07 luglio 2017

Intervista a Sienna Miller: «Non ho più paura del giudizio degli altri»

Resta bella e impassibile anche in pieno attacco di starnuti e lacrime. «Soffro di allergie» dice lei. «E in questa stanza c’è qualcosa a cui sono intollerante». Che siano i giornalisti? Sienna Miller fa un sorrisino, ma sull’argomento non c’è troppo da scherzare. L’attrice inglese è una delle più bersagliate dai tabloid dai tempi del suo amore con Jude Law ai recenti gossip su un presunto flirt con Brad Pitt. Da allora la 35enne londinese vive come una maledizione il fatto che si parli così tanto delle sue vicende private (le amicizie con Keira Knightley e Kate Moss, la love story con Balthazar Getty che le fece fare causa al quoti­diano News of the World, il matrimonio con Tom Sturridge dal quale ha avuto una figlia). La ferita si è riaperta il mese scorso, quando alcune foto rubate dal suo cellulare sono apparse online.

Per fortuna c’è un altro giallo a distrarla: The Burning Woman, che sta girando ora con Chri­stina Hendricks e Aaron Paul. E c’è la carriera. Quest’anno è tornata nei cinema in La legge della notte di e con Ben Affleck, uscito a marzo, e nel recente Civiltà perduta di James Gray. È la storia vera dell’esploratore inglese Percy Fawcett (Char­lie Hunnam), che nel 1925 scomparve nella giungla amazzonica cercando i resti di un’antica città. Lei interpreta la moglie Nina.

Cos’ha amato di questa figura femminile?
«La personalità fortissima, il coraggio. Pur essendo nata alla fine dell’800, Nina non vive all’ombra del suo uomo, anzi, vorrebbe seguirlo in Amazzonia. Ho già interpretato altre mogli e madri, ma lei era un modello per l’epoca».

Lei ha una bimba di quasi cinque anni.L’esperienza aiuta a interpretare il dolore e i sentimenti di un’altra madre?
«Eccome! La perdita di un figlio è la sofferenza più insopportabile che si possa immaginare. Normalmente non voglio neanche pensarci ma nel film c’è anche questo. E le mie paure profonde hanno aggiunto qualcosa all’interpre­tazione, inutile negarlo».

Al figlio che, cresciuto, parte pure lui per l’Amazzonia, Nina dice: “Non dev’essere la paura a fermarci nella vita”. È d’accordo?
«Assolutamente sì. Penso che ognuno di noi dovrebbe fare proprio le cose di cui ha più paura. I timori sono freni che non ti fanno vivere pienamente. Io sono una che si butta, per carattere. Ho paura, ma la affronto, specie nel lavoro. Quando mi hanno proposto di recitare a teatro in Cabaret, prendendo il posto di Emma Stone, ero tesissima perché non avevo il tempo di fare le prove. Ma sono felice di averlo fatto. E a luglio torno in scena nel West End con La gatta sul tetto che scotta».

Lei ha iniziato facendo la modella, come sua madre. Sognava già di recitare?
«Sì, e per farlo ho lasciato la scuola a 18 anni. Non ero brava a posare, ho girato degli spot per guadagnare soldi e, grazie a quel lavoro, sono diventata indipendente. Pensi che a vent’anni ho comprato la mia prima casa. Una svolta, mi ha fatto sentire più forte e sicura. Pronta a seguire la mia strada di attri­ce, senza dubbi: ci credevo fin dall’i­nizio, ero molto positiva».

Quando ha pensato di avercela fatta?
«Forse non c’è un momento in cui lo pensi davvero, non ci si sente mai al sicuro in questo mestiere. Ma essere chiamata da Clint Eastwood per Ame­rican Sniper, tre anni fa, seppure in un ruolo minore, è stata una soddisfazio­ne. Anche perché il mio obiettivo è lavorare con persone che stimo».

Come Ben Affleck, che l’ha diretta in La legge della notte?
«Certo, ho amato tutti i film diretti da Ben ed è stato divertente interpretare la donna del boss, una che se ne frega totalmente del giudizio altrui. Devo dire che anch’io sono cresciuta, in questo senso: non ho più paura di quello che gli altri pensano di me. Ed è liberatorio».

Ora che vive a New York, può sempre contare sul sostegno delle amiche storiche con cui faceva vita mondana a Londra?
«Le mie migliori amiche sono rimaste le stesse di quando avevo dieci anni. È grazie a loro, a mia madre e a mia sorella, se sono una persona centrata e con i piedi per terra».

La Nina del film porta corsetti strettissimi e dice al marito: “Voi uomini vi divertite a vederci soffrire per voi”. È ancora così?
«Non per me, io sono quasi sempre in jeans e maglietta. Infatti ho sofferto a strizzarmi dentro a quei corsetti, tutti originali. Però erano utili a cambiare pelle: mi portavano subito indietro di cent’anni».

Valeria Vignale