22 ottobre 2019

Micaela Ramazzotti: «Meglio essere un po’ sbagliata»

Micaela Ramazzotti porta al cinema – ora nel film Vivere – quel mix di insicurezza e forza che le donne conoscono bene. Perché non ha paura di guardarsi dentro. E sa riconoscere quello che le dà felicità. Come fare torte ascoltando i Queen

«Certi giorni mi sento forte, e fichissima. Certi altri, la più fragile e sbagliata del mondo. Mi piace portare nei film queste onde del nostro essere donne». La bellezza di Micaela Ramazzotti, la sua femminilità, la sensibilità di attrice – Il nome del figlio di Francesca Archibugi, La pazza gioia di Paolo Virzì – stanno tutte qui, nella capacità di cogliere il lato umano di sé e degli altri. Nel suo essere pure lei dentro quelle “onde” della vita di coppia e famiglia che racconta al cinema.

Una di queste si è infranta sui suoi 40 anni, compiuti a gennaio: la crisi col marito Paolo Virzì, dalla quale è poi riemersa, con un selfie su Instagram ad annunciare il loro riavvicinamento (e un “My man” accanto alla foto). Di terremoti familiar-sentimentali parla anche Vivere di Francesca Archibugi,
ora nelle sale, «un film sull’amore e il disamore, sulla fragilità e la forza delle persone» dice lei.

Micaela interpreta l’incasinatissima Susi, che vive con un compagno pieno di debolezze (Adriano Giannini), un lavoro frustrante, una figlia asmatica, una ragazza alla pari che incrinerà l’equilibrio di tutti. Lei ne parla con grande passione. Mai tiepida. Si emoziona, chiacchierando. Ti scruta, riflette, ti tira dentro con i suoi: «Ma lo sai che…?».

Susi è emotiva, sembra fragile. Ti viene mai voglia di interpretare un altro tipo di donna? Un’eroina?
«I miei figli mi dicono sempre: “Fai qualcosa che piace anche a noi!”. Ma preferisco le donne imperfette. Un’eroina acciaccata. Perché il cinema ti guarda dentro, mi sento più onesta così. Susi rappresenta le nostre vite in affanno, quel caos organizzato che solo noi donne capiamo. Ma capisce tutto perché è generosa, ha lo sguardo alto, non si avvita su se stessa».

Francesca Archibugi aveva filmato anche il tuo vero parto in Il nome del figlio. I film che giri con lei sono più “personali”?
«Francesca è stata la prima a regalarmi un personaggio forte in Questioni di cuore, 10 anni fa.
Per me è sorella, un’amica, una maestra. È materna. Mi è venuto naturale farmi filmare in sala parto, quando è nata Anna. C’erano due registi con me, lei e mio marito. Ma è lei che mi ha ripresa mentre dicevo: “È femmina!”. Per la storia del cinema, non per Instagram».

Sui social ci sei, però.
«La diretta mediatica mi spaventa, non voglio far sapere dove sono, ma la voglia di condividere c’è. Mi piace scattare foto, fra un po’ forse metterò anche qualche immagine delle nostre vacanze a Livorno».

Anna ha 6 anni: si è vista nel film?
«Sì, è nata nel cinema e si vede. Ho girato Anni Felici di Luchetti che era nella pancia. È nata in Il nome del figlio. Ed è clownesca. Ha visto tutti i miei film, ricorda certe battute a memoria. C’è stato
un periodo che ripeteva: “Sorrida. Di più” perché era nel trailer de La tenerezza di Amelio. Mio figlio Jacopo (9 anni, ndr) suona il piano, mentre lei ama travestirsi pescando abiti da una grande cassa. È una Micaela 2.0».

E se volesse recitare?
«Vedremo. È un mestiere che va scelto. Io l’ho scelto a 5 anni».

Come potevi saperlo così piccola?
«Ero camaleontica. Mi divertiva troppo fare facce davanti allo specchio di mia madre, due ante che si aprivano creando infinite me. Piangevo in sempre meno tempo, il mio record era 10 secondi. Ho iniziato a posare per i fotoromanzi a 12-13 anni… ma lì non mi divertivo. A scuola mi prendevano in giro. Era una cosa da sfigate, mica come Miss Italia o Non è la Rai».

Allora perché hai continuato?
«Per emanciparmi. Per comprare i dischi di Elton John, sperando di fare qualcosa di meglio, prima o poi. Da qualche parte mia madre conserva i miei diari di allora, come un romanzo di formazione. Ora lo racconto ai bambini ridendo».

Con Gabriele Muccino hai giratola storia di un gruppo di amici dai vent’anni alla maturità: uscirà a marzo col titolo Gli anni più belli. Per te quali sono i migliori?
«E come si fa a rispondere? Ogni giorno può essere importante, più vivo e meglio sto. Per me contano i momenti in cui riesci a stare bene. Io sono felice quando faccio le crostate coi bambini, guardando i tutorial e ascoltando i Queen».

Compiere 40 anni ti ha fatto effetto? Non hai paura dell’età?
«Delle rughe e dell’invecchiamento non me ne può fregare di meno: scrivilo proprio così! Non voglio ritocchi, mi piace la naturalezza. Quello che conta è la testa. Invecchi quando la curiosità si spegne. Rincoglionisci quando ti chiudi in te stesso. Io spero di fare cose sempre nuove, di viaggiare. Quando sarò da buttare magari aprirò un negozio di torte».

Facile dirlo adesso che sei giovane e sexy.
«Ma sai che ora ho più ammiratrici donne che uomini? Mi fermano, mi abbracciano. È il più grande regalo».

Di Valeria Vignale