08 October 2015

Dane DeHaan: “Sapeste che terrore interpretare James Dean nel film Life”

È stato eletto “attore più sexy del mondo” dalla rivista Glam’Mag e proprio oggi, fresco di nomina, arriva nei nostri cinema nel ruolo di James Dean, mito della Hollywood anni 50. Dane DeHaan, 29 anni, è protagonista di Life, il film di Anton Corbijn che racconta l’amicizia tra l’attore di Gioventù bruciata e il fotografo Dennis Stock (interpretato da Robert Pattinson) che ne scattò le immagini più iconiche per la rivista Life, proprio mentre stava diventando una celebrità e pochi mesi prima della morte, 70 anni fa esatti. «Non è un vero biopic, perché è centrato su due sole settimane della sua vita» ci ha raccontato l’attore, «ma è proprio il momento clou per lui, diviso tra la voglia di fare l’attore e il rifiuto dei diktat hollywoodiani, il carattere ribelle e  l’improvvisa celebrità. Un tema che è ancora attualissimo». Ne sa qualcosa DeHaan chenegli Usa è una star delle più promettenti. Dopo essere stato lodato in vari film (Giovani ribelli – Kill Your Darlings, Spider-Man 2) e scelto come testimonial di Prada nel 2014, preparatevi a vedere i suoi occhi azzurro-acqua in cinque film del 2016 e nel fantasy di Luc Besson. Al New York Film Festival, proprio in questi giorni, è stato fotografato con la fidanzata, l’attrice Anna Wood.

Quali sono le foto di James Dean che ha osservato di più, per studiarne il carattere?

«Soprattutto due, che sono quasi contraddittorie. Quella dove cammina a Times Square è la più iconica: lui è proprio cool, fuma e prende la pioggia come se non gli importasse di niente al mondo.  Poi ce n’è un’altra in cui legge, porta gli occhiali e una matita infliata sull’orecchio, dove invece sembra un nerd. Le foto scattate nella sua casa di campagna, in Indiana, mostrano il vero James, quello che non voleva essere cambiato da Hollywood».

Film a parte, non ci sono molti video di Dean: come si è preparato a interpretarlo?

«Ho guardato uno show tv, rara apparizione, in cui danza. Ho ascoltato la sua voce, lui stesso si era registrato nelle conversazioni con la sua famiglia. Ma soprattutto ho cercato di immaginare e ricreare il suo mondo interiore».

Può essere una leggenda anche per i giovani di oggi?

«Per chi studia recitazione come me, sì, eccome: è davvero iconico. Quando mi hanno dato il ruolo ero nervosissimo, mi chiedevo: “Ma perché diavolo vogliono proprio me, che non gli somiglio neppure più di tanto. Poi ho accettato, anche per essere coerente con me stesso: mi sono sempre detto che, per crescere, bisogna prendere la strada che più ci fa paura, non potevo darmela a gambe levate proprio quando è arrivato il momento di mettermi alla prova davvero. E poi il film racconta come una persona normale può essere trasformata in una celebrità dall’oggi al domani: penso possa essere interessante anche per i ragazzi giovani. E che li spinga a rivedersi capolavori come La valle dell’Eden e Gioventù bruciata».

Esiste oggi un ruolo che potrebbe farle ancora più paura?

«Difficile trovarne uno peggiore, da quel punto di vista. O forse sì: dovessi interpretare Marlon Brando forse sarebbe ancora più snervante».

Quando è nata in lei la voglia di fare l’attore?

«Forse già quando, a tre-quattro anni, giocavo a trasformarmi in vari personaggi. Poi ho partecipato a molte recite scolastiche, finché ho deciso di studiare recitazione. È sempre stata la mia ossessione, recitare, non so quanti libri ho letto senza neppure capirli solo perché volevo capire come fare, come iniziare. Se non fossi entrato in una scuola di recitazione, forse sarei diventato uno psicotico!».

La celebrità è uno stress come lo era per James Dean?

«Non mi pesa certo quanto pesava a lui, che era introverso e ribelle. Però mi infastidiscono le etichette che ti affibbiano come attore: tendono a farti fare parti simili, mentre io amo esplorare ruoli ed epoche diversissime. Mi è piaciuto moltissimo per esempio girare Tulip Fever, ambientato nella Amsterdam del 700 (uscirà nel 2016)».

Cosa fa quando non è sul set?

«Mi godo la vita a New York: vivo a Williamsburg, quartiere che adoro, pieno di artisti. Da lì si vede lo skyline di Manhattan, bellissimo. Vado a molti brunch, agli oyster bar a mangiarmi le ostriche…».

Lei è stato anche testimonial di alcuni marchi di moda, da Burberry’s a Prada. Che esperienza è stata?

«Sorprendente. Non avrei mai pensato di diventare un testimonial e neppure di trovare persone come Miuccia Prada, che incoraggiano i giovani talenti. È anche grazie a lei se, oggi, posso scegliere ruoli e film interessanti».

Valeria Vignale @vavign