23 giugno 2022

Non è solo una felpa

Ha quasi 100 anni e non molla. Uniforme dello streetwear, ha sedotto le maison di moda e i collezionisti di vintage

 

In inglese la felpa si chiama sweatshirt, ovvero maglia per sudare, perché pensata proprio per chi praticava sport. Il suo inventore, Benjamin Russell Jr, era un giocatore di football che nel 1926 cercò un’alternativa in cotone per sostituire i pesanti e fastidiosi maglioni di lana. Prova tu a correre e saltare con un maglione in shetland che pizzica. Super basic, girocollo, negli anni Trenta inizia la produzione firmata Russell Athletic. L’inserimento del cappuccio si deve invece a Champion, che negli stessi anni pensa una soluzione per tenere più al caldo gli atleti: nascono così i famosi hoodie di cui ora non possiamo fare a meno.

Ma è solo negli anni Cinquanta che le felpe escono dai campi sportivi: i giocatori di football le regalano alle girlfriend e loro le esibiscono fiere come fossero anelli di fidanzamento. Quante di queste sono finite poi nei film, alcune memorabili! In Grease, Danny Zuko con la classica grigia sull’anello da corsa mentre cerca di far colpo su Sandy. Copiatissima negli anni 80, e non solo, quella tagliata al vivo di Alex in Flashdance; leggendaria quella con la scritta College di John Belushi in Animal House, diventata simbolo della vita sregolata e party hard del periodo universitario degli studenti di tutto il mondo, e più di recente quella nera con cappuccio di Mr. Robot: in tutta la serie Elliot aka Rami Malek non indossa praticamente altro.

Meno logo, più storia

Negli ultimi anni la felpa è diventata territorio di contaminazione tra i brand sportivi e le maison di moda nelle sempre più frequenti collab, intorno alle quali si è generato un hype che si è tradotto in capi introvabili, esauriti in pochi minuti dal lancio. È il caso della felpa che Kanye West ha creato col suo marchio Yeezy insieme a Gap, uno dei brand dell’heritage americano, oggi tra i più richiesti anche nel vintage. Il motivo? La storia, la qualità del cotone, la discrezione, un valore riscoperto dopo anni di logomania.

 

di Paola Salvatore

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