Nadia Toffa: “Il black-out non mi ha messo paura”

13 febbraio 2018

Dopo il malore che l’ha colpita il 2 dicembre scorso Nadia Toffa, la iena pù googlata del mondo torna in televisione. Per rivivere il brivido della diretta e affrontare nuove sfide

A due mesi dal malore che l’ha colpita a Trieste il 2 dicembre scorso, la giornalista Nadia Toffa (38 anni  , torna, a grande richiesta, sul piccolo schermo. L’appuntamento è per domenica 11 febbraio, quando riprenderà a condurre, su Italia 1, Le Iene, il programma che l’ha lanciata e resa famosa, ormai anche oltre i confini nazionali. «Se mi pregano di risparmiarmi un po’ dopo quello che mi è successo? Ma certo, me lo dicono tutti! Ma io sono fatta così, adoro l’adrenalina della diretta in uno studio televisivo. Non sono proprio una che riesce a tirarsi indietro quando c’è da lavorare» spiega la conduttrice bresciana (nella foto con Silvia Toffanin durante la trasmissione Verissimo), che ha sempre fatto dell’energia e della freschezza le sue caratteristiche migliori. «Emozionata, come se fosse la prima volta? Neanche tanto. Io, per carattere, mi butto sempre: non è bastato finire in ospedale e stare in rianimazione per farmi diventare improvvisamente paurosa e prudente. La diretta mi chiama. Quella che sono, sono, ieri come oggi».

Prometta almeno di riguardarsi…
«Non sono mai stata ipocondriaca in vita mia. Anzi: ho sempre avuto una soglia del dolore molto alta. Ma una cosa la voglio giurare alle persone che mi vogliono bene: cercherò di stare un po’ più attenta ai segnali che mi invia il corpo. Prima andavo al lavoro anche con 39 di febbre».

Non ha avuto paura di morire mentre, dopo il malore, la trasportavano d’urgenza in elicottero a Milano?
«No, io sono allegra e ottimista per natura e fatalista per necessità. Pensi solo a quello che è accaduto alle tre donne sul treno di Pioltello… Vede, quando mi hanno portato via dopo il black-out, non ho pensato mai alla mia vita. Ero preoccupata per i miei, quello sì, devo ammetterlo».

Cosa le ha insegnato l’incidente?
«Che non si finisce mai di imparare, che la vita è bella perché ti mette di fronte sempre a nuove sfide, e io le sfide le ho sempre amate. Senza, non vivrei. E poi che anche le cose peggiori ti aiutano a crescere».

In men che non si dica, mentre era ricoverata, è diventata una celebrità mondiale.

«È vero! Persino il Newsweek ha scritto un articolo su di me dal titolo: “Who is Nadia Toffa?”. Mentre stavo in rianimazione, ero diventata la terza persona più googlata del mondo! Al secondo posto c’era il principe Harry, pensi un po’».

Stupefatta dell’amore che le hanno dimostrato in quelle ore?
«Mi sono commossa fino alle lacrime. Una mamma mi ha persino rincorsa con la sua bambina per dirmi che aveva pregato per me. E poi, l’affetto dei miei colleghi de Le Iene… Non che, in questo caso, mi sia stupita: siamo una squadra affiatatissima, ci vogliamo bene».

Secondo lei tutta questa solidarietà si deve alla fama?
«Nemmeno tanto. Ci sono persone che sono molto più famose di me. L’ondata d’affetto che mi ha travolta non me l’aspettavo proprio».

Non pensa che ci siano momenti in cui bisogna staccare per un po’ la spina?
«Le ripeto, io sono fatta così. Non posso cambiare a 38 anni. Il lavoro, poi, è la mia vita. Persino con le amiche parlo sempre delle cose che sto facendo. Non per carrierismo, ma perché voglio sempre risolvere i problemi, anche piccoli, della gente che ci chiama. Ci sono momenti in cui fatico anche a prendere sonno perché penso alle inchieste a cui sto lavorando, alle tante persone che si fidano di noi Iene».

Pensi alla sua prossima vacanza: mi dica dove e quando.
«Magari su un’isola della Grecia, lontana dai circuiti più battuti, con i miei amici e le mie amiche. Ma non adesso: ad agosto, per un mese, come tutti i colleghi della trasmissione. In quelle occasioni non mi porto dietro nemmeno il cellulare».

Progetti per il futuro, ora che è diventata una celeb internazionale?
«Io amo gli studi televisivi, amo la diretta. Mi piacerebbe, quello sì, condurre un giorno una trasmissione per i giovani. Chissà…».

Si faccia, marzullianamente, una domanda e si dia una risposta.
Ride. «Che cosa desidereresti ancora, Nadia, dalla vita? Vorrei conservare la capacità di stupirmi, una capacità che hanno solo i bambini. Diceva un filosofo: bisogna diventare grandi senza però diventare adulti. Ecco, mi piacerebbe mantenere quello sguardo da fanciullino che ho sempre avuto».

E della sua vita privata che cosa mi dice? Matrimonio, figli?
«Io personalmente non credo al matrimonio. Ci si sceglie tutti giorni, ci si ama tutti i giorni. Mica c’è bisogno di un pezzo di carta o di un officiante. Diverso è se uno crede al valore religioso».

Figli?
«Non ora, non ci penso nell’immediato. Non ho l’ansia dell’orologio biologico. Quando sarà, se sarà, accadrà.

Paolo Papi

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