Nelle sale con il terzo capitolo della saga di John Wick, Keanu Reeves ci racconta la sua vita privata. Dispensando anche consigli beauty…
Sullo schermo Keanu Reeves è, da decenni, protagonista di film d’azione di culto. In Point Break (1991) stava in bilico tra la tavola da surf e un’indagine dell’FBI ad alto tasso adrenalinico. Nella trilogia di Matrix (il primo film è uscito proprio 20 anni fa) reggeva sulle spalle il destino dell’umanità. In John Wick 3 – Parabellum, terzo capitolo della saga dedicata al killer dal cuore spezzato (in questi giorni nella sale), è sempre impegnato in spericolati combattimenti.
Sulle riviste patinate, invece, è il volto della nuova campagna a/i 2019-2020 di Saint Laurent. Una serie di foto in bianco e nero che lo consacrano style icon. Sofisticato, con quel suo twist rock che spacca, anche oggi che va per i 55. Infine nella vita, come durante la nostra intervista, è un condensato di serenità zen, intelligenza, umorismo. L’antidivo per eccelenza. Anche in questo, iconico.
Interpreti spesso action movie. Come fai a rilassarti?
«Guido la moto, sto con le persone che amo… mi rilasso anche quando sono a contatto con la natura. John Wick 3 l’abbiamo girato nel deserto del Sahara. In posti così, dove sopra di me c’è solo l’immensità del cielo, non posso che provare umiltà, meraviglia e amore».
Ma durante le riprese delle scene di azione non provi anche dolore fisico?
«Per questo faccio i bagni nell’acqua gelata, perfetti per recuperare le energie! Invecchiando non sono agile come una volta, ma ho esperienza. Cosa che mi rende più… efficiente».
E per prenderti una pausa dalla società multimediale?
«Non mi sono mai fatto coinvolgere dai social media. Alcuni li amano, a me non interessano».
Malgrado ciò, sui social sei virale.
«Gli amici mi prendono in giro: “Non sei più un uomo, ma un meme!”. Io mi stupisco di più quando vengo citato nelle parole crociate del New York Times».
Sembri molto equilibrato. L’hai imparato dalle filosofie orientali?
«Sono attratto dal buddhismo, ma non lo pratico. Ho solo interpretato Buddha in un film (Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci del 1993, ndr). Un’esperienza che mi ha insegnato a capire meglio sia me stesso sia gli altri».
Capisci meglio anche l’universo femminile, visto che hai recitato in ben nove film diretti da donne.
«Non ho mai scelto un film perché girato da un uomo o da una donna. Non faccio mai scelte di genere. Quei film mi hanno dato l’opportunità di lavorare con persone meravigliose. Non voglio dire, però, che non ci siano differenze tra i generi: è proprio la diversità a rendere i rapporti più interessanti».
È vero che durante un’intervista hai detto che potresti vivere in una grotta, meditando?
«Può essere… anche se non pratico la meditazione. La mia grotta personale è il mio divano!».
E quale filosofia di vita hai concepito, sul divano?
«Provare a dare sempre il meglio».
Di Bruce Lester