01 aprile 2020

La casa di carta: Álvaro Morte racconta i batticuori del Professore nella 4a stagione

 

Con una camicia a piccoli quadretti rossi e neri, sullo sfondo delle pareti azzurre di casa sua, ha un po’ meno l’aria da “professore”. Álvaro Morte si è collegato con noi in video da Madrid, dove in questi giorni è insieme alla famiglia – la moglie Blanca Clemente, stilista, e i gemelli Julieta e Leon di 5 anni – per parlare dell’attesissima 4a stagione de La casa di carta in onda su Netflix dal 3 aprile. E come prima cosa, il 45enne attore spagnolo ci tiene ad abbracciare a distanza noi italiani, particolarmente colpiti dal virus, sperando che «quest’emergenza epocale porti tutti a riflettere e crescere». Anche i protagonisti della sua serie sono duramente messi alla prova nelle otto nuove puntate che, come promesso dal creatore Alex Pina, saranno come un giro sulle montagne russe.

A quali sfide va incontro il Professore? E quali emozioni ci aspettano?

«Intanto qualcosa va storto con la morte di Lisbona e tutti i personaggi passano attraverso una situazione di caos enorme, imprevisto, come se fossero messi alla prova per vedere se sono capaci di rialzarsi. Il Professore è un uomo cerebrale che ha sempre bisogno di controllare la situazione, pianificare tutto nei minimi dettagli è quello che lo fa sentire tranquillo. Ma anche lui ha un lato debole: l’emotività gli scompiglia le carte, lo rende incapace di pensare in maniera lucida. Quando il cuore ci mette lo zampino, lui sprofonda in un inferno».

C’è uno scontro di potere tra uomini e donne, in questa nuova stagione: siamo pronti a vedere le donne diventare leader anche nella realtà politica?

«Io sarei completamente a favore! Le donne hanno dimostrato di essere più empatiche e sensate degli uomini in molte cose. E quello che manca a molti leader politici è proprio l’empatia, con la popolazione di cui sono a capo ma anche con quelle dei paesi vicini: lo vediamo proprio in queste settimana. Ne La casa di carta c’è comunque, fin dall’inizio, un equilibrio: uomini e donne fanno le stesse cose e questo è piaciuto molto a pubblico e critica. Certo Tokyo è un po’ troppo impulsiva (ride), ma sarebbe stato interessante anche immaginare nella fiction un “piano” completamente affidato ai personaggi femminili».

L’ispettore Alicia Sierra diventerà una minaccia?

«È quello che più preoccupa il Professore, perché è assolutamente imprevedibile. Lui conosceva benissimo Raquel Murillo, anche la vita privata e la psicologia, poteva prevederne molte mosse. Ma Alicia è una sorpresa continua, lei potrà davvero metterlo con le spalle al muro.

Quando hai deciso di fare l’attore e che posto ha oggi La casa di carta nella tua carriera?

«Ero uno studente di ingegneria quando ho deciso di dedicarmi alla recitazione, ma la cosa increcibile è che non ci avevo mai pensato prima. Da bambino non ho mai fatto neppure il pastorello nelle recite natalizie. Ricordo solo che, quando guardavo certi programmi comici sprofondato sul divano, pensavo che mi sarei divertito a farli anch’io ma allora non sapevo che potesse essere una carriera. Da quando ho scelto questo mestiere ammiro Alain Rickman, attore americano di Harry Potter, scomparso: mi piace come ha saputo gestire l’equilibrio tra professione e vita privata. La casa di carta mi ha aperto moltissime porte e sono grato al Professore se oggi ho molti progetti tra cui poter scegliere, anche internazionali».

Che rapporto hai con la musica? Dopo Bella ciao della prima stagione, ci sono altre canzoni italiane nelle nuove puntate.

«La musica ha un grande importanza nella mia vita, amo ascoltare e pure suonare: ho appena comprato una viola e spero di impararla, appena tutto questo è finito.

Mi piace ispirarmi alle canzoni anche quando recito, il pezzo che mi ha ispirato per il professore è A night in Tunisia di Dizzy Gillespie, un pezzo jazz che come lui dà l’idea di essere disordinato ma in realtà poggia su una struttura molto forte, potente. La musica italiana mi piace, soprattutto quella classica: il barocco italiano è uno dei miei preferiti».

Che altre passioni hai abitualmente? E come vivi questo periodo più casalingo?

«Amo le storie, di ogni genere, che siano raccontate da film, libri o canzoni. Ho pure un paio di progetti di serie televisive, che spero potrete vedere in futuro. Ma visto che ho passato molto tempo sul set, in questo periodo mi dedico molto alla famiglia, ai miei figli. Quando sono andati a letto, la sera, leggo o guardo film. Questo è un momento storico che ricorderemo per sempre, speriamo di essere tutti abbastanza intelligenti da tirarne fuori anche qualcosa di positivo».

Valeria Vignale