Piero Piazzi: amo l’imperfezione perché sono imperfetto anch’io

19 maggio 2020

Una carriera lunga 35 anni. Piero Piazzi, ex modello oggi top manager nella moda, racconta la sua visione  di questo mondo: emozioni, sogni e amore incondizionato per il Made in Italy

 

«Ti ho detto cose molto intime su di me, molto personali, trattale con cura». Finisce così una chiacchierata di un’ora su Zoom con Piero Piazzi, uno che respira moda e bellezza da 35 anni. Modello negli anni 80 e poi agente di top model dagli anni 90 a oggi come Presidente dell’agenzia Women Management nel mondo. Ma partiamo dall’inizio.

Com’è stata questa quarantena?

«Difficile, dopo 18 anni di vita insieme non vedevo più la grandezza di mia moglie. Ci ho lavorato su e ho capito che sono molto fortunato e non perché ho googlato il mio nome. Non mi è mai interessata troppo la carriera professionale, ma quella dell’uomo. Ho ripreso le sedute con l’analista, lavorato sui miei errori. La mia vita privata è un grande tesoro. Qualche giorno fa ho fatto un post molto vero in cui ringraziavo mia moglie Silvia, le ho chiesto scusa. Lei mi fa sentire tutto, mentre ci sono delle volte in cui non l’ho fatta sentire, non me lo perdonerò mai, nella vita si sbaglia».

Hai postato una foto di te piccolo con le orecchie a sventola. Ti vuoi scusare per la tua bellezza e successo?

«Ai miei follower dico sempre di essere una persona imperfetta. Non ho complessi di inferiorità, non mi devo giustificare: sono arrivato qui grazie all’aiuto delle persone che hanno creduto in me. Ma ho avuto l’infanzia difficile di un figlio indesiderato in una famiglia molto borghese, attenta alle apparenze. Ecco perché amo i bambini e li tratto come bicchieri di cristallo».

Infatti sei diventato ambassador di The Children For Peace.

«Faccio volontariato da fine anni 80. Una volta la settimana andavo di notte nel reparto di malattie infettive dell’Ospedale Sacco a Milano. Molti miei amici sono morti di Aids, ho tenuto tra le braccia degli sconosciuti, abbandonati dai genitori che si vergognavano di loro. Non era altruismo, era egoismo. Non era per il mio curriculum, ma per me. Mi serviva un bilanciamento, perché lavorare nella moda ti può far andar fuori di testa. Sono tante le organizzazioni che negli anni mi hanno chiesto di collaborare, ma erano troppo grandi e famose. Preferisco una dimensione più familiare, così ho accettato l’offerta di Massimo Leonardelli, presidente Italia di The Children For Peace. Non ci sono dipendenti, tutti i soldi raccolti vanno ai progetti a favore di bambini sieropositivi in zone disagiate nel mondo. Sono già stato in Uganda e ci tornerò appena possibile. Sempre per il mio egoismo, mi fa bene. Io non amo il buonismo eccessivo, perché nasconde sempre della cattiveria».

THE CHILDREN FOR PEACE: Piero è ambassador dell’Onlus che opera in alcune aree disagiate del pianeta per garantire ai bambini assistenza sanitaria e istruzione. Info: thechildrenforpeace.org

In questi due mesi di lockdown siamo cambiati?

«Siamo diventati nazionalisti, non lo eravamo. Tra canti e tarantelle ci siamo visti tutti uguali. Spero in un mondo arcobaleno, lotto da sempre contro omofobia e transfobia, sono stato il primo a rappresentare una modella transessuale, Lea T. E spero che resti il bello di questo periodo, non mi piacciono quelli che sbandierano il loro cambiamento, perché qui nessuno va a Lourdes, nessuno è Bernadette o Maria Goretti. Cerchiamo di essere più riservati e non blaterare cazzate».

Nella moda siamo sempre stati esterofili però. E ora?

«Abbiamo appena riaperto l’agenzia e i primi lavori sono con talenti italiani: fotografi, stylist, modelle.
È vero però che siamo sempre stati esterofili, perché provinciali. In 35 anni ho visto nascere tanti talenti, ma Riccardo Tisci e Giambattista Valli hanno dovuto andare all’estero per avere successo. Perché l’Italia è vecchia, i politici sono vecchi, i dirigenti sono vecchi. Molti hanno paura dei giovani, io ci lavoro e ne frequento tanti: ci sono quelli umili, che tacciono e vogliono imparare e quelli che hanno come ideale Paris Hilton e Elettra Lamborghini e come valori apparenza, soldi, reputazione e successo. In 56 anni non mi era mai capitato di notare tanta cattiveria da parte di certi giovani come in questa pandemia, che secondo me ha peggiorato i peggiori e migliorato i migliori».

