23 ottobre 2019

Stefano Accorsi: «La politica, che mondo assurdo»

Stefano Accorsi, con 1994, chiude la trilogia sugli anni di Mani Pulite. «Non faccio politica ma mi appassiona, sono quasi un tifoso»

Sullo schermo, il  personaggio interpretato da Stefano Accorsi non potrebbe essere più scuro: spregiudicato e manipolatore, usa ogni mezzo per ottenere ciò che vuole, comprese le donne e il sesso. D’altronde il protagonista di 1994 – e prima di 1992 e 1993 – si chiama Leonardo Notte: il buio ce l’ha già nel nome. Nella vita vera invece Stefano Accorsi, a dispetto della voce profonda, appare come una persona luminosa. Lo vedi e pensi a un uomo solido, che prende le cose molto sul serio.

Le sue storie d’amore conosciute sono tutte lunghe e importanti: prima con Giovanna Mezzogiorno, poi con Laetitia Casta – con cui ha avuto due figli, Orlando (13) e Athena (10) – e ora con la giovane moglie Bianca Vitali che l’ha fatto diventare di nuovo papà del piccolo Lorenzo, il bimbo dalla testa “super bionda” che ogni tanto fa capolino negli scatti Instagram sul suo profilo ufficiale. Storie di vacanze in montagna, momenti romantici con Bianca alla Mostra di Venezia, sport in mezzo alla natura e, ovviamente, i film per il cinema e la tv di cui è protagonista.

Dal 4 ottobre Stefano Accorsi è su Sky Atlantic – ogni venerdì alle 21.15  con 1994, capitolo finale della trilogia che rievoca gli anni in cui l’Italia è stata travolta da Mani Pulite e poi dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi. Dal 19 dicembre lo vedremo al cinema in La dea fortuna, dove per la terza volta è diretto da Ferzan Özpetek (dopo Le fate ignoranti e Saturno contro), in cui recita accanto a Edoardo Leo e Jasmine Trinca.

Deve essere stato complicato entrare nella pelle di un tipo come Leonardo Notte. C’è qualcosa che ti ha messo a disagio?
«Sono letteralmente pazzo di questo personaggio e di lui non mi ha messo a disagio nulla, nemmeno le molte scene di sesso: servivano sempre a raccontare la natura delle persone. Anzi, tra i meriti innovativi della serie c’è stato sicuramente il raccontare il sesso per quello che spesso è: una merce di scambio, un gioco di potere, un sopruso. In Italia invece è sempre stato rappresentato
in modo un po’ idealizzato».

Cosa pensi della sua trasformazione? Uomo di sinistra, diventa un pubblicitario della “Milano da bere”, poi lavora dietro le quinte di Forza Italia…
«Amo la sua storia: è uno che da ragazzo studiava al Dams e seguiva le lezioni di Umberto Eco, aveva degli ideali politici che poi sono stati distrutti. Così è diventato la persona cinica che, forse, era sempre stato».

Sei mai stato coinvolto attivamente in politica?
«Non ho mai voluto avere a che fare con la politica in prima persona, ma posso dire di esserne un tifoso. La seguo con grande passione, più come osservatore che come elettore, e trovo che sia un mondo assurdo. Quella specie di incontro di boxe che c’è stato quando Conte ha fatto il suo discorso davanti a Salvini, dandogli delle sberle metaforiche mentre gli teneva la mano sulla spalla, è stato qualcosa di incredibile».

E col potere che rapporto hai?
«Se c’è una cosa che non ho mai sopportato è quando mi dicono come devo fare le cose. Tranne quando a farlo è il regista sul set, naturalmente».

Senti di averlo, un certo potere, in quanto attore famoso?
«Ho un rapporto appassionante con il mio mestiere ma non sento di appartenere alle sue dinamiche di potere, non mi interessano. L’unico potere che trovo interessante è la possibilità di farmi ascoltare con più interesse se ho un progetto da proporre».

Questa serie è quella che ti ha fatto incontrare tua moglie, sul set di 1992, ed è un percorso lungo anni che si sta concludendo, che effetto ti fa?
«In adolescenza ero un po’ nostalgico, malinconico, ma crescendo ho iniziato a guardare al domani come al giorno più bello. La trilogia è stata un’esperienza fantastica, ma vedo il futuro pieno di possibili regali e sorprese».

C’è già una nuova “idea” di Stefano Accorsi”?
«Eviteremo di usare questa dicitura per ovvi motivi (ride) ma c’è in effetti un progetto su cui ho cominciato a lavorare. Stavolta non si parla di fatti storici, ma di rapporti, relazioni».

Com’è stato invece ritrovare Ferzan Özpetek dopo alcuni anni? Ti senti cambiato?
«Inevitabilmente mi sono ritrovato diverso: oggi sul set riesco a coniugare la leggerezza e il divertimento con la concentrazione. Ho sempre amato il modo di Ferzan di fare cinema, il suo bisogno di trovare intensità e autenticità».

Di Michela Greco