15 maggio 2019

Torna il tie-dye. Con la voglia di peace & love

La tintura lanciata dagli hippy contagia jeans, costumi e borsette. Più raffinata e fashion degli anni 70, ma con lo stesso spirito ribelle

 

All’epoca degli hippy, il tie-dye era quasi un manifesto: quegli abiti, magliette o gonne che ognuno tingeva a modo suo, anche a casa propria, erano una bandiera di creatività individuale e di ribellione al colore grigio-routine, simbolo dell’establishment contestato al grido di “fantasia al potere”. Oggi rispunta sulle passerelle di stilisti come Prada o Stella McCartney, addosso a celebrities come Beyoncé o Gigi Hadid, nelle versioni meno spontaneo-caserecce e più fashion-sofisticate delle influencer.

La tecnica tie-dye si è raffinata ed evoluta, ha contagiato jeans e costumi da bagno, perfino borse e abiti sartoriali in tessuti pregiati come il satin. Cicli e ricicli della moda, che a ondate pesca negli anni 70 come in altri decenni? Non solo. Anche nelle creazioni più costose, l’annoda-e-tingi (questo significa il tie-dye: è annodando i tessuti che la tintura fai-da-te crea fantasie irregolari a sorpresa), arriva non a caso con tutta la carica rivoluzionaria del “flower power”, almeno così dicono alcuni stilisti emergenti. «Perché oggi come negli anni 70, ci sono movimenti giovanili che si battono per i diritti civili e per la pace, per le donne o gli LGBT» sostiene Chris Leba, creatore del brand americano R13, che nelle sue collezioni usa la tecnica proprio gustandone il sapore un po’ ribelle.

Per non parlare dell’onda green: proprio quando le maison cercano di proporre una moda sostenibile, il tie-dye torna ricordando tessuti etnici e antichi come i batik, di fattura artigianale, fantasiosi e tutti diversi. Come quelli che si facevano a casa, con un risultato un po’ a sorpresa: più esclusivi di così…

Se anche tu vuoi ispirarti alle celeb e sfoggiare un capo tie-dye, scopri nella gallery la nostra selezione!

Di Valeria Vignale