Nicole Rossi

Nicole Rossi per Il Segnalibro: «Nel mio romanzo vi racconto la storia di Arya, attivista per i diritti»

19 gennaio 2023

Nicole Rossi, attrice e influencer, dopo Il collegio, Pechino Express e Skam Italia, pubblica il romanzo Arya, storia di un’attivista che, in un mondo post-pandemico, lotta per la giustizia e per i diritti

 

Nicole Rossi, romana, 22 anni. Attrice e influencer, ha partecipato a importanti produzioni televisive, tra le quali Il collegio e Pechino Express, di cui è stata vincitrice nel 2019. È tra i protagonisti di Skam Italia 5, serie tv di culto in onda su Netflix. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo libro, Isolament(e)o. Il diario che non ho MAI scritto (2020) e ora il romanzo Arya (Sperling & Kupfer, € 18,90) in cui ci consegna il ritratto di un mondo post-pandemia, abitato da antieroi cinici e disillusi, che ha come protagonista un’attivista per i diritti, Arya. 

Racconto la storia di una paladina della giustizia

Ci racconti del tuo romanzo Arya, tra pandemia e pericoli per la democrazia?
«Per fronteggiare una crisi economica inarrestabile, conseguenza di una pandemia che ha flagellato il mondo e portato le nazioni sul baratro, il Paese decide di correre ai ripari. Che fare? Bisogna adottare delle misure drastiche. Perché alle elezioni si fronteggeranno due schieramenti: il Partito d’Ordine e il Partito in Movimento. E il vincitore assumerà il controllo. Non ci sarà opposizione, il Parlamento verrà destituito e il leader eletto avrà pieni poteri.

Per fronteggiare questa minaccia ho pensato al personaggio di Arya, una giovane attivista politica che ogni giorno combatte per far valere i diritti. A ogni costo, con ogni mezzo, nella vita reale e sui social network. È pronta a tutto pur di impedire che il Partito d’Ordine vinca le elezioni, a perdere i suoi amici e a trasformarsi nel mostro che è convinta di combattere. Ma cosa si può fare in nome di un ideale? Fin dove ci si può spingere per affermare le proprie idee? Mentre il Paese si appresta a vivere gli ultimi giorni di democrazia, lei scivolerà verso la follia. Fino a compiere un gesto tanto estremo quanto drammatico».

Sono una lettrice vorace

Oltre a scrivere ti piace anche leggere?
«Ho sempre avuto un rapporto tridimensionale con la lettura. Amo viverli i libri e non solo leggerli. Annusarli, toccarli, anche rovinarli portandoli in tanti posti diversi, fare le orecchiette nei punti che preferisco e addirittura in alcuni casi sottolineare delle frasi che mi restano dentro. Mia zia quando ero piccola, e ancora non sapevo leggere, mi recitava le fiabe di “A mille ce n’è” e ricordo ancora che l’unico contatto che potevo avere con quella carta era annusarla. Mi è rimasta dentro questa magia e ancora oggi la libreria è un rifugio dei i sensi per me, anche se non acquisto nulla, mi porta serenità».

Nello studio ho reso personale ogni cosa che facevo

Da studentessa eri una secchiona?
«Nicole Rossi era una studentessa che comprava i quaderni solo perché ne amava l’odore, per poi disegnarci sopra i miei vestiti da sogno per gli Oscar anziché gli appunti. Ho amato la scuola ma nel senso ampio del termine, non ero “la studiosa modello” ma credo di essere stata una buona studentessa. Ho cercato, soprattutto negli anni del liceo, di rendere personale ogni cosa che facevo. Magari la prof di fisica ci chiedeva un powerpoint sulle energie rinnovabili e io le costruivo una casetta in miniatura con dei panelli solari. Ho imparato proprio lì che non tutti siamo predisposti a crescere percorrendo la stessa strada.

Tanti ragazzi e ragazze hanno bisogno di deviare da quel percorso per poi arrivare alle stesse conoscenze. Certo è facile perdersi ed è facile non trovare un ambiente che accetti queste differenze. La scuola mi è rimasta nel cuore proprio perché la mia è riuscita davvero ad incentivare quelle che erano le mie curiosità a prescindere dalle materie e dai voti. Sono stata rappresentante d’istituto per due anni, quindi sono cresciuta fra manifestazioni e sigarette nei bagni ma sono certa di aver comunque studiato tanto nel modo in cui sapevo farlo».

Sono onnivora: leggo di tutto

Che genere di libri ami leggere?
«Come in tutto quello che riguarda la mia vita non sento di avere un genere. Mi faccio trasportare sia dal libro di cui sento parlare ovunque, sia da quello impolverato che trovo a poco prezzo nella bancarella dietro casa. Le storie d’avventura mi hanno accompagnata durante la mia adolescenza, da Jules Verne a Harry Potter. Poi sono passata ad una letteratura più cannibale con Palaniuck o l’italiano Ammaniti. Ora mi sento libera e compro molto a caso».

