La popstar, in collaborazione con il ceo di Twitter, ha donato 4.2 milioni di dollari per le donne vittima della violenza durante la quarantena. Ma non è la sola
Con la diffusione della quarantena, che ormai coinvolgerebbe più di quattro miliardi di persone in tutto il mondo, i casi di violenza domestica contro le donne e, anche, contro i bambini sono letteralmente esplosi. A qualsiasi latitudine, in qualsiasi Paese, come ha sottolineato Dubravka Simonovic, relatore speciale delle Nazioni Unite, con i centi antiviolenza che stanno chiudendo o diradando le loro attività per questione di salute pubblica.
Contro questa piaga, amplificata dalla difficoltà di denunciare il proprio partner a causa della convivenza forzata, sono scese in campo diverse star internazionali, tra cui la popstar Rihanna (già recordwoman nelle donazioni per gli ospedali, tramite la sua fondazione (Clara Lionel), con cinque milioni di dollari) che ha versato, in collaborazione col Ceo di Twitter Jack Dorsey, la bellezza di 4.2 milioni di dollari per sostenere programmi contro la violenza domestica a Los Angeles, una delle città più colpite, secondo le cronache, da questo tipo di problema. Tempo fa, la cantante aveva accusato l’ex Chris Brown di percosse e violenza. I 4.2 milioni di euro messi a disposizione da Rihanna e Dorsey «forniranno 10 settimane di sostegno, inclusi ripari, pasti e consulenza per le persone e i loro bambini che soffrono di violenza domestica in un momento in cui i rifugi sono pieni e gli incidenti sono in aumento».
Un’altra, analoga, iniziativa contro la violenza domestica è stata l’iniziativa social (Fighting for Life) messa in campo dell’artista italiano AleXsandro Palombo che ha convinto diverse star americane a partecipare alla campagna fotografica in cui le attrici sono ritratte con i volti tumefatti. «Le violenze domestiche – recita lo slogan che accompagna le immagini – sono una pandemia come il Coronavius». Tra le attrici che hanno accettato di partecipare all’iniziativa ci sono Eva Longoria, Olivia Wilde, Lisa Edelstein, Jennifer Morrison, Teri Hatcher e Marcia Cross.
Di Paolo Papi