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Francesco Renga: “Grazie al Festival torno a fare il mio lavoro”

01 marzo 2021

Il veterano Francesco Renga torna all’Ariston con un pezzo che racconta la gioia delle piccole cose, i ricordi che ci restituiscono la gioia di vivere

 

Sanremo 2021, Renga sale sul palco dell’Ariston con gioia, perché il Festival vuol dire tornare a cantare. Porta in gara il brano Quando trovo te, firmato tra gli altri da Dario Faini. Ecco cosa ci ha raccontato in conferenza stampa.

Con che stato d’animo affronti Sanremo 2021?

Credo che mai come quest’anno Sanremo possa dare un segnale di ripartenza. È il primo momento dopo mesi e mesi di nulla in cui torno a cantare su un palcoscenico, in cui ritorno a fare il mio lavoro. Siamo in un periodo assurdo, la pandemia ci costringe a delle restrizioni ma non toglie nulla al valore simbolico di questo festival. Al di là di tutto rimane un appuntamento imprescindibile per il mio mestiere di cantante. E ogni volta che ho partecipato (sette da solista e una con i Timoria, ndr) è sempre stato importante per me.

Sanremo 2021 Renga: la tua canzone racconta di una nuova normalità.

Sì, c’è l’esplosione di un ricordo che ti riporta a una normalità che per me è anche sinonimo di felicità. Credo che sia salvifico quel momento: sapere che a casa c’è qualcosa di bello che ti aspetta.

Il testo di Quando trovo te si può collegare alla situazione che stiamo vivendo?

Certamente si può partire da quello che si è vissuto in questi mesi. Il testo racconta di un uomo che cammina per strada, in preda al tormento, alla frustrazione esistenziale. E poi si ricorda di qualcosa che non aveva dimenticato, ma nascosto. Ecco, io credo non solo nell’oblio salvifico, cioè in quei ricordi che dimentichiamo perché ci salvano la vita ma anche nel suo opposto. Cioè che ci siano dei ricordi ben custoditi nel profondo della nostra anima, protetti dalla frenesia e dal casino delle nostre vite. E che quando riaffiorano ci riportano a una situazione di normalità che coincide con la felicità. Le mie piccole cose che mi fanno felice sono lo sguardo dei miei figli, i profumi della casa, il ricordo di un abbraccio, cose che teniamo nascoste per non svilirle nella quotidianità sbagliata che viviamo.

Dicevamo: “andrà tutto bene”. E invece?

E invece non è andato tutto bene e molti sono stati lasciati indietro. Penso ai lavoratori dello spettacolo. E anche se questo periodo travagliato è assurdo mi è servito. Parlo per me, per riscoprire delle cose che stavo perdendo. Piccole cose che sono diventate la mia e la nostra esistenza. Anche un certo modo di condividere il dolore. Il trovarsi ognuno da solo nella propria abitazione ci ha dato un senso di comunità che rischiavamo di perdere. Credo e spero che alla fine della pandemia avremo una visione della società diversa.

di Rachele De Cata (foto di Toni Thorimbert)