Elisa, seconda classificata, al Festival di Sanremo ha cantato O forse sei tu
Grande successo per Elisa che si classifica seconda al Festival di Sanremo. Il suo pezzo si intitola O forse sei tu. “Sono contenta di come è andata finora, non era una cosa scontata che andasse bene, quello del Festival di Sanremo è il palco più importante dove portare la nuova musica. Io non ho mai amato la gara, ma riconosco che questa è una grande possibilità per ognuno di no. Sono stata due anni chiusa in studio e questa è la più bella partenza a cui potevo pensare. Io mi sento già vincitrice per l’affetto che ho ricevuto”.
Cosa significa per te la parola vittoria, soprattutto al Festival di Sanremo?
“Mi faccio spesso questa domanda, mi piace essere sempre connessa con quel che voglio fare. Questo mestiere è la mia passione, lo farei lo stesso anche se fossi rimasta una parrucchiera, avrei continuato a suonare e cantare per divertimento. La bellezza del vincere è l’amore, il consenso, l’affetto, l’accettazione. Devi saperti amare però anche quando fallisci e capire cosa ti ha portato a fallire, con sincerità. Successo e fallimento però sono come le nuvole o il sole, passano. Quel che deve rimanere è la voglia di fare il bene, di fare il massimo. La vittoria non ti deve bastare perché quando finisce lo stupore per aver vinto finisce tutto”.
Credi che la pandemia abbia ucciso la creatività?
“Abbiamo vissuto tutti un tempo molto strano, paralizzante, mancavano tutte le fonti di creatività. Il contatto con gli altri col mondo. In situazioni così sei costretta ad attingere a risorse interiori, spirituali. Ho cercato di mantenere un’armonia una stabilità, abbiamo fatto skate board coi figli, questa situazione ci ha regalato tanta reattività. Bisognava andare avanti”.
Al Festival ti sei sempre vestita di bianco. Come hai scelto questo colore?
“È una cosa a cui abbiamo pensato molto io e Pierpaolo Piccioli, abbiamo fatto un percorso insieme, lui ha curato anche i costumi per Seta. Gli ho proposto io di tornare al bianco. Si tratta di un gioco, tornare a 21 anni fa come immagine. Poi il disco si chiama Ritorno al futuro, quindi ci piaceva questo rimando indietro con un passo in vanti. La scelta per il trucco del viso è stata minimalista ma abbiamo scelto linee grafiche sugli occhi molto contemporanee. Poi il bianco è la conferma definitiva del mio essere legata a elementi naturali e ancestrali, eterei”.
Come mai non hai ballato nella serata delle cover su Flashdance?
“Ho scelto quel pezzo perché come tante ragazze mi identificavo nel finale del film, un culto per chi ama la danza. Amo ballare da quando ero piccola, ma ho sempre ballato per me, ho sempre ballato da sola, quasi mai pubblicamente”.
Raccontaci il tuo nuovo disco Ritorno al futuro.
“In O forse sei tu non c’è molta contemporaneità, è classica, non ho un young wannabe, è una canzone semplice che ha avuto una lunga gestazione, alcuni pezzi sono stati scritti 4 anni fa. Nel disco ci sono pezzi più contaminati e contemporanei, ci sono molti rimandi ai Beatles ma anche alla musica celtica e al rock. Cantare è una sfera tutta mia, poi la mia voce è uscita e mi ha portato tanta fortuna, tanta bellezza, ha fatto avverare dei sogni. La mia voce è cresciuta e cambiata con me a volte faccio fatica a cantare le cose che ho scritto a 16 anni anche se le canto con piacere, le riconosco ancora tutte. Direi che alla fine è andato tutto bene”.
di Elisabetta Sala