21 October 2016

7 domande a Jude Law, “giovane Papa” nella nuova serie di Sky

Qualcuno doveva pur farlo Papa, prima o poi. Jude Law è strepitosamente bello, anche a 43 anni. Straordinariamente bravo, che interpreti l’Amleto a teatro o uno dei film che hanno segnato il suo successo, da Il talento di Mr. Ripley alla saga di Sherlock Holmes (lui è Watson) fino a Genius, storia del tormentato scrittore americano Thomas Wolfe, che uscirà il 10 novembre. Ma il vero patto col diavolo glielo ha fatto fare il regista Paolo Sorrentino trasformandolo nel più misterioso e dark dei Pontefici. L’attore inglese è il protagonista di The Young Pope, serie tv firmata dal regista de La grande bellezza che inizia stasera alle 21 su Sky e racconta la vicenda di Lenny Belardo, il primo Papa americano, nonché il più giovane e affascinante della storia.

Scaltro, imprevedibile, perfino un po’ diabolico (qualche critico ha definito la serie il Twin Peaks di Sorrentino). Eletto dal collegio cardinalizio con l’illusione che sia facilmente manipolabile, si rivela lui il vero manipolatore. Fuma, beve cherry cola, gira nelle sue stanze in infradito, sembra una ventata di novità ma prende il nome di Pio XIII per far capire quanto sarà tradizionalista. Nell’interpretarlo, Jude sfodera tutto il suo carisma. Il fascino non gli manca, appunto. È lo stesso che gli ha fatto conquistare donne e gossip: l’ex moglie Sadie Frost, dalla quale ha avuto tre figli fra il 1997 e il 2003, l’attrice Sienna Miller, tradita nel 2005 (con la babysitter) e ripresa nel 2009 per la goduria dei pettegoli; altre ragazze dalle quali, a relazione finita, ha avuto due bambine.

Il suo Pio XIII fa paura…
«Trova? Per me è interessante proprio perché spiazza. Nessuno sa cosa pensi. Cresciuto da una suora (Diane Keaton, ndr), si chiede perché i genitori l’abbiano abbandonato e, per difendersi dagli altri, ha imparato a manipolarli. Usa il papato per cercare risposte alle sue domande, personali e non solo: la fede, la paura, la devozione, Dio. Mi sono preparato facendo ricerche sul Vaticano, ma il personaggio di Sorrentino è soprattutto l’uomo che gira in infradito, nudo, prima di indossare la veste».

Lei crede in Dio?
«Più che altro credo nel sentimento del divino, nella capacità di commuoversi ascoltando le persone o guardando un paesaggio meraviglioso, nella sensazione di non essere soli. Siamo pezzettini di una natura immensa».

Il Pontefice del film vuole essere invisibile: da attore superstar prova lo stesso desiderio?
«Eccome. Non capisco perché la gente sia ossessionata dall’apparire. Se non metti le tue foto sui social, non esisti. Ma proprio per questo chi si nasconde, in controtendenza, può avere un impatto molto maggiore. Quanto a me, volevo recitare, non finire sotto i riflettori come persona. Ho dovuto fare i conti con questa realtà per sopravvivere. Con i miei figli ci scherziamo su».

In che modo?
«Sui tabloid anglosassoni, l’abbreviazione del mio nome è identica a quella di Jennifer Lawrence e, quando i ragazzi avvistano titoloni con su scritto J Law, mi chiamano chiedendo cosa combino. Quando hanno rubato le foto intime dal cellulare di Jennifer, erano anche un po’ in allarme: “Papà, ma davvero girano foto di te nudo?”».

Lei è padre di cinque figli: come fa a seguirli con la carriera che ha?
«Impari a fare capriole, come tutti quelli che hanno bambini. Quando sono piccoli è un po’ più facile perché puoi portarli sul set. I primi due però sono autonomi (Rafferty e Iris, 20 e 16 anni, che hanno già lavorato come fotomodelli, ndr). Rafferty in realtà vuole fare il musicista e Iris ama la fotografia. Posano solo per fare esperienze e guadagnarsi qualcosa. Io sono pronto a dare consigli… ma loro non li chiedono. Figuriamoci, sono teenager…».

Quando le hanno proposto Superman, nel 2006, non è stato tentato di farlo per loro?
«Ci ho provato, a mettere quella tuta… Ma no, non mi ci vedevo proprio!».

Meglio le vesti papali?
«Mi sono divertito a interpretare un Papa, c’era un bel clima anche sul set, a Roma. Pensi che Diane Keaton, con la sua ironia, ha continuato a chiamarmi “Sua Santità”».

Valeria Vignale