta e un po’ segreta. Le star non amano avere la it-bag di stagione come tutte. Pensi che Rihanna va in boutique a comprarle da sola. Poi ci sono Lady Gaga, Naomi, Angelina Jolie».

Che borsa indossa Christina Zeller?
«Premetto che amo la semplicità e odio la logomania. Le mie borse sono sempre grandi perché dentro ho di tutto: un porta carte di credito e documenti, una busta per i trucchi. Poi un blocco per appunti, lo smartphone con cui faccio foto in continuazione, una bottiglia grande del mio profumo, Cristalle di Chanel, e la crema idratante di Sisley perché ho la pelle delicata e devo idratarla di continuo. Capisci perché ho detto “grandi”? Perdo continuamente tutto: con quelle piccole sarebbe un disastro. E poi non le svuoto mai, aggiungo di continuo, alla fine è come andare in giro con un baule!».

Come la capisco, cambiare borsa per me ogni volta è come fare un trasloco.

Di Paola Salvatore – Foto Courtesy of Press Office Delvaux