Il libro del cuore è stato un regalo di mia madre

Il tuo libro del cuore?
«Le cose che non ho, di Gregoire Delacourt (Salani). È un libricino che mi ha prestato mia madre quando avevo 13 anni. Era la prima volta che mia mamma mi riteneva pronta per portarmi dentro un pezzo del suo mondo. Mi ricordo ancora il senso di soddisfazione quando me lo ha dato. Mi aveva reputata pronta per quella storia e soprattutto per custodire qualcosa di suo. È stato intenso e l’ho divorato perché non vedevo l’ora di parlarne con lei. È una storia che cela una verità che ho portato dietro per il resto della mia vita. Jo, la protagonista del romanzo, è un cuore semplice. Una donna intelligente e positiva con un’esistenza quieta, nutrita di sogni, che per un colpo di fortuna all’improvviso è in grado di realizzarli tutti.

Forse la felicità non è così matematica. Forse non si tratta solo di sommare un sogno dopo l’altro, ma di ritrovare se stessi in ciò che si fa. Mia madre voleva ricordarmi che sono le cose che non possediamo ma che desideriamo che ci permettono di alzarci ogni mattina. Io avevo la perenne ansia di non riuscire a realizzare tutto. E quel libro mi ha fatto sentire più leggera. Perché ho capito che sono i desideri a renderci vivi. Ed è sempre un bene averne qualcuno di scorta, a cui non siamo ancora arrivati».

Nicole Rossi. Mi identifico sempre nei personaggi dei libri

Quando e dove leggi?
«Non leggo quasi mai di giorno, a meno che non debba prendere un treno. O se una storia mi cattura così tanto da volerla continuare appena alzata. Amo leggere la sera o nel tardo pomeriggio. Sono una persona profondamente vorace quindi sono capace di leggere 5 libri in un mese. E poi passare quello successivo senza toccare pagina. Questo perché appunto amo divorare le cose e se non ho il tempo di farlo come dico io, rinuncio. Indicativo del mio carattere, direi. Odio essere interrotta e mi deconcentro facilmente. Quindi avere intorno a me caos mi mette in difficoltà».

Pirandello è il mio papà letterario

I tuoi amori e i tuoi odi letterari?
«Non amo lo stile di Saramago, senza punteggiatura quasi. Ma le sue storie e la sua libertà narrativa mi hanno formata. Quello che odio di lui, insomma, è anche ciò che amo. Perché non solo è simbolo di coraggio ma racconta un flusso che vive lo scrittore. E che mi porta dentro un vortice di sensazioni. Ho cercato nelle mie storie di riportare lo stesso suo flusso narrativo. Che poi va un po’ contro quello che si fa ora in letteratura.

Palaniuck e le sue storie estremamente ciniche mi hanno sempre colpita come un pugno. Quella prorompenza è ciò che cerco quando scrivo. Poi trovo incredibile che lui provi a vivere quello che scrive. Lo trovo molto affascinante. Pirandello, invece, è stato il mio papà letterario. Il suo modo di raccontare e di scrivere è stato una rivoluzione e le sue idee sono le basi di quello in cui credo».

Scrivere è la mia arma contro il mondo

Perché scrivi libri?
«Scrivo libri perché scrivere mi viene naturale. Sono una persona impulsiva quindi spesso la mia lingua va più veloce della mia testa. Scrivere mi ha permesso di dare dei tempi ai miei pensieri e non lanciarli così come capitava. Poi ho sempre avuto una fervida immaginazione. Perciò da piccola mi divertivo a scrivere per rendermi l’eroina delle storie che immaginavo. Mi permetteva di renderle reali. Poi crescendo è diventata un’esigenza per portare ideali che andassero oltre le parole e arrivassero più forti. Col tempo è diventata la mia arma contro un mondo pregno di risposte riassuntive. Ma questi sono un po’ i motivi per cui uno fa arte.

Le mie storie le vomito, fra un disagio che provo e la voglia di raccontarlo senza che Nicole Rossi se ne prenda la responsabilità. Poi se sono storie che penso meritino di essere lette, allora le propongo agli editori. Tanti libri che ho abbozzato probabilmente moriranno fra le note del mio telefono. E va bene anche così. Altri di cui ho già pronto lo scheletro, rileggendoli dopo tempo, se non mi annoiano e li trovo ancora interessanti, magari li pubblicherò. Perché è indice che possano essere utili anche a qualcun altro, oltre a me».

Spero che Arya diventi una serie tv

Nicole Rossi. Progetti per il prossimo futuro?
«Questa è la domanda a cui mai nessuno può rispondere e purtroppo neanche io. Sicuramente il primo progetto è portare il libro in giro per l’Italia e magari nelle scuole. Poi usciranno dei miei programmi e sarò impegnata in un progetto molto bello. E chissà, magari in futuro Arya potrà diventare una serie tv».

Di Eleonora Molisani

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