19 agosto 2019

Úrsula Corberó, “la forza sia con me”

È diventata famosa in quattro e quattr’otto Úrsula Corberó, grazie a “La casa di carta”, serie boom di Netflix. Lei e il suo personaggio Tokyo si somigliano parecchio: toste, volitive, con il broncio da diva

 

Giacchino nero, top a stampa fluo: Úrsula Corberó si presenta così all’anteprima italiana, lo scorso 19 luglio in piazza Affari a Milano, per la presentazione della terza stagione de La casa di carta. Riconosco il total look Versace, lei mi strizza l’occhio: «Mi piace un casino!». Úrsula è, pure nella vita, sfrontata come il personaggio che l’ha resa celebre in tutto il mondo. Cioè Tokyo, ladra sexy e capricciosa, forte ed enigmatica, ancora di più nella terza stagione. La casa di carta è la serie Netflix non in lingua inglese più vista sulla piattaforma, ha ispirato con le sue tute rosse e le maschere di Dalí tante rivolte di piazza, ha creato nuove star.

Úrsula Corberó, quella che brilla di più, non si sottrae al gioco: è diventata un’icona? Molto bene. «La mia vita è cambiata, non lo nego». Fa una pausa. «All’inizio è stato un vortice, mi sentivo schiacciata. Ora sto bene. Viaggio più spesso, conosco più gente, ho una casa più grande e più bella. Ho trovato un equilibrio nuovo».

Sex simbol e ironica

La parte della diva le riesce molto bene, nella vita come sullo schermo. L’ingresso in scena nel primo
dei nuovi episodi è nel segno di un’altra Ursula: l’indimenticata Andress, regina delle Bond Girl, intramontabile Venere che esce dalle acque in Agente 007 – Licenza di uccidere. Scherzo con Corberó: allora lo fai apposta, a fare il sex symbol. Ride. «Quando ho letto il copione, ho pensato: che barba. Poi ho capito che anche questo momento sarebbe rientrato nella chiave della serie: fare quello che ci piace, senza modestia. E, se vogliamo citare James Bond, lo facciamo come si deve: con il bikini, il coltello legato alla coscia, tutto quanto. Allora diventa ironico. E anch’io mi diverto».

Imbronciata e un po’ fighetta

Humour e sensualità sono legati a doppio filo. «Tokyo non si considera affatto sexy. È questo il messaggio. La sensualità va oltre il fisico. È un’attitudine. Questa è una serie del XXI secolo perché dice soprattutto che, in una donna, è sexy il suo power (lo dice in inglese, ndr)». L’11 agosto Úrsula Corberó ha compiuto 30 anni. Detiene il titolo di nuova regina delle serie spagnole (e non solo), ha un fidanzato seducente come lei (Chino Darín, argentino) e un seguito social che cresce di giorno in giorno (oltre sette milioni di follower su Instagram).

«Ho sempre creduto nella filosofia del carpe diem», commenta lei. «Sono cresciuta con Tokyo, e non ho paura di restare ingabbiata nel personaggio. Forse perché mi è già successo. Prima de La casa di carta, in Spagna ero identificata come l’attrice dall’allure borghese, un po’ fighetta. Mi proponevano solo ruoli di quel tipo, perciò per un anno ho smesso di lavorare. Finché non  è arrivato il provino per Tokyo. Ho pensato: non mi prenderanno mai. E invece…».

Forte e femminista

Úrsula ama provocare. Rubare è sbagliato? «Dipende a chi si ruba». Solo su una parola si accende: femminismo. «Intendiamoci: La casa di carta non è una serie femminista. C’è un sacco di testosterone. Ma ha imposto personaggi femminili che non stanno più all’ombra dei maschi: hanno storie da raccontare, lottano per i propri principi, scelgono il proprio destino. Noi mostriamo le donne come sono nella realtà, è il mondo che deve adeguarsi.

I maschi della troupe, mentre giravamo la terza stagione, borbottavano: anche stavolta è colpa di Tokyo. Mi sono arrabbiata: no! Tokyo, semplicemente, è una donna che ha tutto il diritto di decidere da sola la sua vita». Tokyo ha deciso anche la vita di Úrsula? «M’ha insegnato la forza, che non credevo di avere. Ho sempre pensato che la forza stesse nel fisico, e io sono magra, minuta. Con Tokyo ho capito che va cercata altrove. E ora sì: mi sento più forte».

Di Mattia Carzaniga

(foto Getty Images)