Da sinistra, Valeria Mazza, Carla Bruni, Piero Piazzi, Nadege e Eva Herzigova

 

Che consiglio dai al Made in Italy?

«Smettere di correre facendo qualsiasi cosa pur di attirare l’attenzione tra capsule collection, precollezioni. Bisogna concentrarsi di più sul prodotto, essere più umani. Non dico di diventare commerciali, la moda deve continuare a far sognare donne e uomini, ma in un modo più mettibile. Bisogna tornare all’artigianalità. Apprezzo molto Stefano e Domenico (Dolce&Gabbana, ndr), non hanno mai smesso di promuovere il Made in Italy nelle location, nelle modelle, nei fotografi, nella filiera della produzione. Quando si va veloci non si guarda mai indietro, invece la giacca dell’anno precedente va ancora bene, bisogna rivedere il bello delle stagioni passate. E poi mi auguro che digitale e modelle avatar siano solo una necessità di luglio, per poi tornare a fare le sfilate a settembre: ridotte, su appuntamento, come erano una volta. La moda ha bisogno di essere guardata dal vivo, un bel tessuto non può parlare da uno schermo».

Piero Piazzi

Da sinistra, Bianca Balti, Stefano Gabbana, Isabeli Fontana, Domenico Dolce e Piero Piazzi

 

Giorgio Armani ritorna a Milano con la Couture.

«Le persone grandi sono le più umili, a lui non interessano Parigi e NY,
a lui interessa quello che è: l’ambasciatore del Made in Italy».

Non credi che saremmo comunque arrivati a questo punto, eravamo già in overdose da collezioni.

«Faccio un brutto esempio, che però rende. Un tossicodipendente va in rehab per smettere. La pandemia ha portato la moda in rehab, era diventata tossica, ma non scordiamoci che è la seconda voce del bilancio italiano e quindi va aiutata. I giovani vanno aiutati. Sono anni che non abbiamo un nome nuovo, noi siamo uno dei pochi governi che non ha un fondo sovvenzioni, non solo per il Covid».

Naomi Campbell è la nostra donna cover di questa settimana, che ricordo hai di lei?

«Orgogliosissimo di aver lavorato con lei. Trovo che abbia la “statura” di Sophia Loren che non è un’attrice o un’icona, lei è Sofia Loren. Naomi non è una top model o un’icona, è Naomi Campbell, al di sopra di tutto. Mi ha lasciato ricordi divertenti, quando viaggiava aveva in valigia le foto incorniciate dei suoi affetti, non voglio ricordare i capricci… che comunque hanno contribuito a creare il mito Naomi Campbell».

Piero Piazzi con Naomi Campbell

 

Come si diventa oggi top del calibro di Naomi, Mariacarla, Kate Moss?

«Si sceglie la qualità, non la quantità. Mariacarla ha una carriera ventennale perché abbiamo scelto insieme per la qualità. In futuro a chi vuole durare consiglio di puntare solo sulla qualità».

Piero Piazzi

Piero Piazzi con Mariacarla Boscono

 

Chi è la modella italiana del futuro?

«Chiara Scelsi. Ha una gran testa, è generosa, pensa che all’inizio  non ero convinto, dissi no. È stato uno degli sbagli della mia vita, ma è così bello ricredersi».

Piero Piazzi

Piero Piazzi con Chiara Scelsi

 

Hai sempre scelto modelle “imperfette”, da Marpessa a Mariacarla. Perché?

«Amo l’imperfezione, perché sono imperfetto. La bellezza non è solo quello che vedi, è personalità. Emma Bonino, per esempio, per me è una donna bellissima».

Che futuro vedi invece per  le instagirl come Bella Hadid, la più bella del mondo?

«È un mondo diverso. Le Hadid come Kendall Jenner hanno conquistato follower, e sono diventate modelle speciali. Penso al mondo degli influencer, parola orrenda che vuol dire “gente che influenza”. Mi sono già scusato con Chiara Ferragni, che ha tutta la mia ammirazione. Altri spariranno, perché c’è bisogno di sincerità».

Come tra amici?

«L’amicizia ha un valore immenso. E gli amici vanno ascoltati sempre, perché ne sanno più di te. E in questa quarantena me lo hanno dimostrato più che mai».

Di Paola Salvatore 

Foto Luigi D’Oriano, Amina Marazzi Gandolfi, SGP ITtalia