Albertino dj: «Faccio un lavoro socialmente utile, la radio»

26 marzo 2020

Conduttore, direttore artistico, talent scout. Albertino, uno dei dj più longevi delle radio italiane, è ancora “on air”. Con le regole di sempre: «Belle voci, poche chiacchiere, buona musica»

 

«Per fortuna posso ancora fare le mie due ore di programma (Albertino Everyday, tutti i giorni dalle 17 alle 19), ma se e quando non sarà più possibile, scatterà il piano B». Si va avanti a tentoni, ai piani alti di m2o, l’emittente di cui Albertino, voce storica delle radio italiane, è anche direttore artistico da circa un anno. Le accortezze sono dovute al momento di emergenza sanitaria: «Internamente ci siamo organizzati da subito con lo smart working, in totale siamo una trentina e per fortuna abbiamo format semplici, all’americana: gli speaker si fanno l’autoregia, senza il tecnico. Alterniamo i conduttori in fasce di tre ore così non hanno contatti, e tutti quelli che possono lavorano da remoto, come la redazione. Noi, per esempio, eravamo in cinque a fare il programma, ora siamo in tre».

Non hai pensato di sospendere le dirette?
«No, finché me lo permetteranno andrò avanti: ho notato che agli ascoltatori un po’ di leggerezza fa bene, me lo scrivono. E poi serve anche a me, sono le mie due ore di gioia. L’unico motivo per cui esco di casa».

La radio ha riscoperto un valore sociale…
«Mai come in queste settimane ho la sensazione di essere socialmente utile, nonostante io non dia alla gente delle informazioni, faccio “solo” intrattenimento, ma mi sento importante, so di fare la mia parte. E la radio non molla mai: abbiamo superato l’avvento delle tivù private, di internet, dei social e dello streaming. Ce la faremo anche questa volta».

Cosa pensi di quest’onda di artisti, da Jovanotti a Gianna Nannini, che ci tengono compagnia con le loro dirette Instagram?
«In generale sono a favore perché portano svago nelle case, un po’ meno quando a farle sono persone con dieci follower. Lì prevale la vanità: non lo fai per dare qualcosa agli altri, ma per metterti in mostra».

Veniamo a m2o: ad aprile festeggi il tuo primo anno da direttore artistico. Facciamo un bilancio.
«Ho fatto fatica ad abbandonare Radio Deejay anche se conduco ancora il Deejay Time del sabato. E poi siamo la stessa famiglia (appartengono allo stesso gruppo editoriale, ndr), condividiamo lo stesso building. Ma m2o mi ha ridato stimoli, energia, voglia di fare. Anche la cosa più bella del mondo dopo 35 anni stufa. Mi sentivo fantozziano nella mia routine lavorativa».

Cosa c’è di diverso ora?
«Tutte le radio vanno in una direzione mentre noi siamo tornati al modello “old school”, come quando avevo cominciato: belle voci, tanta musica e poche chiacchiere. Oggi in radio si tende a parlare molto e a suonare musica tutta uguale, non c’è voglia di osare, di sperimentare. Si preferisce essere rassicuranti. Invece bisogna fare ricerca. Radio m2o a livello di copertura nazionale ha un quarto delle frequenze, ma è molto monitorata dalle altre stazioni».

La tua ultima scoperta è Anna con Bando, ora in cima alle classifiche. Come si individua un talento?
«Mi hanno fatto ascoltare l’audio, mi è piaciuto subito, l’abbiamo mandata in onda e per lei è stato un volano».

Com’è essere il fratello di Linus (direttore artistico di radio Deejay e conduttore, ndr)?
«Siamo diversi. Il problema vero è che io sono il fratello minore e resti sempre il piccolo, anche se hai fatto delle cose eccezionali. Abbiamo un modo differente di vedere la radio, la nostra è stata una scissione serena, siamo anche complici in un certo senso, ma comunque non c’è competizione. È solo questione di punti di vista differenti: a lui piacciono delle cose e me altre. E poi, vuoi sapere una cosa? I suoi figli adorano la mia radio!».

Ti fa mai i complimenti?
«Linus è avarissimo di complimenti, ma sì, me li ha fatti quando sono usciti i dati del primo semestre di Radio m2o: siamo stati quelli che hanno guadagnato di più».

Recentemente hai postato una foto d’antan: ci siete tu, Fiorello e Amadeus. Li hai visti a Sanremo?
«Sono esattamente come erano allora. Pensa che gruppo: Fiorello, io, mio fratello, Jovanotti, Amadeus, gli 883, Marco Baldini, Jerry Scotti. Come quelli di Alto Gradimento (show di Boncompagni e Arbore negli anni 70, ndr): noi siamo stati la generazione successiva».

Cos’hai in serbo per i prossimi mesi?
«Il dramma è non poter fare programmi. Per il mio primo anno a m2o stavamo organizzando un secret party con dj internazionali, ospiti e ascoltatori. Ci siamo fermati, dobbiamo superare questo brutto momento».

«Di Rachele De Cata  – foto Courtesy Press Office